Una mia recensione: Tim Buckley

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digitoergosum
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Una mia recensione: Tim Buckley

#1 Messaggio da digitoergosum » sabato 21 maggio 2011, 0:04

Propongo una mia recensione del'album che segue, pubblicato su "Distorsioni Musicali" e su "Vallesabbianews".
Buoni ascolti.
Marcello
Vorrei condividere insieme a voi le emozioni che mi avvolgono all’ascolto del concerto tenuto al London’s Queen Elizabeth Hall il 10 luglio 1968 da uno dei cantautori che più mi coinvolgono: Tim Buckley.


Il titolo, difficile da trovare in negozio ma facilmente reperibile su e-bay, da venditori internazionali, è “Dream Letter – Live in London 1968”.
Un doppio CD edito dalla etichetta Retro (uscito originariamente nel 1990 per Rhino e Manifesto Records) che offre il raro dono di catturare l’ascoltatore e di tenerlo schiavo d’amore per la musica per circa due ore.
Tim Buckley è all’apice del suo successo quando calca le scene del teatro londinese: le sue canzoni venivano continuamente messe in onda nelle radio americane ed il suo recente album "Goodbye and Hello", che introduceva una nuova e sottesa influenza jazzy, aveva definitivamente conquistato pubblico e critica.

E’ in quel contesto che Tim propone lo spettacolo "Dream Letter", un live di rara bellezza, principalmente incentrato sulla interpretazione ed arte del cantautore che, appena ventunenne, già giganteggia sul palco, pur senza alzare mai i toni, se non quelli della sua evocativa voce.
La line-up che lo segue nell’opera è assolutamente di prima categoria, ma anche assolutamente asservita allo scopo e devota all’autore, che mai viene scavalcato e che mai si permette un virtuosismo fine a se stesso.

Lee Underwood alla chitarra, David Friedman al vibrafono, Danny Thompson, già noto coi Pentangle, al contrabbasso mettono a disposizione strumenti di contorno che vogliono solo dare un tocco di raffinatezza e sensibilità jazzy a un tessuto armonico prevalentemente folk e ad una interpretazione che pesca nell’animo gli elementi dell’amore, della compassione e dell’umanità.

Ed è tra lievi tocchi di vibrafono, garbate pizzicate basse e deliziose trame di corde acustiche che Tim a volte sussurra nenie ed a volte fronteggia, con urla modulate, una malinconia che, prima che pervadere l’ascoltatore, coinvolge lui, per scelta e storia, o forse per natura, condannato alla tristezza.
Il concerto regala interpretazioni rielaborate di brani già usciti nei suoi primi album, "Goodbye and Hello" e "Happy Sad", ed anticipa alcune canzoni che usciranno negli albums successivi "Blue Afternoon" e "Sefronia".

Difficile scegliere tra i brani, tutti assolutamente evocativi e magistralmente eseguiti.
Potrei citare la rilettura in chiave folk della splendida song delle Supremes You Keep Me Hanging On, che è introdotta dalla splendida Pleasant Street che intercala soffi e potenza vocali tipici del cantato del nostro songwriter.
Potrei accennare all’eleganza di Dolphins (Fred Neil), che anticipa una nuova tendenza jazzy dell’autore che troverà poi piena espressione in albums quali "Sefronia" e "Lorca".

Scelgo invece, arbitrariamente, il secondo ed il terzo brano del secondo CD, una reinterpretazione di Carnival Song/Hi Lily, Hi lo, assolutamente differente da quella pubblicata su “Goodbye and Hello” che, accarezzata dalle dodici corde, predispone l’uomo alla pace ed all’abbandono onirico, e una Hallucinations punteggiata magistralmente dal vibrafono di David Friedman e dalla drammaticità dell’autore.
I momenti ispirati e delicatissimi in cui ci si emoziona e che si trovano su questo doppio CD non possono che incantare chi dedica alla buona musica un attento e grato ascolto.
Fate un pieno di emozioni e regalatevi un inizio d’anno all’insegna della poesia cantata di Tim Buckley.
Marcello Rizza

Carnival Song/Hi Lily, Hi lo http://www.youtube.com/watch?v=WHNw46KQUFY
Hallucinations http://www.youtube.com/watch?v=EaRjYN_P ... re=related
Dolphins http://www.youtube.com/watch?v=oMLD9S0sczg
Pleasant Street/You Keep Me Hanging On Http://www.youtube.com/watch?v=ASq7c8hk4lQ

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