Il segreto dell'impianto per Pavarotti
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Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Ieri pomeriggio ho cambiato l'immagine in alto al mio profilo FB sostituendola con una foto in bianco e nero del 1989: questa qui sotto.
Poco dopo ho notato un numero di "like" ed alcuni commenti in cui mi si chiedevano notizie su quell'impianto.
E' un segreto che ho mantenuto da allora, ma che forse è venuto il momento di svelare, visti gli anni passati.
Era l'impianto che avevo progettato per il Tour di Luciano Pavarotti, per il quale io ed il committente dell'impianto avevamo effettuato persino i sopralluoghi a Copehagen, Goteborg ed Helsinki, per studiare i punti di sospensione.
La storia di questo impianto, che aveva una caratteristica specialissima (che lo avrebbe portato ad essere il migliore mai esistito, come vedrete nei prossimi post), data a qualche anno addietro, vale a dire quando realizzai i due Studi di Registrazione della Easy Records, in via Nomentana 1111 a Roma. Ricordo che completammo l'opera nei giorni successivi all'esplosione a Chernobyl. Come ho più volte raccontato, un dirigente della Decca ascoltò una loro incisione sia in uno di questi Studi, con i miei monitor, sia negli Studi della stessa Decca, a Londra. E la differenza era assolutamente schiacciante, in mio favore. Il dirigente ne parlò con i fonici inglesi di Pavarotti, i quali erano al momento assai insoddisfatti della resa dei sistemi Meyer MSL-3 che avevano inizialmente impiegato. Fui quindi presentato loro e ne nacquero delle discussioni interessantissime, visto che -a quanto pare- all'epoca ero uno dei rarissimi tecnici che avevano individuato i problemi dei sistemi "compatti", vale a dire degli impianti in cui venivano impiegati diffusori tutti identici, appesi in grappoli, e quindi con bassi/medi/alti collocati nello stesso cabinet. Ve lo ricordo: questi diffusori producono immonde cancellazione e lobi di irradiazione spuri, per via dell'eccessiva distanza tra i centri di emissione in gamma media ed alta.
La soluzione che proposi ve la racconto nel prossimo post.
Segue
F.C.
Poco dopo ho notato un numero di "like" ed alcuni commenti in cui mi si chiedevano notizie su quell'impianto.
E' un segreto che ho mantenuto da allora, ma che forse è venuto il momento di svelare, visti gli anni passati.
Era l'impianto che avevo progettato per il Tour di Luciano Pavarotti, per il quale io ed il committente dell'impianto avevamo effettuato persino i sopralluoghi a Copehagen, Goteborg ed Helsinki, per studiare i punti di sospensione.
La storia di questo impianto, che aveva una caratteristica specialissima (che lo avrebbe portato ad essere il migliore mai esistito, come vedrete nei prossimi post), data a qualche anno addietro, vale a dire quando realizzai i due Studi di Registrazione della Easy Records, in via Nomentana 1111 a Roma. Ricordo che completammo l'opera nei giorni successivi all'esplosione a Chernobyl. Come ho più volte raccontato, un dirigente della Decca ascoltò una loro incisione sia in uno di questi Studi, con i miei monitor, sia negli Studi della stessa Decca, a Londra. E la differenza era assolutamente schiacciante, in mio favore. Il dirigente ne parlò con i fonici inglesi di Pavarotti, i quali erano al momento assai insoddisfatti della resa dei sistemi Meyer MSL-3 che avevano inizialmente impiegato. Fui quindi presentato loro e ne nacquero delle discussioni interessantissime, visto che -a quanto pare- all'epoca ero uno dei rarissimi tecnici che avevano individuato i problemi dei sistemi "compatti", vale a dire degli impianti in cui venivano impiegati diffusori tutti identici, appesi in grappoli, e quindi con bassi/medi/alti collocati nello stesso cabinet. Ve lo ricordo: questi diffusori producono immonde cancellazione e lobi di irradiazione spuri, per via dell'eccessiva distanza tra i centri di emissione in gamma media ed alta.
