Bravo...! (ma...)
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Bravo...! (ma...)
Vi consiglio di guardare fino in fondo questo bel filmato, di cui è protagonista Dario Candarella, che personalmente stimo assai.
https://www.youtube.com/watch?v=vW-kppoRPQ8
Durante la visione, fate attenzione ai suoi occhi ed al messaggio che trasmettono... (e che è diversissimo da quel che lui racconta)
Approfondiamo insieme, magari da domani...
Saluti
F.C.
https://www.youtube.com/watch?v=vW-kppoRPQ8
Durante la visione, fate attenzione ai suoi occhi ed al messaggio che trasmettono... (e che è diversissimo da quel che lui racconta)
Approfondiamo insieme, magari da domani...
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Re: Bravo...! (ma...)
Eccomi, con le prime riflessioni in proposito.
Partiamo col porci il quesito se quel che sta accadendo sia il frutto di un "progresso" irreversibile.
La mia personale opinione è che forse oggi lo è, ma in passato abbiamo avuto più di una occasione per evitare di arrivare al contesto odierno.
La questione in realtà è assai semplice: per cinque decenni almeno, la stampa del settore HiFi ha veicolato ai suoi lettori il FALSO messaggio che gli apparecchi avessero una loro "personalità sonora", mentre la cruda realtà è che quel che noi percepiamo all'ascolto dipende molto di più dall'interfacciamento con quello che c'è a monte o a valle, rispetto a quanto può incidere il singolo pre, ampli o diffusore, o qualsiasi altra elettronica.
Il motivo di questo malinteso creato ad arte era semplice: serviva a far credere agli appassionati che una maggiore spesa fosse indispensabile per ottenere determinati risultati... ed al contempo serviva a SUGGESTIONARE gli appassionati meno convinti delle loro sensazioni (in pratica oltre il 90%) che quel che loro ascoltavano (anzi: credevano di ascoltare...) era determinato da precise scelte progettuali.
Ora E' CHIARO che, se il "particolare suono" è una virtù intrinseca del particolare apparato, allora l'appassionato logicamente utilizzerà le competenze di recensori e negozianti, per individuare marca e modello dell'oggetto, che poi acquisterà sulla piazza più conveniente, incluso l'usato.
E' appunto questa logica ad aver messo in ginocchio i negozi, che solo raramente possono offrire quella clausola del poter rimandare indietro, che invece è al momento assai diffusa tra le piattaforme di e-commerce. Ma attenzione: queste piattaforme sono tutt'altro che entusiaste di ciò... e basterebbe che i negozianti ed i loro amici utilizzassero indiscriminatamente (per protesta) la logica del reso per dissuaderli una volta per tutte.
Ora invece immaginate cosa sarebbe accaduto se riviste e negozi avessero fatto sapere agli appassionati come stanno realmente le cose...
Allora l'appassionato si sarebbe trovato ad ascoltare il singolo impianto, ben ottimizzato nel negozio, sapendo di non avere (lui da solo) assolutamente nessuna possibilità di ottenere le stesse prestazioni, ANCHE ACQUISTANDO GLI STESSI APPARECCHI, semplicemente perché il negoziante aveva posto in essere accortezze tecniche aggiuntive e non divulgate.
Nei post che seguono spiegherò meglio il concetto, fornendo anche alcuni esempi.
Il mio non è un donchsciottesco tentativo di invertire il corso degli eventi: forse è semplicemente troppo tardi.
Segue
F.C.
Partiamo col porci il quesito se quel che sta accadendo sia il frutto di un "progresso" irreversibile.
La mia personale opinione è che forse oggi lo è, ma in passato abbiamo avuto più di una occasione per evitare di arrivare al contesto odierno.
La questione in realtà è assai semplice: per cinque decenni almeno, la stampa del settore HiFi ha veicolato ai suoi lettori il FALSO messaggio che gli apparecchi avessero una loro "personalità sonora", mentre la cruda realtà è che quel che noi percepiamo all'ascolto dipende molto di più dall'interfacciamento con quello che c'è a monte o a valle, rispetto a quanto può incidere il singolo pre, ampli o diffusore, o qualsiasi altra elettronica.
