Clavicembalo elettrico ovvero...
Inviato: lunedì 13 febbraio 2023, 18:46
Clavicembalo elettrico ovvero l'amplificazione quando non te la aspetti.
Il 20 gennaio (post sempre tempestivi...) entro in sala all'auditorium di Milano, in programma un concerto per clavicembalo - Francis Poulenc, Concert champêtre per clavicembalo e orchestra; Jean Rondeau al clavicembalo - e la Patetica di Čajkovskij.
Un concerto per clavicembalo scritto verso la fine degli anni 20 del novecento é un'opera insolita, ma rimango sorpreso vedendo:
.. ..
due microfoni sul clavicembalo, registreranno? No, non fatevi ingannare dai microfoni che si intravedono sopra l'orchestra: sono sempre presenti, non so se per documentare le prove o se per effettuare registrazioni ad uso discografico. A togliere ogni dubbio, ecco cosa c'è ai lati del palco:
.. ..
un diffusore, nell'immancabile foggia di (mini)array e sub. Configurazione da mega stereo: il clavicembalo è ovviamente al centro del palco, le due casse sono all'estremità destra e sinistra del palco. La foto dello strumento è fatta dal mio posto, sono decisamente vicino e centrale.
Uno strumento amplificato? Sconcerto!
Inizia il concerto e mi tranquillizzo. E' vero che l'orchestra non nasconde il solista, ma il clavicembalo non è innaturalmente sonoro e sento il suono arrivare esattamente dallo strumento, nessun rumore o distorsione smaschera la presenza di un'amplificazione. Anche con il solo clavicembalo, nei bis, nessun problema. Ho quasi il dubbio che l'impianto sia spento, ma non avrebbe senso. Ho chiesto alla persone vicino a me se avessero avvertito il suono delle casse, ottenendo un no e un "quali casse?"
Purtroppo non avendo ascoltato da altri punti della sala o confrontato il suono con e senza il PA, posso solo dire che non ha minimamente disturbato, ma non posso fare affermazioni sulla qualità del medesimo. Certamente la mia posizione era favorevole: più indietro la quota di suono dalle casse sarebbe stata maggiore; sarei stato decisamente curioso di ascoltare da un posto laterale, mi aspetto che sia un'area critica ma magari l'amplificazione era lì proprio per loro. Resta che è la prima volta che ascolto un concerto con dei line array senza difetti evidenti. Forse perché non li sentivo suonare!
A parte le pippe da audiofilo, la presenza di un'amplificazione a un concerto di classica non è certo comune. I puristi storceranno il naso, sicuro. Però non si può negare che ampli le possibilità espressive a disposizione. L'autore di questo concerto avrà sicuramente avuto il suo bel daffare a far convivere il clavicembalo con un'orchestra moderna, forse sarebbe stato ben contento di poter rinforzare artificialmente lo strumento.
Prima di questo spettacolo l'unica mia esperienza di amplificazione e musica classica risaliva a quando da bambino avevo ascoltato Pollini suonare con accompagnamento di nastro magnetico musiche di Luigi Nono al Conservatorio di Milano. Sicuramente uno dei primissimi concerti, se non il primo in assoluto, a cui abbia assistito. Mi è rimasto impresso: a distanza di tanti anni posso dirvi con sicurezza che non fui in grado di mettere insieme due note, mi parevano messe a caso; che le casse mi affascinavano particolarmente per le trombe degli alti (dovessi scommetere ora direi delle Altec 19, la struttura era quella) e che il nastro aveva un sacco di fruscio. Però è un'altra storia rispetto allo strumento amplificato.
Luca
Il 20 gennaio (post sempre tempestivi...) entro in sala all'auditorium di Milano, in programma un concerto per clavicembalo - Francis Poulenc, Concert champêtre per clavicembalo e orchestra; Jean Rondeau al clavicembalo - e la Patetica di Čajkovskij.
Un concerto per clavicembalo scritto verso la fine degli anni 20 del novecento é un'opera insolita, ma rimango sorpreso vedendo:
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due microfoni sul clavicembalo, registreranno? No, non fatevi ingannare dai microfoni che si intravedono sopra l'orchestra: sono sempre presenti, non so se per documentare le prove o se per effettuare registrazioni ad uso discografico. A togliere ogni dubbio, ecco cosa c'è ai lati del palco:
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un diffusore, nell'immancabile foggia di (mini)array e sub. Configurazione da mega stereo: il clavicembalo è ovviamente al centro del palco, le due casse sono all'estremità destra e sinistra del palco. La foto dello strumento è fatta dal mio posto, sono decisamente vicino e centrale.
Uno strumento amplificato? Sconcerto!
Inizia il concerto e mi tranquillizzo. E' vero che l'orchestra non nasconde il solista, ma il clavicembalo non è innaturalmente sonoro e sento il suono arrivare esattamente dallo strumento, nessun rumore o distorsione smaschera la presenza di un'amplificazione. Anche con il solo clavicembalo, nei bis, nessun problema. Ho quasi il dubbio che l'impianto sia spento, ma non avrebbe senso. Ho chiesto alla persone vicino a me se avessero avvertito il suono delle casse, ottenendo un no e un "quali casse?"
Purtroppo non avendo ascoltato da altri punti della sala o confrontato il suono con e senza il PA, posso solo dire che non ha minimamente disturbato, ma non posso fare affermazioni sulla qualità del medesimo. Certamente la mia posizione era favorevole: più indietro la quota di suono dalle casse sarebbe stata maggiore; sarei stato decisamente curioso di ascoltare da un posto laterale, mi aspetto che sia un'area critica ma magari l'amplificazione era lì proprio per loro. Resta che è la prima volta che ascolto un concerto con dei line array senza difetti evidenti. Forse perché non li sentivo suonare!
A parte le pippe da audiofilo, la presenza di un'amplificazione a un concerto di classica non è certo comune. I puristi storceranno il naso, sicuro. Però non si può negare che ampli le possibilità espressive a disposizione. L'autore di questo concerto avrà sicuramente avuto il suo bel daffare a far convivere il clavicembalo con un'orchestra moderna, forse sarebbe stato ben contento di poter rinforzare artificialmente lo strumento.
Prima di questo spettacolo l'unica mia esperienza di amplificazione e musica classica risaliva a quando da bambino avevo ascoltato Pollini suonare con accompagnamento di nastro magnetico musiche di Luigi Nono al Conservatorio di Milano. Sicuramente uno dei primissimi concerti, se non il primo in assoluto, a cui abbia assistito. Mi è rimasto impresso: a distanza di tanti anni posso dirvi con sicurezza che non fui in grado di mettere insieme due note, mi parevano messe a caso; che le casse mi affascinavano particolarmente per le trombe degli alti (dovessi scommetere ora direi delle Altec 19, la struttura era quella) e che il nastro aveva un sacco di fruscio. Però è un'altra storia rispetto allo strumento amplificato.
Luca