Visioni non occidentali

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Moderatore: F.Calabrese

Olympus
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da Olympus » mercoledì 3 maggio 2017, 13:51

Non essendo esperto del settore, per pura curiosità ed informazione personale, domando a F.C ed a M.C. quale potrebbe essere un budget sensato e corretto per la realizzazione di un "service" medio (attenzione solo medio, senza strafare), chiavi in mano tutto compreso, anche un tecnico di assistenza durante, per un evento del genere.
Vi ringrazio per l'attenzione.
P.S. La domanda è naturalmente estesa anche agli altri esperti del settore! Chiedo scusa per la mancanza!

F.Calabrese
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da F.Calabrese » mercoledì 3 maggio 2017, 14:24

Cosa intendi per "medio"...?

Un impianto adatto per eventi come sfilate di moda o feste paesane...?

Oppure un impianto adatto a sonorizzare un piccolo palasport (2-3000 posti)...???

Ti risponderò con grandissimo piacere, stasera.

Saluti
F.C.

Olympus
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da Olympus » mercoledì 3 maggio 2017, 16:54

F.Calabrese ha scritto:
mercoledì 3 maggio 2017, 14:24
Cosa intendi per "medio"...?

Un impianto adatto per eventi come sfilate di moda o feste paesane...?

Oppure un impianto adatto a sonorizzare un piccolo palasport (2-3000 posti)...???

Ti risponderò con grandissimo piacere, stasera.

Saluti
F.C.
Scusate, non sono stato chiaro io. Intendevo per un evento come quello del 1 maggio a Roma appena criticato, che penso presentasse varie difficoltà, di cui sicuramente gli organizzatori si sono disinteressati. Tanto in eventi così (paesano-sindacali) basta fare chiasso. Sarebbe anche interessante una valutazione della potenza e del numero di canali (sempre per una prestazione media, non certo come l'eccezionale Wall of Sound - Grateful Dead!!, ma intelleggibile anche verso il fondo della piazza, senza uccidere i malcapitati vicini al palco) (credo che qui stia il problema, per cui come minimo occorreranno diversi processori con ritardo ben calibrato..).
Grazie e saluti.

F.Calabrese
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da F.Calabrese » mercoledì 3 maggio 2017, 20:18

Mah... io impiegherei due file di Sub ai lati del palco, configurati in Endfire Array e leggermente divergenti: quanto basta per coprire tutta l'area omogeneamente. I Sub sarebbero a doppia linea di trasmissione senza assorbente interno. Le due file sarebbero lunghe una ventina di metri con 32 trasduttori almeno, per lato.

La gamma sopra 70-80 Hz ( e fino a 6-8 KHz) la affiderei a due impianti con trombe di terza generazione, collocati a terra ai lati del palco e puntati in alto, verso due schermi riflettenti in policarbonato (grandi almeno 6 X 6 metri). La via bassa impiegherebbe woofers da 12"/32cm.; le altre vie dei drivers speciali.

La via sopra i 6-8 Khz sarebbe composta da array di trombe di seconda o terza generazione, sospese e puntate direttamente verso il pubblico. Le varie torri di delay sarebbero snelle (per non togliere la vista) e terrebbero in aria solo i tweeters o, al limite, anche i medio alti (sempre array di trombe).

L'efficienza media delle vie sopra 70-80 Hz sarebbe nell'ordine dei 110-111 dB/1W/1m + il contributo della direttività introdotto dalla disposizione in array.

Come finali preferirei non impiegare dei Classe-D, preferendo loro una numero di finali in classe-G con un piccolo finale che fa da "feedforward corrector" collegato al terminale negativo del trasduttore.

Per questo impianto occorrerebbero almeno 50 mila Watt per i Sub e 25-30 mila watt per i resto.

Lo so che sembra poco, ma 110 dB di efficienza sono venti volte più dei corrispondenti sistemi a radiazione diretta, per cui l'impianto di cui parlo corrisponderebbe ad un sistema Line Array da mezzo milione di watt. :o --- :o --- :o

Non vi dico cosa farei sul palco per non far svenire qualche fonico che ci legge... :lol: ----- :lol: ----- :lol: ----- :lol: ----- :lol:

Saluti
F.C.

