John Geloso

La sezione principale

Moderatore: F.Calabrese

audiofilofine
Messaggi: 6162
Iscritto il: giovedì 24 marzo 2011, 12:06
Contatta:

John Geloso

Messaggio da audiofilofine » sabato 27 aprile 2013, 9:23

forse non tutti sanno che giovanissimo era già ingegnere capo della Pilot

chissà se lo avevano fatto almeno cavaliere del lavoro......................


http://audiofilofinehighendproduct.blog ... eloso.html
ciapàl sòt che lè un biscott

Michele
Messaggi: 5491
Iscritto il: sabato 16 ottobre 2010, 20:36
Località: ROMA

Re: John Geloso

Messaggio da Michele » sabato 27 aprile 2013, 10:03

audiofilofine ha scritto:forse non tutti sanno che giovanissimo era già ingegnere capo della Pilot

chissà se lo avevano fatto almeno cavaliere del lavoro......................


http://audiofilofinehighendproduct.blog ... eloso.html
Un gigante, la sua ditta è stata capace di avere un respiro internazionale, coem mai chiuse? Si basava tutto su di lui? non aveva preparato la successione?

Saluti
Michele

audiofilofine
Messaggi: 6162
Iscritto il: giovedì 24 marzo 2011, 12:06
Contatta:

Re: John Geloso

Messaggio da audiofilofine » sabato 27 aprile 2013, 10:23

penso che hanno chiuso perchè non riuscirono a far fronte alla concorrenza....

nei primi anni 80 vendevano della roba per auto pioneer rimarcandola geloso....
ricordiamoci che
negli anni 70 c'è stata l'invasione della roba giapponese..furono quello che sono i cinesi oggi..
fotografavano tutto, lo copiavano spudoratamente e lo vendevano a prezzo più basso.

o magari....più semplicemente..qualcuno aveva deciso che l'industria elettronica italiana dovesse scomparire...
vedasi anche la mivar..che ormai esiste solo per la caparbietà del sig Vichi.
morto Lui..probabilmente al posto della vecchia fabbrica e della nuova fabbrica forse mai messa in funzione al 100%..faranno palazzi e centri commerciali...
ciapàl sòt che lè un biscott

F.Calabrese
Messaggi: 41612
Iscritto il: giovedì 23 settembre 2010, 16:18
Località: Roma
Contatta:

Re: John Geloso

Messaggio da F.Calabrese » sabato 27 aprile 2013, 10:50

audiofilofine ha scritto:...
o magari....più semplicemente..qualcuno aveva deciso che l'industria elettronica italiana dovesse scomparire...
Oddio... questa era una clausola precisa nelle Condizioni di Pace accettate nel 1945 con l'impegno a mantenerle segrete: se ne deduce l'esistenza anche per come è stata fatta fuori l'Olivetti...

In qualsiasi Stato non asservito ad interessi e trattati innominabili, l'apparato pubblico avrebbe comunque dovuto sostenere il mercato interno della Olivetti o di qualche altra alternativa nazionale... E invece...

Saluti
F.C.

audiofilofine
Messaggi: 6162
Iscritto il: giovedì 24 marzo 2011, 12:06
Contatta:

Re: John Geloso

Messaggio da audiofilofine » sabato 27 aprile 2013, 11:23

il Sig Vichi ...lo incontravo spesso...quando
nei primi anni 80 andavo quasi tutti i giorni in fabbrica a prendere le tv nuove o a portare-ritirare quelle da riparare....


a vederlo senza sapere chi fosse nessuno avrebbe pensato che era Lui il padrone di tutto....
era un uomo duro ma giusto....di quelli che pensano a lavorare e non alle ca,zzate.....
ha avuto problemi sindacali..perchè si sà com'è la gente..meno fanno e meno vogliono fare..........e meno fanno più pretendono..
come ho detto io in quella fabbrica ci andavo tutti i giorni...sò com'era.......non ho mai visto nessuno sudare..lavoravano tutti il giusto in ambienti molto belli e puliti...