Il motivo di questo malinteso creato ad arte era semplice: serviva a far credere agli appassionati che una maggiore spesa fosse indispensabile per ottenere determinati risultati... ed al contempo serviva a SUGGESTIONARE gli appassionati meno convinti delle loro sensazioni (in pratica oltre il 90%) che quel che loro ascoltavano (anzi: credevano di ascoltare...) era determinato da precise scelte progettuali.
Ora E' CHIARO che, se il "particolare suono" è una virtù intrinseca del particolare apparato, allora l'appassionato logicamente utilizzerà le competenze di recensori e negozianti, per individuare marca e modello dell'oggetto, che poi acquisterà sulla piazza più conveniente, incluso l'usato.
E' appunto questa logica ad aver messo in ginocchio i negozi, che solo raramente possono offrire quella clausola del poter rimandare indietro, che invece è al momento assai diffusa tra le piattaforme di e-commerce. Ma attenzione: queste piattaforme sono tutt'altro che entusiaste di ciò... e basterebbe che i negozianti ed i loro amici utilizzassero indiscriminatamente (per protesta) la logica del reso per dissuaderli una volta per tutte.
Ora invece immaginate cosa sarebbe accaduto se riviste e negozi avessero fatto sapere agli appassionati come stanno realmente le cose...
Allora l'appassionato si sarebbe trovato ad ascoltare il singolo impianto, ben ottimizzato nel negozio, sapendo di non avere (lui da solo) assolutamente nessuna possibilità di ottenere le stesse prestazioni, ANCHE ACQUISTANDO GLI STESSI APPARECCHI, semplicemente perché il negoziante aveva posto in essere accortezze tecniche aggiuntive e non divulgate.
Nei post che seguono spiegherò meglio il concetto, fornendo anche alcuni esempi.
Il mio non è un donchsciottesco tentativo di invertire il corso degli eventi: forse è semplicemente troppo tardi.
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F.C.
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Re: Bravo...! (ma...)
Proviamo con un esempio semplice: quello di un ipotetico amplificatore a valvole Single Ended da 20-25 Watt.F.Calabrese ha scritto: ↑sabato 13 luglio 2024, 15:20...
La questione in realtà è assai semplice: per cinque decenni almeno, la stampa del settore HiFi ha veicolato ai suoi lettori il FALSO messaggio che gli apparecchi avessero una loro "personalità sonora", mentre la cruda realtà è che quel che noi percepiamo all'ascolto dipende molto di più dall'interfacciamento con quello che c'è a monte o a valle, rispetto a quanto può incidere il singolo pre, ampli o diffusore, o qualsiasi altra elettronica...
Ipotizziamo solo per escluderla, la possibilità di impiegarlo con diffusori di bassa efficienza (84-90 dB/1W/1m): magari suonerebbe bene, ma opererebbe costantemente in saturazione, comprimendo i picchi nel suo modo "musicale"... ma pur sempre di compressione staremmo parlando.
La seconda ipotesi è quella di impiegarlo con diffusori di elevata efficienza (dai 98 ai 106 dB/1W/1m): qui non è affatto detto che non raggiunga la sua potenza massima, ma accadrebbe che il tipo di distorsione che questi ampli emettono (armoniche di basso ordine, sia pari che dispari) attiverebbe l'effetto chiamato della "Fondamentale Mancante", per cui all'ascoltatore sembrerebbe di disporre di un diffusore la cui risposta in basso scenda ben più di quanto non risulti alle misure (o all'ascolto con altro tipo di finali). La contropartita sarebbe quella di ottenere una risposta "particolare" dal diffusore, visto che l'impedenza d'uscita di questi ampli è relativamente più alta di quella dei valvolari controreazionati o degli ampli a stato solido, che però sono gli ampli per i quali sono progettati il 99 per cento dei filtri di crossover passivi.
