Roma High Fidelity 2018: ecco le foto !
Moderatore: F.Calabrese
Roma High Fidelity 2018: ecco le foto !
Buonasera a tutti. Proprio ora sono tornato dalla mostra Hi End di Roma.
Devo dire che rispetto agli anni scorsi ci sono stati molti più espositori senza però per questo portare nulla di nuovo.
L'80% dei diffusori erano i soliti tower trai quali spiccavano, per "piattezza" di suono, le Opera.
Interessante invece la saletta di Audiokit che mostrava diversi tipi di diffusori uno dei quali accettabile dal punto di vista musicale.
C'erano poi dei dipoli con due o tre w da 12" e due o tre 15" sulla gamma bassa ed un driver a tromba per la gamma medioalta.
Molto critici nel posizionamento ed ancor di più nella scelta del punto di ascolto.
Per il resto, nulla di veramente interessante . Penso che gli espositori abbiano puntato più sulla forma dei diffusori che sulla qualità (una coppia sembrava l'urna delle ceneri , era pure nera di colore e si sentiva da schifo).
Una coppia particolare era quella presentata da Lincetto ; due torri in alluminio con 9 w da 5" e 16 tw a cupola ognuna. Bassi profondi praticamente assenti ma buona spazialità e trasparenza ( 30.000 euri ).
Una coppia di diffusori che invece mi ha parzialmente convinto è stata quella della Living Voice. Sistema tradizionalissimo ma direi gradevole.
Per il resto .........tutto vecchio. Le foto purtroppo non le ho fatte. Penso o Carlo o Fabrizio lo faranno. Saluti gh
Devo dire che rispetto agli anni scorsi ci sono stati molti più espositori senza però per questo portare nulla di nuovo.
L'80% dei diffusori erano i soliti tower trai quali spiccavano, per "piattezza" di suono, le Opera.
Interessante invece la saletta di Audiokit che mostrava diversi tipi di diffusori uno dei quali accettabile dal punto di vista musicale.
C'erano poi dei dipoli con due o tre w da 12" e due o tre 15" sulla gamma bassa ed un driver a tromba per la gamma medioalta.
Molto critici nel posizionamento ed ancor di più nella scelta del punto di ascolto.
Per il resto, nulla di veramente interessante . Penso che gli espositori abbiano puntato più sulla forma dei diffusori che sulla qualità (una coppia sembrava l'urna delle ceneri , era pure nera di colore e si sentiva da schifo).
Una coppia particolare era quella presentata da Lincetto ; due torri in alluminio con 9 w da 5" e 16 tw a cupola ognuna. Bassi profondi praticamente assenti ma buona spazialità e trasparenza ( 30.000 euri ).
Una coppia di diffusori che invece mi ha parzialmente convinto è stata quella della Living Voice. Sistema tradizionalissimo ma direi gradevole.
Per il resto .........tutto vecchio. Le foto purtroppo non le ho fatte. Penso o Carlo o Fabrizio lo faranno. Saluti gh
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Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
Domani mattina spero di riuscire a postare foto e commenti.
Sono benvenuti i commenti di tutti.
Saluti
F.C.
Sono benvenuti i commenti di tutti.
Saluti
F.C.
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
Prima vi lascio sfogare....poi vi dico la mia...
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
premettendo che:
è stata una toccata e fuga (la libertà condizionata);
non conosco la musica classica;
trovo ingiustificato spendere cifre stellari per (forse) avere un 0,01 % in più;
la musica riprodotta, tranne che un Massive A. in casa Kef con le piccole attive (nei loro limiti fichissime),era per me di una noia mortale,
a parte i soliti Pink, De Andrè...
tranne pochi casi, nelle grandi sale si era alla Vucciria, meglio le piccole per educazione degli avventori, ma a quel punto le sale erano più piccole di un salone piccolo;
quindi, premettendo che nelle grandi c'era casino, musica per me tipo buttafuori, apparecchiature da centrale enel,
ho senz'altro preferito i monitor, anche se carenti nei soliti bassi (ma magari con un subbino ben messo).
Audel, le Tablette, le Brianza... Audiokit (loro però belle grosse, ma spingevano che è un piacere) per me in pole position a parte le solite Duevel e Larsen (sicuramente "diverse") JMR e la Rosita .
Ma alla fine che palle la musica.