La soluzione che proposi ve la racconto nel prossimo post.
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Io la soluzione al problema delle interazioni di fase la conoscevo già da quasi dieci anni, e l'avevo anche applicata nel mio progetto di impianto da concerto per la H.Q. (Horn Quake) di Roma, di cui fui socio. Occorreva impiegare diffusori direttivi per ogni via, puntandoli in modo che ciascuno coprisse un settore di pubblico diverso, per cui le uniche interferenze possibili erano quelle al confine tra due settori (ma il danno poteva essere minimo, se le sorgenti erano affiancate e quindi poste a distanza simile o proprio identica...). Ecco qui sotto la foto dell'efficientissimo impianto H.Q., che in media superava i 110 dB/1W/1m e copriva un intero palasport da quindicimila posti con meno di 30 mila Watt di amplificazione, sfiorando i 125 dB di Picco Lineare a 45 metri dai diffusori.
Questo tipo di impianto era però inutilizzabile nel caso del Tour di Pavarotti, perché mal si prestava ad essere sospeso... per non parlare di come puntarlo, una volta appeso...
Il caso vuole che in quel periodo io stessi lavorando ad un altro Studio di Registrazione, situato al 13°km dell'Aurelia, qui a Roma. Parlando con il proprietario gli prospettai la possibilità di acquisire il tour europeo di Pavarotti e lui si entusiasmò (anche perché si parlava di circa 120 milioni di lire di noleggio, a data).
Detto e fatto, decidemmo di partire con il progetto, per il quale il mio anticipo consistette nel Techron TEF-12, che io come professionista avrei avuto enormi problemi ad importare visto che era considerata tecnologia di interesse militare e quindi soggetta al controllo dei destinatari.
La configurazione del nuovo impianto sarebbe stata completamente rivoluzionaria, come leggerete nel prossimo post.
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F.C.
Questo tipo di impianto era però inutilizzabile nel caso del Tour di Pavarotti, perché mal si prestava ad essere sospeso... per non parlare di come puntarlo, una volta appeso...
Il caso vuole che in quel periodo io stessi lavorando ad un altro Studio di Registrazione, situato al 13°km dell'Aurelia, qui a Roma. Parlando con il proprietario gli prospettai la possibilità di acquisire il tour europeo di Pavarotti e lui si entusiasmò (anche perché si parlava di circa 120 milioni di lire di noleggio, a data).
Detto e fatto, decidemmo di partire con il progetto, per il quale il mio anticipo consistette nel Techron TEF-12, che io come professionista avrei avuto enormi problemi ad importare visto che era considerata tecnologia di interesse militare e quindi soggetta al controllo dei destinatari.
La configurazione del nuovo impianto sarebbe stata completamente rivoluzionaria, come leggerete nel prossimo post.
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Prima di spiegare in dettaglio, vi invito a fare una piccola riflessione.
Voi appassionati sapete bene quanta disistima godano i tecnici dell'Audio Pro in ambito HiFi, e soprattutto nell'High-End.
Ebbene, la configurazione di questo impianto -lo scoprirete tra poco- supera quella di qualsiasi sistema "Top", dagli Infinity alle varie Avantgarde, Cessaro, Living Voice. Per l'occasione vi sfido a cercare un possibile antagonista per la (mai proposta) versione domestica.
Ma arriviamo alla configurazione: l'impianto per il Tour europeo di Pavarotti doveva essere un 23 vie (sì... ventitré...), con tagli in massima parte attivi, da sospendere grazie ad una intelaiatura di acciaio nascosta all'interno dei cabinet.
I trasduttori erano dei JBL-2204 per i bassi; JBL 2123 per la gamma media e JBL 2402 per la gamma alta.
Ora fate bene attenzione: 23 vie significa che ciascuna via ha una banda di poco più di un terzo di ottava.