i tv mivar a tubo catodico..posso dirlo per esperienza diretta ....dopo 30 anni di uso.....si portano alla discarica ancora perfettamente funzionanti....

storia della mivar
http://audiofilofinehighendproduct.blogspot.it/
ciapàl sòt che lè un biscott

audiofilofine
Messaggi: 6162
Iscritto il: giovedì 24 marzo 2011, 12:06
Contatta:

Re: John Geloso

Messaggio da audiofilofine » sabato 27 aprile 2013, 11:28

tanto per farsi un idea del Sig Vichi
leggete bene quello che dice sulla Sua fabbrica...è tutto vero non sono balle, io ci andavo tutti i giorni e posso confermarlo.
se in itaglia ci fossero 1000 uomini come Lui saremmo una nazione civile e non una repubblica delle banane.


Carlo Vichi tira fuori di tasca il portafoglio. Sorride e mostra un cartoncino bianco. C' è un lungo elenco con 39 sigle. Leggiamo: Safar, Bacchini, Imperial, Voce del Padrone, Geloso, Admiral, Brionvega... E' piccolo di statura Vichi, ha 66 anni, la barbetta candida e occhi furbissimi sotto gli occhiali di metallo. Dice: Ecco, questi sono i nomi dei concorrenti, di quelli che hanno gettato la spugna dal 1946 in poi. Mentre io continuo a produrre i miei televisori. E senza spendere una lira in pubblicità. Non ci sono uffici alla Mivar, questo fabbricone rosso piazzato lungo la strada che collega Abbiategrasso a Vigevano. Il tavolo di Vichi è piazzato in mezzo allo stabilimento, chiuso fra le macchine utensili e i tecnigrafi dei progettisti. Così osservo tutto spiega posso parlare con gli operai, mettere a punto l' organizzazzione del lavoro. Vede questo sistema di verniciatura? L' ho progettato io. Qui confessa mi diverto come un matto. Mi occupo di impiantistica, di chimica, di elettronica. Non li capisco quei manager che pensano alla barca, a divertirsi. Vuol dire che sono insoddisfatti, che non amano il loro lavoro. Vichi è l' ultimo dei Mohicani, l' unico privato ancora sulla breccia nel settore del Tv color. Uno dei pochi che tiene a bada i giapponesi. Nel 1988 la sua Mivar ha fatturato 176 miliardi di lire. Gli utili non li rivela. Cerchiamo di provocarlo. Guadagna molto signor Vichi? Miliardi afferma qualche decina. Sì, ma quanti: venti, trenta? La risposta è elusiva, un impercettibile strizzatina d' occhi. Forse abbiamo indovinato. O forse no. Ma per difetto, non certo per eccesso. D' altronde alla Mivar hanno raggiunto dei traguardi incredibili. Nel 1988 l' azienda ha prodotto 300 mila tv color e 60 mila in bianco e nero. L' anno prossimo le vendite rimarranno più o meno le stesse ma verranno concentrate sul colore che consente margini maggiori. Controlliamo rileva Vichi circa il 12 per cento del mercato nazionale. Una quota che pone l' impresa lombarda subito dopo la Philips che vanta un 18-19 per cento. Quanto alla Seleco, l' altro marchio nazionale a maggioranza pubblica attraverso la Rel, la finanziaria di salvataggio nell' elettronica civile, risulta testa a testa con la Mivar per il numero di apparecchi prodotti. Però loro esportano e noi no ricorda Vichi vantandosi di una scelta che farebbe inorridire ogni laureato alla Bocconi Eppoi non abbiamo ricevuto una lira dallo Stato. E la Seleco? Il presidente della Mivar tira fuori dal cassetto un ritaglio di Repubblica del 1987. Legga dice lo avete detto voi quanti soldi hanno avuto. Ha ragione signor Vichi abbiamo scritto che Seleco ha incassato 128 miliardi di sovvenzioni statali. Ed è anche per questo motivo che il suo successo risulta così sorprendente. Adesso il presidente della Mivar è a suo agio. Tira fuori di tasca un altro foglietto e ci mostra la legge dei cinque zeri. Il ferreo