Una terza ipotesi, ottimale, sarebbe quella di impiegare il nostro ampli Single Ended con le sole vie alte (magari a tromba) di un diffusore efficientissimo, con un taglio a 2-300 Hz. Scomparirebbe la distorsione dovuta alla nonlinearità del circuito magnetico (che affligge questi ampli più di tutti gli altri) per cui il suono che ne uscirebbe sarebbe limpidissimo e naturale. Quanto alla parte bassa dello spettro -al di sotto del taglio- nessuno pretende risoluzioni estreme, tanto più che nessuno dei diffusori a radiazione diretta sarebbe in grado di farla apprezzare...
Ecco... abbiamo preso UNO STESSO AMPLI ed abbiamo ottenuto TRE DIVERSI TIPI DI SUONO...!
E questo è solo un primo esempio !!!...
Segue
F.C.
Re: Bravo...! (ma...)
Visto il filmato solo ora.
Il discorso sui vantaggi della vendita in negozio sarebbe corretto se l'hi-fi fosse un settore sano.
Purtroppo i produttori non hanno saputo mantenere vivo l'interesse della gente normale per l'ascolto con una buona qualità. Anche perché gli è venuto masochisticamente benissimo il gioco al ribasso di promuovere le soundbar, dockstation e amenità varie.
Così l'audio di alta gamma si è ridotto al tentativo di spremere al massimo gli impallinati.
Auguro tutto il bene possibile a quegli operatori che hanno cercato promuovere marchi e apparecchi di qualità e con un valore intrinseco adeguato al costo.
Però se il mercato è diventato quello che è, affollato da apparecchi criticabili sul piano tecnico, tollerante verso impianti dal suono per nulla hi-fi, infestato di bufale come i cavi dal prezzo folle o il supporto per ampli che costa come un ampli, è stato possibile anche grazie ai negozi che hanno pensato di giovarsi anch'essi di questo sistema bacato.
Ora l'utente consapevole potrebbe anche apprezzare il vantaggio di avere un negozio di riferimento grazie al quale poter fare scelte più consapevoli. È forse arriverebbe a fare lo sforzo di comperare da chi gli ha offerto questo, prezioso, servizio. Peccato che le persone assennate ormai sono state dissuase da tempo da frequentare l'audio high-end!
Spero che chi ha onestamente cercato di proporre impianti dal buon suono, dal rapporto costi - risultati favorevole, senza approfittare delle mode del momento per effettuare vendite controproducenti per l'acquirente, sia riuscito a mantenere una clientela affezionata e che riesca a cavarsela nonostante le vendite on line e il diritto di reso a ufo. Se il settore tentasse di rinnovarsi sarebbero operatori preziosi.
Chi ha pensato di campare grazie ai cambi di apparecchio ogni sei mesi, come dire campare grazie all'insoddisfazione dei propri clienti, un ossimoro, o agli stand dal costo pari a quello del diffusore, si è trovato mangiato da squali più scaltri di lui. Niente di strano.
Luca
Il discorso sui vantaggi della vendita in negozio sarebbe corretto se l'hi-fi fosse un settore sano.
Purtroppo i produttori non hanno saputo mantenere vivo l'interesse della gente normale per l'ascolto con una buona qualità. Anche perché gli è venuto masochisticamente benissimo il gioco al ribasso di promuovere le soundbar, dockstation e amenità varie.
Così l'audio di alta gamma si è ridotto al tentativo di spremere al massimo gli impallinati.
Auguro tutto il bene possibile a quegli operatori che hanno cercato promuovere marchi e apparecchi di qualità e con un valore intrinseco adeguato al costo.
Però se il mercato è diventato quello che è, affollato da apparecchi criticabili sul piano tecnico, tollerante verso impianti dal suono per nulla hi-fi, infestato di bufale come i cavi dal prezzo folle o il supporto per ampli che costa come un ampli, è stato possibile anche grazie ai negozi che hanno pensato di giovarsi anch'essi di questo sistema bacato.
Ora l'utente consapevole potrebbe anche apprezzare il vantaggio di avere un negozio di riferimento grazie al quale poter fare scelte più consapevoli. È forse arriverebbe a fare lo sforzo di comperare da chi gli ha offerto questo, prezioso, servizio. Peccato che le persone assennate ormai sono state dissuase da tempo da frequentare l'audio high-end!