Se ci pensate, questo praticamente elimina la possibilità che si formi distorsione di intermodulazione, visto che i prodotti della modulazione cadrebbero ben lontani dalla frequenza di centro-banda, essendo facilmente filtrati, sia elettronicamente che acusticamente.
Ora però sedetevi bene, perché parliamo di distorsione armonica, ipotizzando che il nostro filtro abbia appunto una banda di un terzo di ottava ed una forte pendenza di attenuazione fuori banda. Diciamo che lo accordiamo a 150 Hz, solo come esempio scalabile per qualsiasi altra frequenza.
Ebbene, la distorsione di seconda armonica produrrà il suo massimo a 300 Hz, con prodotti situati anche loro per un terzo di ottava attorno. ma questa frequenza è già fuori banda, per cui verrà filtrata ed attenuata, anche moltissimo. Figuratevi quel che accadrà con le armoniche superiori, dalla terza armonica in sù... praticamente eliminate anche nel caso in cui l'ampli squadri, vale a dire clippi...
Avete capito bene: un impianto invulnerabile da qualsiasi distorsione... a qualsiasi livello...!!!
Per ottenere questo risultato occorrono alcune precauzioni, di cui parleremo nel prossimo post.
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F.C.
Voi appassionati sapete bene quanta disistima godano i tecnici dell'Audio Pro in ambito HiFi, e soprattutto nell'High-End.
Ebbene, la configurazione di questo impianto -lo scoprirete tra poco- supera quella di qualsiasi sistema "Top", dagli Infinity alle varie Avantgarde, Cessaro, Living Voice. Per l'occasione vi sfido a cercare un possibile antagonista per la (mai proposta) versione domestica.
Ma arriviamo alla configurazione: l'impianto per il Tour europeo di Pavarotti doveva essere un 23 vie (sì... ventitré...), con tagli in massima parte attivi, da sospendere grazie ad una intelaiatura di acciaio nascosta all'interno dei cabinet.
I trasduttori erano dei JBL-2204 per i bassi; JBL 2123 per la gamma media e JBL 2402 per la gamma alta.
Ora fate bene attenzione: 23 vie significa che ciascuna via ha una banda di poco più di un terzo di ottava.
Se ci pensate, questo praticamente elimina la possibilità che si formi distorsione di intermodulazione, visto che i prodotti della modulazione cadrebbero ben lontani dalla frequenza di centro-banda, essendo facilmente filtrati, sia elettronicamente che acusticamente.
Ora però sedetevi bene, perché parliamo di distorsione armonica, ipotizzando che il nostro filtro abbia appunto una banda di un terzo di ottava ed una forte pendenza di attenuazione fuori banda. Diciamo che lo accordiamo a 150 Hz, solo come esempio scalabile per qualsiasi altra frequenza.
Ebbene, la distorsione di seconda armonica produrrà il suo massimo a 300 Hz, con prodotti situati anche loro per un terzo di ottava attorno. ma questa frequenza è già fuori banda, per cui verrà filtrata ed attenuata, anche moltissimo. Figuratevi quel che accadrà con le armoniche superiori, dalla terza armonica in sù... praticamente eliminate anche nel caso in cui l'ampli squadri, vale a dire clippi...
Avete capito bene: un impianto invulnerabile da qualsiasi distorsione... a qualsiasi livello...!!!
Per ottenere questo risultato occorrono alcune precauzioni, di cui parleremo nel prossimo post.
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Partiamo dalle uscite del mixer (che poteva essere impiegato anche missando passivamente i submaster): per ogni rack di amplificatori c'era una scheda di crossover elettronico con ingresso bilanciato e flottante, realizzato con un trasformatore con nucleo di ferrite ad olla (totalmente schermato ed in grado di sopportare tensioni molto più alte di quelle dei soliti trasformatorini di ingresso per bilanciatori...).
Il crossover elettronici era ad integrati, ma in configurazione Biquad, nota per la sua stabilità e facilità di regolazione.