codice che regola il comportamento della società. Spiega: Zero lire spese in pubblicità. Zero licenziamenti per mancanza di lavoro. Zero ore in cassa integrazione. Zero sovvenzioni pubbliche. Zero prodotti venduti senza essere costruiti in fabbrica. Eh no Vichi, almeno questa storia della pubblicità ce la deve spiegare. La pubblicità risponde è come la droga. Quando cominci sei costretto ad aumentare la dose. Io, invece, ho preferito crescere piano piano nel corso di 4O anni. Tutto da solo, con le mie forze. Ho cominciato nel 1946 costruendo radio. Dieci anni dopo sono passato agli apparecchi televisivi. Ho fabbricato prodotti puliti e ben fatti. Garantisco l' assistenza diretta ai clienti. Mentre i miei prezzi sono inferiori del dieci per cento a quelli dei concorrenti. E' sbalorditivo. Questo omino sempre in movimento, questo ex-operaio giunto a Milano da un paesino della Maremma smentisce tutte le regole del management moderno. Non esporta e se ne vanta. Recita: E' inutile vendere all' estero quando metà del mercato italiano è in mano alle importazioni. Dei dirigenti fa volentieri a meno tanto dice non mi servono. Gli impiegati sono pochissimi, una quindicina su circa 700 dipendenti. E sono quasi tutti concentrati in un appartamentino di Milano a occuparsi di amministrazione e fisco. Qui da noi aggiunge non ci sono guardie che controllano gli operai. Ognuno sa quello che deve fare. Adesso le faccio vedere. E' un ragazzo quello che ci guida per lo stabilimento. Scarpina su e giù con la rapidità del podista. Fa fatica stargli dietro mentre mostra la produzione dei circuiti stampati, le macchine per il montaggio dei pezzi, l' assemblaggio e l' iscatolamento finale. Quasi tutta l' impiantistica ce la facciamo in casa. Certo, abbiamo qualche macchina giapponese. Però sono state tutte modificate. Mentre attraversa i reparti Vichi saluta operai ed operaie. Fa qualche battuta, ride. Gli chiediamo come sono i rapporti col sindacato. E' come dalle altre parti. Forse qui scioperano un po' di meno. D' altronde mi vedono dalle otto del mattino alle otto di sera che lavoro con loro in stabilimento. E quindi non è facile dipingermi da padrone parassita che passa il suo tempo in ufficio. Ma adesso le faccio vedere la mensa. Non c' è che dire, la pasta e fagioli della Mivar non è male. E il pollo con le olive tenero e croccante. Da noi dice l' industriale non mangerà mai precotti. Poi presenta la moglie che è anche mia cugina, una signora gentile vestita semplicemente. Chissà di cosa parlano la domenica i coniugi Vichi. Non è un mistero ribatte lui di lavoro. Poi guardiamo la Tv. Con un mestiere come il nostro non se ne può fare a meno. D' estate torniamo qualche giorno al paese, vicino a Grosseto. A 66 anni suonati Carlo Vichi pensa al futuro. Ho buone probabilità di avere un decennio davanti a me. E desidero lasciare una traccia. Finora ho fabbricato televisori. Beh, voglio farlo meglio di adesso. E quindi costruirò uno stabilimento che sarà il più bello e il più razionale. Ho già acquistato il terreno qui ad Abbiategrasso. Sarà un ambiente ideale: 30 mila metri quadrati coperti su due piani con una superficie destinata alla produzione di 44 mila metri, 30 mila metri a parcheggio e 60 mila metri destinati a parco. Progetti faraonici. Una vera e propria cattedrale dedicata alla televisione. Un tempio, la Metropolis del tubo catodico, la fabbrica dei sogni industrializzata. Bisogna crescere dice Vichi e gli brillano gli occhi Lo chiamerò Domo questo stabilimento a ricordare il Duomo e la domus dei romani.
ciapàl sòt che lè un biscott