Olympus
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da Olympus » mercoledì 3 maggio 2017, 20:48

F.Calabrese ha scritto:
mercoledì 3 maggio 2017, 20:18
Mah... io impiegherei due file di Sub ai lati del palco, configurati in Endfire Array e leggermente divergenti: quanto basta per coprire tutta l'area omogeneamente. I Sub sarebbero a doppia linea di trasmissione senza assorbente interno. Le due file sarebbero lunghe una ventina di metri con 32 trasduttori almeno, per lato.
........

Lo so che sembra poco, ma 110 dB di efficienza sono venti volte più dei corrispondenti sistemi a radiazione diretta, per cui l'impianto di cui parlo corrisponderebbe ad un sistema Line Array da mezzo milione di watt. :o --- :o --- :o

Non vi dico cosa farei sul palco per non far svenire qualche fonico che ci legge... :lol: ----- :lol: ----- :lol: ----- :lol: ----- :lol:

Saluti
F.C.
Grazie per la spiegazione... e per i riflettori - diffusori che mi fanno capire come non assordare i più malcapitati vicino al palco
Quindi sono da mobilitare centinaia di "case" con trasduttori ed amplificatori più un impianto elettrico con potenza installata di centinaia di kVA...strutture progettate da uno studio di ingegneria abilitato...ecc. La mia domanda sul budget mi serviva a capire di quali mezzi deve disporre chi organizza un evento del genere..e quindi per tornare alla domanda: il main contractor di tutta la faccenda quanto potrà fatturare? (ovvero, quanto dovrebbero investire le 3 organizzazioni sindacali promotrici dell'evento?)
Un'ultima cosa:per esemplificare un modello di amplificatore professional in classe G
Grazie ancora.

bepi67
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da bepi67 » mercoledì 3 maggio 2017, 21:04

Un un impianto audio tipo quello che si utilizza per sonorizzare piazza San Giovanni, tra diffusori principali e delay towers messe a mezza piazza (ne mettono normalmente 2), penso non eroghi meno di 30 - 40 kW di potenza.
Ci vuole qualche centomila euro per acquistare un impianto del genere da una primaria marca (fino a qualche anno l'impianto era Clair Brothers).

Ciao
Sono solo un appassionato......di lavatrici sonore !

F.Calabrese
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Re: Visioni non occidentali

Messaggio da F.Calabrese » giovedì 4 maggio 2017, 0:40

Quanto costa il noleggio...?

Beh... con l'occasione vi racconto di un episodio esilarante. :mrgreen:

Premessa: l'organizzatore di gran parte delle precedenti edizioni del Concerto del Primo Maggio era un mio ex socio nel 1982. 8-)

Un paio di anni fa l'ho incontrato in metropolitana, ma non mi ha riconosciuto (sono ingrassato...) e poi stava parlando al cellulare... ;)

Stava appunto rispondendo a qualche operatore del settore... e gli spiegava che "lui per l'audio ha speso sempre l'assoluto minimo indispensabile... non uno spiccio in più..." :o

A quel punto mi sono ricordato di quando mi disse che -per una delle prime edizioni- non aveva impiegato il SUO impianto perché il noleggio gli costava meno del trasporto andata e ritorno dal magazzino sul GRA... :shock:

Credetemi... non riesco ad immaginare la cifra...! :lol:

Saluti
F.C.

Audiomat
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Re: visioni non occidentali

Messaggio da Audiomat » venerdì 19 maggio 2017, 12:32

Marcello Croce ha scritto:
domenica 30 aprile 2017, 17:52
Audiomat ha scritto:
martedì 25 aprile 2017, 17:28
l'impianto in questione è poco rilevante. trovo interessante l'aspetto socio culturale della questione, ovvero il fatto che alcuni artisti legassero le loro performance anche agli apparati delegati a riprodurle. cosa che per altro fecero fino ad un certo punto anche i pink floyd e pochi altri, ma che in linea di massima in occidente, specie negli ultimi decenni, è totalmente scomparsa.

recentemente ho visto un concerto di musica leggera all'auditorium. si sentiva talmente male che era impossibile comprendere le parole del cantato. si sentiva unicamente la grancassa e un paio di corde del basso. gli altri musicisti sarebbero potuti stare a casa. performance pietosa. certamente l'artista in questione non è al corrente, ma non preoccuparsene fa parte dell'assenza di educazione in tal senso tipica dell'occidente. e dell'italia in particolare.

a presto,
Mattia
Ottimo post il tuo, con molti spunti interessanti, che se non ti dispiace vorrei qui commentare.

