Una recensione a 4 mani: Bam Caruso

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digitoergosum
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Una recensione a 4 mani: Bam Caruso

#1 Messaggio da digitoergosum » martedì 24 maggio 2011, 0:20

Col mio amico Giandomenico abbiamo scritto questo articolo che dovrebbe essere pubblicato sul prossimo numero di Misty Lane in inglese.
Buoni ascolti!
Marcello

BAM CARUSO

In ogni campo dello scibile umano esistono personaggi che, per passione o per mestiere, vengono considerati maestri indiscussi. Esiste un mondo musicale sixties alternativo, dove un carissimo personaggio assurge a tale considerazione e levatura: Phil Smee. Questo Signore, ricercatore di memorabilia e di piccole grandi gemme prevalentemente del rock britannico sixties, negli anni ’80 si è messa una tuta blu da lavoro, è sceso nelle cantine buie delle case discografiche inglesi ed europee e ne è ritornato sporco di polvere ma con in mano tanti piccoli grandi tesori musicali. Con una raccolta principalmente incentrata su materiale psichedelico e popsike, senza disdegnare il panorama freak, garage e folk, ha realizzato in vinile, con la attenta e purtroppo estinta Bam Caruso, un enciclopedico progetto denominato “Rubble” che si è sviluppato in 17 volumi, successivamente portati a 20. Una serie antologica, la nostra, che pur non essendo stata la prima, ha avuto sicuramente il pregio di essere stata senza alcun dubbio l’opera più esauriente e dettagliata, sino a quel momento, realizzata in ambito musicale sixties britannico. Prima di quest’opera erano state edite altre due serie storiche quali “Chocolate Soup for Diabetics” e “Perfumed Garden” che, con un ottimo risultato, già avevano scovato, nel sottofondo della psichedelica british, alcune “pepite” nascoste o sconosciute. Tanti gruppi e artisti, allora persisi e che parevano destinati all’oblio, oggi, anche grazie ad opere come queste, vengono rievocate, riscoperte, apprezzate anche più di quanto lo siano state a suo tempo. La Bam Caruso fu fondata nel 1983 a St. Alban, nella periferia di Londra, come ampliamento della Waldo Records, già operante quest’ultima nel 1972 agli albori del punk, da un manipolo di pazzi ricercatori appassionati di grafica e musica. Specializzata in ristampe di tante piccole gemme sixties, proponeva più progetti discografici antologici paralleli alla serie Rubble, come i sei volumi di “Circus Day”. Curava inoltre la riedizione di albums di gruppi quali i Nirvana (UK), i Koobas, i Monks, i July e ristampe di colonne sonore di telefilm di culto quali The Prisoner e Batman. Ma coi Rubble, la Bam Caruso diede i natali alla riscrittura della storia del rock. Fece una ricerca su pezzi meno conosciuti e più psichedelici di gruppi famosi (Pretty Thing, Wimple Winch…) che furono accostati ad altri brani oscuri di artisti per lo più ignoti. Il risultato fu una raccolta di indiscussa qualità artistica, equilibrata, godibilissima a dimostrazione che la scena musicale sixties era molto più vasta ed evoluta di quanto il marketing del periodo gli avesse riconosciuto. Una riscrittura della storia del rock, quindi, che focalizzava più la scena musicale in toto piuttosto che la celebrazione dei soliti, ancorché grandi, gruppi ed artisti e delle conosciute songs che compaiono, e comparivano già, in altre iniziative simili. Ma la genialità dell’etichetta fu di accostare alla musica un packaging originale e mai visto fino a quel momento. Quasi tutti i vinili contenevano, o in libretti a parte o nella copertina interna, moltissime informazioni sui gruppi, sulle canzoni e sulla discografia. Impressionante, per dovizia di note e per mole, fu il libretto accluso nel primo Rubble. La parte grafica delle copertine e degli interni, inoltre, introduceva novità quali immagini in stile vittoriano, raffigurazioni orrorifiche di stile ottocentesco, riproduzioni di immagini fiabesche a fianco a raffigurazioni collagistiche di locandine di concerti e di vinili originali. Non mancavano poi i rimandi alle classiche raffigurazioni del periodo sixties. Si era creato, insomma, un nuovo stile “Rubble”, così come anche esiste oggi lo stile “Nugget”. E la componente di mistero dove la mettiamo? In alcuni album compaiono, mai a casaccio, alcuni brani incastonati nel tessuto ordito da Phil Smee per quel specifico volume. Brani