Michele
Messaggi: 5491
Iscritto il: sabato 16 ottobre 2010, 20:36
Località: ROMA

Re: John Geloso

Messaggio da Michele » sabato 27 aprile 2013, 11:54

audiofilofine ha scritto:il Sig Vichi ...lo incontravo spesso...quando
nei primi anni 80 andavo quasi tutti i giorni in fabbrica a prendere le tv nuove o a portare-ritirare quelle da riparare....


a vederlo senza sapere chi fosse nessuno avrebbe pensato che era Lui il padrone di tutto....
era un uomo duro ma giusto....di quelli che pensano a lavorare e non alle ca,zzate.....
ha avuto problemi sindacali..perchè si sà com'è la gente..meno fanno e meno vogliono fare..........e meno fanno più pretendono..
come ho detto io in quella fabbrica ci andavo tutti i giorni...sò com'era.......non ho mai visto nessuno sudare..lavoravano tutti il giusto in ambienti molto belli e puliti...


i tv mivar a tubo catodico..posso dirlo per esperienza diretta ....dopo 30 anni di uso.....si portano alla discarica ancora perfettamente funzionanti....

storia della mivar
http://audiofilofinehighendproduct.blogspot.it/

All'università conobbi una ragazza che veniva da un istuto tecnico elettronico, era molto fiera della sua Mivar in b/n che si era montata e tarata come esercitazione, ricordo quanto rimasi stupito della qualità di quella scatola di plastica.

Saluti
Michele

audiofilofine
Messaggi: 6162
Iscritto il: giovedì 24 marzo 2011, 12:06
Contatta:

Re: John Geloso

Messaggio da audiofilofine » sabato 27 aprile 2013, 12:00

dai giornali...........


Carlo Vichi che borbotta qualcosa e indossa un giaccone. Sulla spalla c' è un pezzo di scotch. L' ha messo lui per tappare uno sbrego. Mentre la cerniera non è proprio riuscito a ripararla. Carlo Vichi che corre nell' immensità del suo nuovo stabilimento. Roba da 150 miliardi, pagati in contanti o quasi





Il camerata Carlo e la fabbrica. La sua vera casa. Sette giorni su sette. Senza nemmeno un ufficio, senza nemmeno una scrivania. «Perché un capo per farsi rispettare deve essere sempre in trincea, deve dare il buon esempio: mica deve starsene nascosto» lancia un occhio a quelle foto nell' angolo. «Non si può discutere un capo. Si deve obbedire e basta. Credere, obbedire e combattere». Mentre oggi... La politica... «Mai avuto favori dalla politica. Io ho lavorato e basta. E' dal ' 48 che non voto». E D' Alema? «Una figura messa lì non so da chi». E Berlusconi? «Uno che la pagherà cara». E Bossi? «Un clown». E Fini? «Che persona spregevole». Mentre Vichi? «Un uomo che dopo 30 anni di mortificazioni non è stato ancora domato. Che lotta per evitare l' annientamento della sua libertà e della sua dignità». Senza compromessi. Senza cedimenti. E senza sentimentalismi
ciapàl sòt che lè un biscott

Max
Messaggi: 1636
Iscritto il: martedì 12 giugno 2012, 20:48
Località: ...

Re: John Geloso

Messaggio da Max » sabato 27 aprile 2013, 13:05

א
Ultima modifica di Max il venerdì 4 aprile 2014, 0:29, modificato 1 volta in totale.

violone 32'
Messaggi: 5658
Iscritto il: giovedì 21 giugno 2012, 14:05

Re: John Geloso

Messaggio da violone 32' » sabato 27 aprile 2013, 13:25

La qualità ! i miei hanno un Mivar a tubo che funziona in maniera impeccabile da......ho perso il conto degli anni.........
Aldo Tenca

Rispondi