Spero che chi ha onestamente cercato di proporre impianti dal buon suono, dal rapporto costi - risultati favorevole, senza approfittare delle mode del momento per effettuare vendite controproducenti per l'acquirente, sia riuscito a mantenere una clientela affezionata e che riesca a cavarsela nonostante le vendite on line e il diritto di reso a ufo. Se il settore tentasse di rinnovarsi sarebbero operatori preziosi.
Chi ha pensato di campare grazie ai cambi di apparecchio ogni sei mesi, come dire campare grazie all'insoddisfazione dei propri clienti, un ossimoro, o agli stand dal costo pari a quello del diffusore, si è trovato mangiato da squali più scaltri di lui. Niente di strano.
Luca
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Re: Bravo...! (ma...)
Quoto e sottoscrivo, ringraziando l'autore.
Grazie Luca.
Saluti
F.C.
Poscritto... in realtà esisterebbe un modo per salvare i negozi di HiFi: pochi... non tutti...
Ma non spetta a me divulgarlo (a mio danno).
Di nuovo saluti.
F.C.
Grazie Luca.
Saluti
F.C.
Poscritto... in realtà esisterebbe un modo per salvare i negozi di HiFi: pochi... non tutti...
Ma non spetta a me divulgarlo (a mio danno).
Di nuovo saluti.
F.C.
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Re: Bravo...! (ma...)
Ma chi me lo fa fare di andare in un negozio specializzato a comprare un ampli o un lettore CD? Dover girare mezza città per trovare, forse,quello che mi serve?
Navigo in internet. Acquisto in internet. Guardo alla mia convenienza, sic et simpliciter.
I negozi tradizionali e specializzati hanno problemi? Facciano lo sforzo di adeguarsi.
Navigo in internet. Acquisto in internet. Guardo alla mia convenienza, sic et simpliciter.
I negozi tradizionali e specializzati hanno problemi? Facciano lo sforzo di adeguarsi.
Per i principianti possiamo consigliarli, seguirli e indirizzarli verso qualcosa che per noi è, diciamo, adatto a loro.
Dedicato a chi cerca una soluzione semplice e flessibile. Dai un'occhiata.
Dedicato a chi cerca una soluzione semplice e flessibile. Dai un'occhiata.
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Re: Bravo...! (ma...)
Temo che per loro sia troppo tardi.marcorossi ha scritto: ↑martedì 16 luglio 2024, 9:20...
I negozi tradizionali e specializzati hanno problemi? Facciano lo sforzo di adeguarsi.
Fino a poco tempo fa, la loro forza era quella di avere un parterre di potenziali clienti, in forma di indirizzario.
Ma se quei clienti non visitano più il negozio (o se comunque acquistano su Internet), converrebbe loro di aprire un sito di e-commerce.
Non credo siano in tempo, però.
Saluti
F.C.
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Re: Bravo...! (ma...)
Ho l'impressione che in intenet siano più o meno tutti presenti. Con sito, con piattaforma di e-commerce, con canale youtube o con altro. Devono vendere e sono attrezzatissimi.
Poi saltano fuori con 'sti video. Non capisco perché perdano tempo a farli.
Poi saltano fuori con 'sti video. Non capisco perché perdano tempo a farli.
Per i principianti possiamo consigliarli, seguirli e indirizzarli verso qualcosa che per noi è, diciamo, adatto a loro.
Dedicato a chi cerca una soluzione semplice e flessibile. Dai un'occhiata.
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Re: Bravo...! (ma...)
Ciao Marcorossi,
sulla praticità e convenienza hai ragionissima. Però sempre acquisto al buio rimane.
Quindi bisogna capire per quanto sarà ancora sostenibile il "reso libero" e magari farsi due domande sulla destinazione degli apparecchi resi.