Incredibile il filtraggio e la stabilizzazione delle alimentazioni, effettuato con resistenze e zener (e condensatori) per ciascun integrato indipendentemente.
Anche l'alimentazione dei finali di potenza era sofisticatissima, in quanto quella originale era sostituita da una serie di trasformatori esafase da diecimila Watt ciascuno, con secondari schermati e diodi montati su alette. Lo spianamento della Continua era talmente elevato da non richiedere alcun condensatore (ma in pratica avremmo mantenuto quelli originali, dei finali BGW 750D). Ricordo che il costruttore dei sei o otto trasformatori esafase mi fece i complimenti per la perfetta corrispondenza tra i dati di progetto e quelli misurati: mi conosceva fin da ragazzino e mi aveva insegnato lui le prime nozioni sui trasformatori, ma una cosa di quel genere non se la aspettava proprio. (Merito del manuale del M.I.T. sulla progettazione dei trasformatori per i satelliti...).
Quanto al filtraggio a valle dei finali (e poi a valle dei trasduttori delle vie basse e medie), io ebbi l'accortezza di non proporlo immediatamente, per non gravare i pochi (due-tre...) tecnici messi a disposizione dal committente di troppe incombenze... e feci bene...
Purtroppo -infatti- il committente se la "prese comoda" al punto che ricevette i disegni dei diffusori a metà aprile, ma le scocche uscirono dalla falegnameria solo a settembre. E così, egualmente, per le schede dei crossover, realizzate artigianalmente anche se a farle montare da qualche aziendina specializzata della "Tiburtina-valley" sarebbe costato due spicci in più.
Arrivammo dunque al luglio, vale a dire al termine ultimo previsto per i collaudi, senza avere l'impianto funzionante nemmeno nella configurazione di base. Ed i fonici inglesi ci tolsero il saluto.
Con il senno di poi, feci bene a non divulgare la parte più segreta del progetto, della quale parleremo nel prossimo post, per la prima volta in assoluto...
Da allora sono passati 35 anni e nessuno al mondo ha ancora presentato un impianto simile, sia in ambito Audio Pro che in High-End... (!!!)
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F.C.
Il crossover elettronici era ad integrati, ma in configurazione Biquad, nota per la sua stabilità e facilità di regolazione.
Incredibile il filtraggio e la stabilizzazione delle alimentazioni, effettuato con resistenze e zener (e condensatori) per ciascun integrato indipendentemente.
Anche l'alimentazione dei finali di potenza era sofisticatissima, in quanto quella originale era sostituita da una serie di trasformatori esafase da diecimila Watt ciascuno, con secondari schermati e diodi montati su alette. Lo spianamento della Continua era talmente elevato da non richiedere alcun condensatore (ma in pratica avremmo mantenuto quelli originali, dei finali BGW 750D). Ricordo che il costruttore dei sei o otto trasformatori esafase mi fece i complimenti per la perfetta corrispondenza tra i dati di progetto e quelli misurati: mi conosceva fin da ragazzino e mi aveva insegnato lui le prime nozioni sui trasformatori, ma una cosa di quel genere non se la aspettava proprio. (Merito del manuale del M.I.T. sulla progettazione dei trasformatori per i satelliti...).
Quanto al filtraggio a valle dei finali (e poi a valle dei trasduttori delle vie basse e medie), io ebbi l'accortezza di non proporlo immediatamente, per non gravare i pochi (due-tre...) tecnici messi a disposizione dal committente di troppe incombenze... e feci bene...
Purtroppo -infatti- il committente se la "prese comoda" al punto che ricevette i disegni dei diffusori a metà aprile, ma le scocche uscirono dalla falegnameria solo a settembre. E così, egualmente, per le schede dei crossover, realizzate artigianalmente anche se a farle montare da qualche aziendina specializzata della "Tiburtina-valley" sarebbe costato due spicci in più.