Siccome tocca tanti aspetti diversi, li devo per forza separare.
l'impianto in questione è poco rilevante. trovo interessante l'aspetto socio culturale della questione,
E' esattamente come dici, l' aspetto socio culturale è preponderante.
Questo "format" di sistema esiste da circa gli anni 60' ed è nato in Jamaica, essenzialmente legato alla cultura "da ballo" delle serate che laggiù chiamavano "dance", inerente lo ska, il reggae ed i suoi derivati più moderni. E' un tipo di "sound system" che continua a venire utilizzato e spesso auto costruito da moltissima gente sia del circuito reggae-dub, che da quello tekno, che ne ha copiato l' impostazione perchè l' ha trovata funzionale alle loro esigenze.
Non è un sistema "audiofilo", non si pone problemi di copertura sonora, ne di neutralità timbrica, è fatto per essere ascoltato da pochi metri di distanza, "sottokassa" come dicono i frequentatori del circuito tekno. Poi i due circuiti hanno una marea di distinguo e differenziazioni che citarle tutti adesso allungherebbe troppo il discorso. E' un sistema che ovviamente soffre di cancellazioni di fase, ma che a breve distanza sono sostanzialmente ridotte dal fatto che l' altoparlante più vicino è prevalente, e ciò mitiga il fenomeno in qualche modo.
E' un impianto che serve a funzionare con musica suonata da dischi vinilici o addirittura lacche "prontoascolto", i cosiddetti "dubplates", non per suonarci dal vivo con degli strumenti musicali, ed è operato dal "selector", che sarebbe il DJ, utilizzando dei preamplificatori/mixer completamente diversi da quelli per discoteca, avendo elaborati controlli di tono multibanda, compressori e generatori di effetti. L' unica concessione ad un segnale generato dal vivo seduta stante è quella del microfono, che nelle mani del "DJ", che sarebbe l' MC, cioè il Master of Ceremony, si incarica di presentare o commentare i brani.
Questa è una "tradizione" specifica di questa musica che esiste dagli anni '60 ed è arrivata ai giorni nostri.
L' impianto audio viene di solito regolato variamente al volo a seconda dei brani suonati, in modo che abbia un bilanciamento gradevole, con enorme preponderanza di basse frequenze, che piacciono molto a quel tipo di pubblico, che li esige, dato il repertorio, e li esige indistorti.
In pratica, il "selecta" fa una specie di rozzo lavoro di "mastering" al volo fra un brano e l' altro, amalgamandoli come piace a lui, e con l' intento di suscitare apprezzamento ed entusiasmo fra il pubblico.
Tutto ciò risale come detto ai system jamaicani degli anni '70, all' epoca gestiti da gente come Clement Dodd, Duke Reid, King Tubby, Lee Perry e su cui hanno lavorato tecnici di livello eccelso, come Karl Pitterson, Alex Sadkin, Errol Brown, Dennis Bovell, Godwin Logie, Scientist ed altri capiscuola del genere, alcuni dei quali ancora in attività, che hanno anche prodotto dischi eccellenti di centinaia di artisti di gran livello, e comunque influenzato tantissima altri artisti anche nel rock e nel jazz.
Questo format di sistema è lo standard dal quale nessuno ha troppa voglia di scostarsi, proprio per una ragione socio culturale, e quelli che ci hanno provato sono tornati subito indietro.
Tra i maggiori pregi ci sono la bassa distorsione e la notevole dinamica che gestiscono bene dal momento che si tratta di roba a 4 o 5 vie.
Al Carnevale di Notting Hill Gate a Londra, che dati alla mano è la maggiore manifestazione turistica di tutta l' Inghilterra, (ma anche in molti altri posti in Europa ed altrove) ne puoi vedere a decine e decine di sistemi del genere ad ogni angolo di strada, alcuni raffazzonati, ma altri messi insieme con materiali moderni di marchi importanti ed attuali, che costruiscono roba affatto economica.
E non pochi suonano in "brutal maniera", te lo assicuro: per quello che devono fare non c'è molto da obiettare.
Alcuni sono alimentati da ampli a valvole sui medio alti.
Di questo genere di sistemi ce ne sono alcuni anche in Italia, uno dei più famosi è quello di Roma che si chiama One Love Hi Pawa. Costoro sono talmente famosi che sono stati invitati a portare il loro sistema anche a vari "soundclash" (che significa sfide contro altri system) in giro per il mondo, anche negli USA ed in Jamaica.
Su youtube trovi centinaia di video di queste cose.
ovvero il fatto che alcuni artisti legassero le loro performance anche agli apparati delegati a riprodurle. cosa che per altro fecero fino ad un certo punto anche i pink floyd e pochi altri, ma che in linea di massima in occidente, specie negli ultimi decenni, è totalmente scomparsa.
Nel rock le cose sono andate diversamente, perchè i primi ad aver potuto usufruire di una tecnologia adeguata a farli esibire negli stadi con 100 mila spettatori, sono stati i Led Zeppelin. Gli stessi Beatles hanno chiuso verso la fine degli anni '60 con le esibizioni dal vivo perchè nessuno sentiva nulla, coperti dalle urla del pubblico. A Woodstock nel 69, com'è noto, c'era un sistema di cui ci sono parecchie descrizioni in rete, che funzionava con casse di derivazione cinema variamente modificate, ma era dimensionato per 30 mila spettatori, non per 400 mila.
L' altro sistema originale dell' epoca fu il Wall of Sound dei Grateful Dead, di cui sicuramente avrai visto foto a iosa in giro sulla rete. Questo costituisce uno dei primi grossi "line array" della storia, ma è costruito dietro ai musicisti, solo la parte devoluta alle voci era in formato "point source".
Che io sappia, i primi sistemi in uso ai Pink FLoyd erano talvolta i modulari Martin, e talvolta i cluster di trombe Altec della Stanal Sound, Rentco e dei pochi altri che disponevano di cose simili, perlopiù in America, perchè in Europa c'era ben poco.

