Il suono che vorrei

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Moderatore: F.Calabrese

lincegialla
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Il suono che vorrei

Messaggio da lincegialla » sabato 7 luglio 2018, 0:49

Per me lo stato dell'arte del suono non è nelle misure in cui noise, jitter, chip di conversione, circuitazione. alimentazione, ecc. eccellono.
Lo stato dell'arte è nell'archetipo dell'espressione di suono che si è formato nel tempo nella nostra mente. Uno stato irragiungibile per una
serie di contraddizioni e di valori contrapposti che la nostra emotività per essere soddisfatta esige che debbano coesitere contemporaneamente.
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
- che sia presente ma discreto
- che sia grande ma non troppo invadente
- che il palcoscenico sia ampio in orizzontale e profondo in proporzione
- che i singoli strumenti nella scena sonora abbiano la loro grandezza, il loro peso e la loro precisa localizzazione
- che la massa orchestrale nei fortissimi mantenga sempre la focalizzazione dei piani strumentali
- che gli alti e gli altissimi possano arrivare fino a stridere ma siano anche setosi, dolci e delicati
- che le percussioni abbiano una propria vita emergente in modo distinto dal contesto strumentale
- che i bassi siano profondi immanenti e pronti a chiudersi di colpo senza code e rimbombi
- che le voci mantengano la loro presenza al centro del palco e siano giustamente grandi e naturali senza sibillanti.
- che la dinamica non abbia teoricamente limiti nella velocità di esecuzione ma che di colpo sappia tramutasi in silenzio
- che la tonalità di come il suono si esprime coincida con quello che io già ho formato nella mia mente.

La ricerca del miglioramento per placare l'insoddisfazione dello stato di perfezione non raggiunto secondo me è da sempre la chiave che ha spinto il mondo ad andare in avanti e noi audiofili a fare sempre nuove esperienze per arrivare a quell'appagamento totale che è una meta irraggiungibile creata dalla nostra mente. D'altra parte questa dipendenza che ci fa spendere bei soldi dall'altra ci accompagna nel tempo e ci sostiene nei momenti difficili della vita.

Finendo con le chiacchere ho ordinato Audio Analog Vivace che ho trovato a un buon prezzo con un cavo coassiale Audioquest Carbon
sperando di trovare una minima traccia di miglioramento che giustifichi la bella spesa fatta e mi faccia dimenticare il piccolo rimorso
che mi prende sempre quando faccio queste cazzate. Ciao si accettano critiche e commenti. Grazie per la pazienza Paolo

F.Calabrese
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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da F.Calabrese » sabato 7 luglio 2018, 10:55

lincegialla ha scritto:
sabato 7 luglio 2018, 0:49
...
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
- che sia presente ma discreto
...
Attenzione: la pratica totalità delle registrazioni pubblicate (sia su vinile, che su CD e Files) è effettuata collocando i microfoni il più vicino possibile al musicista. Quando i musicisti sono numerosi, vengono (purtroppo) impiagati più microfoni, che riprendono da vicino ciascuna sezione dell'orchestra.

Quanto i segnali ripresi da più microfoni si missano, quel poco di ambienza che è sopravvissuto diviene incoerente, per cui si accentua ulteriormente la distorsione prospettica per cui è "tutto avanti".

Se incisioni come queste suonano "distanti" su taluni impianti, è facile dedurre che l'impianto non sia fedele...

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F.Calabrese
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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da F.Calabrese » sabato 7 luglio 2018, 10:59

lincegialla ha scritto:
sabato 7 luglio 2018, 0:49
...
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
...
- che sia grande ma non troppo invadente
...
Come accennato nel post che precede, il 99 per cento delle incisioni contiene voci registrate con il microfono a pochi centimetri dalla bocca, o strumenti registrati da meno di un metro di distanza, quando possibile.

In questo caso, se all'ascolto il suono risulta invadente, siamo di sicuro dinanzi ad un impianto con seri problemi.

Il caso tipico è quello dei diffusori omnidirezionali, che tanti appassionati preferiscono proprio per la relativa maggiore distanza delle sorgenti apparenti che essi creano in ambiente.

Si tratta però di una deformazione prospettica, rispetto al contenuto originale dell'incisione.

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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da F.Calabrese » sabato 7 luglio 2018, 11:07

lincegialla ha scritto:
sabato 7 luglio 2018, 0:49
...
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
...
- che il palcoscenico sia ampio in orizzontale e profondo in proporzione
- che i singoli strumenti nella scena sonora abbiano la loro grandezza, il loro peso e la loro precisa localizzazione
...
Prendiamo ad esempio la tipica registrazione di un brano orchestrale... Ebbene, i microfoni non sono MAI tra il pubblico, ma sono tipicamente sospesi al di sopra del direttore, appena indietro rispetto alla sua posizione.

Da questa posizione -cioé dall'alto- l'orchestra appare schiacciata e con il pavimento alle sue spalle, ad un metro di distanza.

Quindi addio profondità...!!!

Quanto ai singoli strumenti, basta pensarci un attimo...

Immaginate un'orchestra ripresa da una singola coppia di microfoni, appeso sopra al direttore: è chiaro che gli strumenti più lontani risulterebbero attenuati... (bene per trombe e tromboni... malissimo per arpa e contrabbassi...).

Ma il caso dell'impiego di una singola coppia di microfoni è raro come le mosche bianche: di solito si impiegano più microfoni, sospesi sopra le varie sezioni dell'orchestra. In questo caso il fonico potrà bilanciare i livelli in modo di appianare le differenze...

Ma attenzione... moltissimi strumenti saranno ripresi da più microfoni, collocati inevitabilmente a distanze diverse (=diversi tempi di arrivo)... e questo alla fine comporta confusione ed artificiosità.