Arrivammo dunque al luglio, vale a dire al termine ultimo previsto per i collaudi, senza avere l'impianto funzionante nemmeno nella configurazione di base. Ed i fonici inglesi ci tolsero il saluto.
Con il senno di poi, feci bene a non divulgare la parte più segreta del progetto, della quale parleremo nel prossimo post, per la prima volta in assoluto...
Da allora sono passati 35 anni e nessuno al mondo ha ancora presentato un impianto simile, sia in ambito Audio Pro che in High-End... (!!!)
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Ed ecco il duplice segreto.
Per filtrare la distorsione prodotta da un ampli si può ricorrere a dei semplici filtri passivi, come io stesso ho fatto nel caso di un mio impianto per la più grande discoteca che io abbia sonorizzato: il New Carrubo di Agropoli. Ricordo bene che l'effetto all'ascolto fu assolutamente impressionante.
Ma la realizzazione di filtri passivi di grande tensione e potenza di lavoro -per la bellezza di 23 vie- avrebbe avuto un costo improponibile, anche tenendo conto delle elevatissime tariffe di noleggio previste per quell'impianto. Immaginatevi induttanze con lamierini di trasformatore, grandi come un T.U. di un grosso valvolare, con condensatori al polipropilene da centinaia di Volt di lavoro... Un incubo anche la complessità degli schemi.
Per le vie alte, affidate ai tweeters JBL-2402 c'era poco altro da fare, ma a queste frequenze non ci sarebbe stato problema ad impiegare bobine in aria e condensatori di valore relativamente piccolo, per cui facilmente reperibili anche di alto voltaggio.
Per le vie medie e basse avevo previsto una soluzione incredibile per l'epoca: il filtraggio acustico.
Quando sopra ho scritto "duplice segreto" mi riferivo proprio a questo, vale a dire al fatto che il filtraggio acustico avrebbe conseguito DUE VANTAGGI, il primo dei quali era appunto l'eliminazione delle distorsioni armoniche prodotte sia dagli ampli che dai trasduttori. IL SECONDO VANTAGGIO consisteva in un ENORME AUMENTO DELL'EFFICIENZA, come dimostra la simulazione qui sotto.
Le curve nella metà superiore mostrano la risposte e l'efficienza di un singolo mid-basso JBL-2123. In rosso potete vedere la risposta del cono in radiazione diretta. Le tre curve blu mostrano l'enorme aumento di efficienza che si ottiene aggiungendo una cavità anteriore accordata. Notate che per una banda di un terzo di ottava si guadagnano anche dieci deciBel di efficienza, raggiungendo quella di un sistema a tromba. Naturalmente nulla avrebbe vietato di accrescere le pendenze aggiungendo elementi passivi tra ampli e trasduttori, mantenendo però intatta l'efficienza.
Le curve nella metà inferiore mostrano l'escursione con 250 watt continui: notate che rientrano sempre e bene entro i limiti del JBL-2123 (2,5 mm.) nonostante la cavità aggiunta abbia letteralmente moltiplicato l'efficienza. Non solo, ma intorno alla risonanza si verifica un minimo di escursione, vale a dire un minimo di distorsione...
Vi lascio a riflettere sul possibile valore che avrebbe un impianto Hi-End così configurato, che peraltro potrebbe anche essere efficientissimo e compatto, visto che non deve servire ad amplificare stadi e palasport. Immaginatevi la dinamica...
Chiudo con la dedica. Questo thread lo dedico a quelli che mi invitano sempre a non criticare le realizzazioni altrui. Mi consentano di considerare monnezza quelle configurazioni che ancora oggi, nel terzo millennio, accroccano vecchiumi ormai secolari, come le trombe a cornucopia (che sono la perfetta antitesi a questo impianti, in termini soprattutto di distorsione).
Saluti
F.C.