Ma le esigenze di suonare davanti a decine di migliaia di spettatori sono completamente diverse, e il sistema deve fare tutto un altro lavoro dai "sound system", per questo è gestito da tecnici attraverso un mixer. Solo il Wall of Sound dei Grateful Dead era gestito dagli stessi musicisti, e non da fonici, ma non durò molto, perchè lacomplicazone di montaggio era assurda.

La tendenza di sollevare ed appendere le casse nei grandi eventi giunse quando i promoter realizzarono che con le casse a terra perdevano soldi dato che non potevano posizionare pubblico anche ai lati del palco, in quanto precludevano la visibilità. Naturalmente non ci sono molte ragioni per farlo in contesti medi o piccoli, dato che ciò è comunque un costo aggiuntivo.

Al momento, in qualunque format di spettacolo, non vedo come gli artisti possano pensare di gestirsi da soli l' audio che mandano in sala.
Lo possono fare solo piccole band che suonano in localini con 50 persone, con un mixeretto digitale programmato in sala prove, riescono almeno a non fare orrori, come capita quando mandi al mixer qualche amichetto o parente.
Tutti gli altri hanno necessità dei service e dei tecnici, perfino nelle conferenze e nei congressi, almeno quelle minimamente importanti, figurarsi con la musica.
recentemente ho visto un concerto di musica leggera all'auditorium. si sentiva talmente male che era impossibile comprendere le parole del cantato. si sentiva unicamente la grancassa e un paio di corde del basso. gli altri musicisti sarebbero potuti stare a casa. performance pietosa.

Premettendo che non so di quale auditorium parli, ne di che artista si trattasse, (ma non importa), questo è quello che si verifica quando lo spettacolo è allestito in un ambiente troppo riverberante per il repertorio che vi viene presentato.

