E' anche la ragione per la quale: (in ordine sparso)F.Calabrese ha scritto:Qui i risultati della ricerca sono inequivocabili: la vibrazione fisica contribuisce nettamente alla percezione, e la sua eventuale mancanza viene avvertita come un degrado qualitativo, esattamente come lo sarebbe un buco nella risposta...F.Calabrese ha scritto:La seconda conferenza, tra le più intriganti mai ascoltate, riguardava l'incremento qualitativo all'ascolto introdotto dalla presenza di vibrazioni dell'ascoltatore...
OMISSIS
Questo avviene normalmente nelle chiese quando suonano gli organi, o nei concerti Pop-Rock, ed anche nei migliori Auditori.
Interessantissima soprattutto la comparazione dei livelli vibrazionali con quelli sonori, con tanto di correlazioni spettrali...
Una delle più belle ed interessanti conferenze che io abbia ascoltato... lo confermo !!!
Saluti
F.C.
A) l' ascolto in cuffia è, per quanto più accurato (potenzialmente) su alcuni aspetti), molto poco coinvolgente e sostanzialmente lontanissimo dall' esperienza di ascolto dal vivo;
B) i piccoli diffusori (non solo quelli microscopici), con alcuni generi musicali, anzi, appena al di fuori di alcuni generi particolarmente "parchi", presentano un esperienza d' ascolto gravemente limitata e compromessa, particolarmente falsificante rispetto ad una registrazione anche solo appena decente;
C) certi impianti dei sound system jamaicani, emersi già verso la fine degli anni '60 per opera di Clement Dodd e per quanto assolutamente inaccurati, offrivano una esperienza d' ascolto "riprodotto", assolutamente entusiasmante per una società che, in quegli anni, niente altro che la radio AM conosceva.
D) certi altri impianti ideati per le primi club americani, tipo the Loft, Studio 54 e simili, nei primi anni '70, dove la configurazione minima prevedeva 3 woofer da 15" accoppiati ad una tromba delle medie e talvolta qualche tweeter, per quanto probabilemente "non molto raffinati" (oh poveri noi), sono stati capaci di sucitare sensazione sociale di proporzione epocale.
F) nei sistemi di punta, della categoria "cost no object", quando si scende da una configurazione a due vie per la riproduzione delle basse frequenze ad una via sola, lo scadimento prestazionale è di norma "drammatico" (aggettivo che aborro, ma lo uso a ragion veduta), e facilmente avvertibile da chiunque.
G) Le trombe dei bassi, in sistemi professionali, quando operanti all' aperto, quindi su pigreco mezzi, la differenza percepibile e verificabile mettendo a confronto le configurazioni con una e quattro trombe, è assolutamente impressionante, apparentemente oltre quello che si potrebbe intendere con la normale valutazione matematica, anche a livelli di pressione sostanzialmente "modesti", tali da non creare troppe difficoltà alla configurazione con tromba singola.
H) Il miglior amplificatore per basso elettrico, il più emozionante con cui suonare, sarà sempre l' Ampeg SVT originaledei primi '70 con 6 tubi 6550, e la cassa chiusa con 8 coni da 10".
Per ora è tutto quello che mi viene in mente.
Marcello Croce