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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da F.Calabrese » sabato 7 luglio 2018, 11:13

lincegialla ha scritto:
sabato 7 luglio 2018, 0:49
...
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratteristiche:
...
- che la massa orchestrale nei fortissimi mantenga sempre la focalizzazione dei piani strumentali
...
Questo è -tra tutti- il sogno meno realizzabile, perché tutte le incisioni hanno i picchi più o meno tosati da compressori-limitatori...

E a prima conseguenza dell'impiego di un compressore-limitatore è proprio la perdita dell'immagine e della tridimensionalità.

Di incisioni commerciali non compresse nei pieni praticamente non ne esistono.

Io ho registrato il finale della VIII Sinfonia di Mahler in Auditorium e con il microfono del fonometro, mantenendo un buon margine rispetto al massimo livello registrabile. Ebbene... confrontando la mia registrazione con quella dei CD (Decca, EMI, ecc.) questi ultimi risultano compressi di una decina di deciBel almeno, nel finale.

Lo ripeto: dieci deciBel...!!!

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F.C.

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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da F.Calabrese » sabato 7 luglio 2018, 11:22

lincegialla ha scritto:
sabato 7 luglio 2018, 0:49
...
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratteristiche:
...
- che gli alti e gli altissimi possano arrivare fino a stridere ma siano anche setosi, dolci e delicati
- che le percussioni abbiano una propria vita emergente in modo distinto dal contesto strumentale
- che i bassi siano profondi immanenti e pronti a chiudersi di colpo senza code e rimbombi
- che le voci mantengano la loro presenza al centro del palco e siano giustamente grandi e naturali senza sibillanti.
- che la dinamica non abbia teoricamente limiti nella velocità di esecuzione ma che di colpo sappia tramutasi in silenzio
- che la tonalità di come il suono si esprime coincida con quello che io già ho formato nella mia mente.
...
Riassumo gli ultimi punti, facendo presente che praticamente MAI i musicisti registrano in ambienti la cui resa acustica consenta l'ottenimento - in ripresa - di queste caratteristiche.

Soprattutto in gamma bassa i rimbombi sono praticamente la regola, se si riprende alla giusta distanza.

Quanto al silenzio, dovete pensare che le incisioni non sono compresse soltanto nei picchi, MA ANCHE NEI PASSAGGI IN PIANISSIMO, in modo di renderle udibili per chi ascolta con le radio, vale a dire per la quota maggiore dei potenziali ascoltatori.

Io ne ho avuto la prova appunto registrando l'VII Sinfonia di Mahler, il cui pianissimo prima del finale ha un livello in Auditorium) di appena 50-55 dB"A", per cui risulterebbe inaudibile nel caso di qualsiasi ascolto radiofonico.

E' pur vero che le emittenti radio e TV dispongono di sofisticatissimi compressori (gli Orban...), che consentono di ridurre la dinamica anche ad un paio di deciBel soltanto... ma, come diceva lo stesso Orban ad una conferenza AES, troppo spesso il segnale in ingresso a questi compressori arriva già compresso, scombinando ulteriormente il risultato.

Saluti
F.C.

Max
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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da Max » sabato 7 luglio 2018, 17:55

Penso valga la pena menzionare che l'autore originale del post riferisce di ascoltare con diffusori "Magnat Humidor", ovvero dei bookshelf con coni da 11 cm in bass reflex. Credo che tutte le considerazioni su qualità di registrazioni e della catena di elettroniche dovrebbero essere un attimo ri-pesate alla luce di un fattore così drasticamente limitante :roll:

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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da doc elektro » sabato 7 luglio 2018, 18:34

non ascoltando pirupirume classico il suono che voglio è quello di un concerto rock. Libero!
A casa mia si usano i controlli di tono,gli equalizzatori e si usano ancora i tubi catodici. A volte un continental ti può fare volare più in alto dello space shuttle. Certa musica finisce nella stufa,non mi dispiace

joda
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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da joda » sabato 7 luglio 2018, 19:06

I miei ascolti preferiti sono stati delle Thiele e klipschorn; purtroppo mi mancano gli spazi, il budget e la possibilità di non rompere le p...le al prossimo! Un disastro, ma potrebbe andare peggio! ;)
Ciao
F

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Re: Il suono che vorrei

Messaggio da lincegialla » sabato 7 luglio 2018, 19:27

La mia era una considerazione di carattere personale e del tipo di interesse che in qualche modo coinvolge a chi piace il modo della riproduzione musicale. Non ho fatto riferimento al mio impianto con pre e filale Theshold stasis 150 watt per canale di cui i primi 30 in classe cui arriva un segnale convertito da un Wadia 12 proveniente da Cd transporter Teac T1 e diffusori acustici americani Soundsmith un’azienda che è morta appena nata ma ha fatto prodotti di qualità eccellente. Lo sono una cose vecchie ma impagabili come il suono rotondo dei 28 mos feet che alimentano i due canali del finale. Per non parlare dell’impianto cuffie collegato al Pc con Hiface Two convertitore Audiolab MDac ampli a valvole Icon HP 8 e Audeze LCX oltre naturalmente Sennheiser 800 e altre. Ma non è questo il punto è l’idea del miglioramento che mi affascina e questo mio impiantino che ha riempito tutto il piano del comò e che ascolto disteso in camera da letto pure con le piccole Magnat e con il convertitore Vivace di Adio Analog comprato oggi percorrendo 430 chilometri per andare da Roma a Chieti e ritornare malgrado il caldo mi piace sempre di più. Nel negozio fornitissimo di Di Prinzio ho ascoltato altri convertitori e amplificatori di cui in un prossimo post dirò le mie impressioni. Grazie a tutti per la pazienza Paolo

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