Molti posti che chiamano "Auditorium" sono in molti casi ex chiese sconsacrate del periodo barocco, con pianta a croce latina e volte a crociera, dove di norma non viene concesso nessun trattamento acustico appeso da parte delle sovrintendenze. Di conseguenza presentano un tempo di riverbero di lunghezza inaccettabile in un contesto di musica elettrificata, ma vanno piuttosto male anche con molte partiture classiche non amplificate di archi, e maluccio anche con il pianoforte. Le orchestre di fiati sono talvolta accettabili. Con le partiture d' organo ed i canti gregoriani, ovviamente, funzionano bene, ma solo con quelli.
Impensabile ottenere buona intelleggibilità vocale in questi ambienti a meno di non utilizzare grossi sistemi molto direttivi, che aumentano di molto il campo diretto rispetto al campo riflesso. Solo che questi grossi sistemi molto direttivi, sempre più rari a vedersi, costano un botto di soldi anche a noleggiarli e potrebbero essere fuori budget in molte circostanze.
I line array non sono una soluzione, e le casse di piccola taglia con subwoofer neppure.

Inoltre, molti palazzetti italiani utilizzati per concerti hanno acustica problematica, ed alcuni veramente tragica, ma questo c'è, non altro.

certamente l'artista in questione non è al corrente, ma non preoccuparsene fa parte dell'assenza di educazione in tal senso tipica dell'occidente. e dell'italia in particolare.
Io non credo proprio che l' artista non ne fosse al corrente, questo è impensabile perfino per una band di semiprofessionisti, perchè qualcuno dei loro collaboratori o amici o fidanzate gli avrà ben detto che si sentiva da cani, figurarsi un artista professionista con tanto di tour manager e promoter e discografici.

E' molto più probabile invece, che abbiano accettato la circostanza per una questione di interesse economico, se l' alternativa era rinunciare alla data. Probabilmente se ne saranno anche preoccupati, ma non avranno proprio saputo o potuto fare di meglio di quello che hai sentito.

L' assenza di educazione di cui parli non è certamente solo circoscritta al preoccuparsi o meno di un risultato sonoro che viene proposto ad un pubblico (pagante?). Dietro c'è molto altro, tra cui la crescente marginalità della musica nella società. L' educazione musicale azzerata nelle scuole primarie e secondarie, a causa dei maledetti zufoli di plastica e repertori incentrati sul "tu scendi dalle stelle", contro cui si scagliarono in tempi diversi sia Morricone che Ughi, e prima di loro perfino Abbado (senza ottenere nulla), è una prima ragione.

Ascoltavo di recente un grande chitarrista come Marco Rinalduzzi, intervistato da Gegè Telesforo su Radio 24, dichiarare quanto sia avvilente constatare lo status di sottocultura (ha usato proprio questa parola), che ha avvolto la musica negli ultimi tempi, sempre meno socio aggregante e sempre più marginale, e come ciò abbia danneggiato la qualità delle nuove proposte artistiche e la formazione dei nuovi artisti sopratutto in Italia.

E che dire della musica in Radio ed in Televisione?
Nelle prime la maggior parte della musica che viene passata è esclusivamente finalizzata a fare ascolti per l' inserzionista, di conseguenza si sentono continuamente cose di trent' anni fa, sembra tutto l' etere di Radio Nostalgia e Isoradio.
In Tv dominano i format che sappiamo, che stanno in piedi con lo stessa finalità: vendere la pubblicità all' inserzionista. Ricordo già nel 2002, in un concerto che si tenne per una banale festa della birra un altro grande chitarrista come Maurizio Solieri, all' epoca ospite nel gruppo Custodie Cautelari, dichiarare che il format TV attuale avrebbe devastato la qualità artistica italiana.
Siamo un bel po' lontani da quando la RAI passava in video un repertorio ostico come quello degli Area (costringendoli al playback), ma li passava, e siamo lontanissimi da programmi come DOC di Renzo Arbore e poco altro.
La musica dal vivo in TV in Italia è ostaggio dei due contenitori nazional popolari: Sanremo ed il Concertone del 1° Maggio, che entrambi andrebbero aboliti, (in molti artisti si sono espressi in questo senso in più occasioni), perchè di culturale non hanno proprio nulla, è al solito la musica è usata come cornice di qualcos'altro o qualche secondo scopo o come male necessario per l'evento mediatico.