intriganti ma di cui non ci è dato conoscere l’autore, il titolo, le note. Facilmente individuabili dagli anglosassoni, è più difficile per altri trovare queste gemme rare…e via a cercare riferimenti e notizie su quelle songs. C’è da appassionarsi! Gli scaramantici poi daranno la loro prevedibile interpretazione ai volumi nr.13 e 17. Con il Rubble vol.13 la Bam Caruso iniziò la collaborazione con un’altra etichetta, la Demon Records, ma il sodalizio artistico terminò in malo modo subito dopo l’uscita del volume; infatti il disco venne edito solo nel 1989, con notevole ritardo e con una veste grafica e una qualità sonora inferiore ai precedenti, anche se le tracce presenti sono di qualità artistica elevata. Come non citare, ad esempio, la perla freakbeat “Just a Fear” degli Answer di Tony Hill, futuro chitarrista con i grandi High Tide negli anni ’70; o la popedelica “Gong With a Luminous Nose” dei mitici “Fleur De Lys”. Non è quindi lo spessore artistico dei brani a essere criticato, bensì è tutto l’insieme a risultare spento e finanche dissacrante rispetto ai volumi precedenti; manca lo spirito che aveva animato fino a quel momento la serie. Anche i volumi successivi risentirono del colpo. La qualità artisitca continuò a risultare alta ma cambiò lo stile grafico, stavolta utilizzando immagini e colori psichedelici e rinunciando alle sopra citate soluzioni di accostamento di elementi ottocenteschi e di fantasia. Il Rubble vol.17 decretava invece la fine dell’esperienza antologica rock, sebbene ci fosse ancora materiale per fare altri tre volumi usciti postumi grazie alla label Past & Present. Ma andiamo più a fondo nell’aspetto contenutistico. Certi progetti musicali ambiziosi e/o sperimentali dell’infervorato periodo ’60 non furono capiti, troppo avanti per l’ascolto medio trasmesso nelle radio e subito passati di moda quando un pubblico più smaliziato stava diventando competente e disposto ad accettare certe sonorità. Ma questo non deve far pensare che la raccolta Rubble sia esclusivamente dedicata a brani di difficile ascolto; tutt’altro! La propensione popsike di alcuni dei 17 volumi fa si che dalle vibrazioni del solco vinilico si sviluppino certe deliziose canzoni che, rese al pubblico da un cultore del rock, non si abbandonano a sciroppose litanie bensì a intelligenti e romantiche melodie. Prendo ad esempio la gradevolissima ballata dei MODE, Eastern Music, che riesce a rendere una fusione di espedienti melodici richiamanti panorami di praterie attraversate a cavallo e arie orientali. Certo non si potrà mai dire che i brani di questa opera siano banali, scontati, prevedibili. Chi cerca cose particolari, azzardate, non potrà non deliziarsi, per esempio, scoprendo la splendida Mother No-Head dei GROEP 1850 che, sviluppando il tema musicale popolare del San Martino Campanaro, in una nuova partitura dal narrato psichedelico e dal timbro vocale cavernoso accompagnato dai cori maschili e femminili che riecheggiano i Carmina Burana medievali e l’opera sacra, ne restituisce una credibile e originale Dies Irae in chiave rock! Non sono i soli ad aver avuto l’idea di una fusion tra Dies Irae e rock, a partire dai nostri FORMULA 3 fino a episodi meno noti quale quello del gruppo tedesco GOLGATHA nel 1972. E vogliamo parlare del panorama eighties legato all’esperienza psichedelica ‘60 celebrato nel doppione Rubble 9 (esistono due Rubble 9!)? Come si fa a non amare Slow Motion degli ATTRACTIONS…si…quelli che hanno accompagnato per anni Elvis Costello! E l’elettrico menestrello PAUL ROLAND con la sua cantilenante Mad Elaine?
La Bam Caruso non c’è più. Ha chiuso i battenti da molti anni. Phil Smee continua a far bene il suo lavoro di grafico con varie etichette. Assieme a David Wells della “Tenth Planet”, altra fondamentale label per la riscoperta di oscure delizie british ’60, ha curato la raccolta in 4 volumi “The electric lemonade acid test” regalandoci altre chicche del panorama sixties, come l’ispirata e teatrale “Billy The Monster” dei THE DEVIANT o Lady Mary dei THE SALLYANGIE, il primo gruppo formato da Mike e Sally Oldfield. Oggi la label Past & Present ristampa tutti i volumi Rubble. Finiranno presto anche queste ristampe…e molti si morderanno le dita per non averle prese in tempo. Affrettatevi!

Marcello e Giandomenico

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