Per filtrare la distorsione prodotta da un ampli si può ricorrere a dei semplici filtri passivi, come io stesso ho fatto nel caso di un mio impianto per la più grande discoteca che io abbia sonorizzato: il New Carrubo di Agropoli. Ricordo bene che l'effetto all'ascolto fu assolutamente impressionante.
Ma la realizzazione di filtri passivi di grande tensione e potenza di lavoro -per la bellezza di 23 vie- avrebbe avuto un costo improponibile, anche tenendo conto delle elevatissime tariffe di noleggio previste per quell'impianto. Immaginatevi induttanze con lamierini di trasformatore, grandi come un T.U. di un grosso valvolare, con condensatori al polipropilene da centinaia di Volt di lavoro... Un incubo anche la complessità degli schemi.
Per le vie alte, affidate ai tweeters JBL-2402 c'era poco altro da fare, ma a queste frequenze non ci sarebbe stato problema ad impiegare bobine in aria e condensatori di valore relativamente piccolo, per cui facilmente reperibili anche di alto voltaggio.
Per le vie medie e basse avevo previsto una soluzione incredibile per l'epoca: il filtraggio acustico.
Quando sopra ho scritto "duplice segreto" mi riferivo proprio a questo, vale a dire al fatto che il filtraggio acustico avrebbe conseguito DUE VANTAGGI, il primo dei quali era appunto l'eliminazione delle distorsioni armoniche prodotte sia dagli ampli che dai trasduttori. IL SECONDO VANTAGGIO consisteva in un ENORME AUMENTO DELL'EFFICIENZA, come dimostra la simulazione qui sotto.
Le curve nella metà superiore mostrano la risposte e l'efficienza di un singolo mid-basso JBL-2123. In rosso potete vedere la risposta del cono in radiazione diretta. Le tre curve blu mostrano l'enorme aumento di efficienza che si ottiene aggiungendo una cavità anteriore accordata. Notate che per una banda di un terzo di ottava si guadagnano anche dieci deciBel di efficienza, raggiungendo quella di un sistema a tromba. Naturalmente nulla avrebbe vietato di accrescere le pendenze aggiungendo elementi passivi tra ampli e trasduttori, mantenendo però intatta l'efficienza.
Le curve nella metà inferiore mostrano l'escursione con 250 watt continui: notate che rientrano sempre e bene entro i limiti del JBL-2123 (2,5 mm.) nonostante la cavità aggiunta abbia letteralmente moltiplicato l'efficienza. Non solo, ma intorno alla risonanza si verifica un minimo di escursione, vale a dire un minimo di distorsione...
Vi lascio a riflettere sul possibile valore che avrebbe un impianto Hi-End così configurato, che peraltro potrebbe anche essere efficientissimo e compatto, visto che non deve servire ad amplificare stadi e palasport. Immaginatevi la dinamica...
Chiudo con la dedica. Questo thread lo dedico a quelli che mi invitano sempre a non criticare le realizzazioni altrui. Mi consentano di considerare monnezza quelle configurazioni che ancora oggi, nel terzo millennio, accroccano vecchiumi ormai secolari, come le trombe a cornucopia (che sono la perfetta antitesi a questo impianti, in termini soprattutto di distorsione).
Saluti
F.C.
Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
ciao Fabrizio, molto interessante! la distanza fra i centri d'emissione creava problemi?
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Poco o nulla, per via della pendenza altissima dei filtri per le frequenze più alte.
In gamma media e bassa i trasduttori delle diverse vie erano vicinissimi.
Saluti
F.C.
Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Iniziamo con le stupidaggini....
23 vie con filtri attivi: cosa non si fa per risparmiare un eq grafico!
Già mi pareva fantascienza quel gruppo di
medio-alti della IRS di stereoplayana memoria!
Ma poi, ritardi a parte, l'impianto è andato in tour?
Luca
23 vie con filtri attivi: cosa non si fa per risparmiare un eq grafico!
Già mi pareva fantascienza quel gruppo di
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Ma poi, ritardi a parte, l'impianto è andato in tour?
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Re: Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Mannaggia!