Se si scende a livelli più bassi, sono sempre più le circostanze dove c'è musica solo in funzione di promozione di qualcos' altro, o addirittura in funzione di "beneficenza" pro qualcuno o qualcosa, e questo è la rovina della musica e della sua vera valenza.

Quindi il problema è di carattere culturale, ed enormemente vasto.

Al di fuori del circuito pop di alto livello, ed al netto degli ultimi recenti scandali di secondary ticketing di cui si sta occupando la Magistratura, l' Italia ha preso una bruttissima piega già da molti anni. Nessuno organizza più niente, troppo alti sono i rischi di bagni di sangue, e nessuno intende rischiare un euro in tempi di crisi.
Questa situazione è oltremodo aggravata dalla mancanza di strutture, ne scrivevo già negli anni '80. Non è cambiato assolutamente nulla, qui in Italia. Un tempo neppure troppo lontano si potevano usare le piazze pubbliche, almeno con certi generi e repertori di nicchia, ad esempio il jazz o la world music o il blues, ma in tempi recenti i comuni sono sempre meno propensi a farlo, per tutta una serie di ragioni, tra cui rischi di responsabilità legale (e anche penale) che non intendono più assumersi, per poi avere gli stessi elettori che si lamentano per il rumore non solo della musica, ma anche delle operazioni di allestimento.

Solo che basta andare appena fuori Italia, e ci sono strutture per la musica dal vivo di qualità eccelsa, dove si riesce a lavorare con livelli qualitativi elevatissimi con qualunque genere musicale e indipendentemente dalla notorietà dell' artista.

Perfino nelle arene all' aperto, che sono situazioni dove si lavora benissimo, tempo permettendo. Costano poco e rendono tanto, ma non ne vedo costruire da nessuna parte, e ce ne sarebbe un enorme bisogno.

Quindi che si fa? Si va a suonare nei teatri dell' opera o ed ecco dove nascono i problemi di suono scadente, dato che sono fatti per la lirica ed i loggionisti che giustamente devono sentire bene il cantato in acustico. Solo che anche questi teatri stanno diventando dei monumenti nel deserto, perchè la realtà delle Fondazioni Liriche iper sindacalizzate è ben nota.

Alla fine, dato che tutto è concatenato, ed in stretto rapporto causa effetto, la carenza di strutture adeguate e moderne è ancora una volta la ragione di principale di questo degrado.

Un saluto e visto che ci siamo, buon Primo Maggio.

Marcello Croce
Ciao Marcello,
è sempre un piacere leggerti, e mi fa piacere tu abbia colto il senso del mio post.

Quanto al concerto da me citato, non si trattava propriamente di un concertino gratuito in una chiesa di periferia, ma del concerto di Daniele Silvestri all'Auditorium Parco della Musica. E' chiaro che la sala Santa Cecilia non sia stata pensata per la musica amplificata, ma non mi sembra neppure il peggior ambiente al mondo. E considerando i budget in gioco (non era certo un concerto gratuito), io credo che almeno un minimo di intellegibilità del parlato avrebbero potuto garantirla. Davvero il meglio che si può fare nella sala Santa Cecilia è far sentire un muggito ininterrotto e qualche colpo di grancassa? Considera che io ero seduto a pochi metri dal banco del fonico.
La spiegazione possibile è una sola: a nessuno frega niente.
Se avessero proposto una prestazione simile all'estero il pubblico avrebbe cominicato a fischiare in massa. A Roma: nulla. Tutti contenti, perché c'erano TANTI bassi, quindi si sentiva bene.

Il discorso sulla percezione della qualità audio, in casa, nei locali, ai concerti, sarebbe lunghissimo. E il tema che volevo introdurre non era tanto questo, quanto il fatto che sarebbe belle se almeno gli artisti tenessero minimamente in considerazione il risultato acustico dei propri spettacoli.

Del resto l'ultimo CD di Daniele Silvestri è registrato assai peggio dei precedenti. Anche in questo caso non si poteva fare meglio? Tanto più che tutti i dischi precedenti sono stati registrati assai meglio? La risposta è una sola: disinteresse. Ed è questa la cosa grave.

A presto!
Mattia.

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