Io un acquisto appena impegnativo senza poter provare e vedere l'oggetto non lo faccio. Fisima mia, ma se chiudessero tutti i negozi e la politica dei resi cambiasse credo che sarebbero in molti a non fidarsi nel comperare. Quindi notevole contrazione del mercato.
I venditori on line possono essere diversissimi: si va dal negozio tradizionale, che acquista e fa magazzino, per il quale la vendita on line affianca e completa quella in negozio, ai siti che manco spostano la merce perché la spedizione verso l'utente la fa direttamente il produttore. Chiaramente i servizi resi e i costi sono ben diversi. Se il mercato si spostasse verso i negozi on line totalmente virtuali, che forniscono ai produttori un'attività meramente promozionale, i margini di guadagno sarebbero ridottissimi. I negozi tradizionali, con o senza servizio di vendita a domicilio, andrebbero completamente fuori mercato.
I video su youtube sono la versione attuale della pubblicità. Non identificano la tipologia di venditore. Al momento sembrerebbero a favore dei negozianti più portati verso questo tipo di comunicazione ma le piattaforme con più scambi potrebbero investirci non appena lo ritenessero opportuno.
Se poche piattaforme riuscissero a monopolizzare il mercato, allora potrebbero mantenere margini di guadagno elevati in virtù del loro potere di orientare il consumatore. Inizialmente a discapito dei produttori, poi anche dei consumatori per il contrarsi della possibilità di scelta. La stessa roba che la grande distribuzione ha determinato nel food. Auguri!
Evidentemente i negozi possono, forse, avere un futuro solo se offrono ben di più che singoli apparecchi. Per questo ho distinto tra chi ha supinamente seguito il mercato e chi ha tentato di perseguire la soddisfazione dei propri clienti con un orizzonte temporale non limitato al momento del pagamento.
Il problema di chi succhia i servizi e compera al discount resta aperto. Non risolvibile?
Luca
sulla praticità e convenienza hai ragionissima. Però sempre acquisto al buio rimane.
Quindi bisogna capire per quanto sarà ancora sostenibile il "reso libero" e magari farsi due domande sulla destinazione degli apparecchi resi.
Io un acquisto appena impegnativo senza poter provare e vedere l'oggetto non lo faccio. Fisima mia, ma se chiudessero tutti i negozi e la politica dei resi cambiasse credo che sarebbero in molti a non fidarsi nel comperare. Quindi notevole contrazione del mercato.
I venditori on line possono essere diversissimi: si va dal negozio tradizionale, che acquista e fa magazzino, per il quale la vendita on line affianca e completa quella in negozio, ai siti che manco spostano la merce perché la spedizione verso l'utente la fa direttamente il produttore. Chiaramente i servizi resi e i costi sono ben diversi. Se il mercato si spostasse verso i negozi on line totalmente virtuali, che forniscono ai produttori un'attività meramente promozionale, i margini di guadagno sarebbero ridottissimi. I negozi tradizionali, con o senza servizio di vendita a domicilio, andrebbero completamente fuori mercato.
I video su youtube sono la versione attuale della pubblicità. Non identificano la tipologia di venditore. Al momento sembrerebbero a favore dei negozianti più portati verso questo tipo di comunicazione ma le piattaforme con più scambi potrebbero investirci non appena lo ritenessero opportuno.
Se poche piattaforme riuscissero a monopolizzare il mercato, allora potrebbero mantenere margini di guadagno elevati in virtù del loro potere di orientare il consumatore. Inizialmente a discapito dei produttori, poi anche dei consumatori per il contrarsi della possibilità di scelta. La stessa roba che la grande distribuzione ha determinato nel food. Auguri!
Evidentemente i negozi possono, forse, avere un futuro solo se offrono ben di più che singoli apparecchi. Per questo ho distinto tra chi ha supinamente seguito il mercato e chi ha tentato di perseguire la soddisfazione dei propri clienti con un orizzonte temporale non limitato al momento del pagamento.
Il problema di chi succhia i servizi e compera al discount resta aperto. Non risolvibile?
Luca
Ultima modifica di lucaesse il martedì 16 luglio 2024, 14:20, modificato 1 volta in totale.
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