Ciao
f
ed ho conosciuto Fabrizio (anche Ciroschi) che mi ha occupato metà del tempo della libera uscita
è stata una toccata e fuga (la libertà condizionata);
non conosco la musica classica;
trovo ingiustificato spendere cifre stellari per (forse) avere un 0,01 % in più;
la musica riprodotta, tranne che un Massive A. in casa Kef con le piccole attive (nei loro limiti fichissime),era per me di una noia mortale,
a parte i soliti Pink, De Andrè...
tranne pochi casi, nelle grandi sale si era alla Vucciria, meglio le piccole per educazione degli avventori, ma a quel punto le sale erano più piccole di un salone piccolo;
quindi, premettendo che nelle grandi c'era casino, musica per me tipo buttafuori, apparecchiature da centrale enel,
ho senz'altro preferito i monitor, anche se carenti nei soliti bassi (ma magari con un subbino ben messo).
Audel, le Tablette, le Brianza... Audiokit (loro però belle grosse, ma spingevano che è un piacere) per me in pole position a parte le solite Duevel e Larsen (sicuramente "diverse") JMR e la Rosita .
Ma alla fine che palle la musica.
Ciao
f
ed ho conosciuto Fabrizio (anche Ciroschi) che mi ha occupato metà del tempo della libera uscita
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
Che palle la musica classica... secondo la mia esperienza un po tutti gli impianti se la cavano con musica pop e jazz. quelle pop a dire il vero sono quasi sempre registrate malissimo quindi inutile giudicare, quelle jazz invece sono registrate in genere molto bene, molto ravvicinate, da jazz club. nella stragrande maggioranza degli impianti ,dalla buona estensione e dinamica, rendono al meglio, non occorre una correttezza spinta. nel mondo della classica questo invece diventa incredibilmente importante. i contrabbassi ed i violoncelli ad esempio diventano completamente innaturali.
certi artisti (mi viene in mente Sokolov che ho avuto la forntuna di sentire sabato sera) sono talmente maniaci, perfezionisti, da suonare come se fosse una forma di religione, una missione.. ogni nota è cesellata alla perfezione, oltre la perfezione, nel rispetto timbrico e dinamico, creando contrasti quasi impossibili da riprodurre anche per un eccellente impianto! mai sentito un pianista cosi!
certi artisti (mi viene in mente Sokolov che ho avuto la forntuna di sentire sabato sera) sono talmente maniaci, perfezionisti, da suonare come se fosse una forma di religione, una missione.. ogni nota è cesellata alla perfezione, oltre la perfezione, nel rispetto timbrico e dinamico, creando contrasti quasi impossibili da riprodurre anche per un eccellente impianto! mai sentito un pianista cosi!
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
non intendevo dire che palle la classica, non sono così presuntuoso; mi piacerebbe solo più varietà di genere. Poi è chiaro che se un impianto riesce a suonare bene Sokolov, suonerà bene con tutti.
con immenso rispetto per la classica
saluti
F
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saluti
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Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
Vi butto giù una ipotesi... Non è che -per caso- alle mostre si ascoltano solo brani che presentano un livello d'ascolto praticamente costante...?
Pensate ad una voce femminile che suona accompagnata da una chitarra o d un pianoforte: la cantante non urlerà né sussurrerà... e lo strumento di accompagnamento pure...
Lo stesso vale per il jazz, dove tutti suonano a livello relativamente costante, per non sovrastarsi a vicenda.
Solo una ipotesi.
Saluti
F.C.
Pensate ad una voce femminile che suona accompagnata da una chitarra o d un pianoforte: la cantante non urlerà né sussurrerà... e lo strumento di accompagnamento pure...
Lo stesso vale per il jazz, dove tutti suonano a livello relativamente costante, per non sovrastarsi a vicenda.
Solo una ipotesi.
Saluti
F.C.
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
La sala che più mi è piaciuta é quella di The Sound of the Valve, poi Grandinote.
Il resto, nulla di che mi è parso.
Il resto, nulla di che mi è parso.
Ciao
Maurizio
Maurizio
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
Be, hai ragione, rileggendo ho capito... ad ogni modo anche con la classica bisogna sentire cose differenti per mettere in difficoltà l'impianto da tutti i punti di vista. un'opera o una sinfonia sono bestie durissime da un punto di vista dinamico e di "ambienza"! occorre altissima definizione ai bassi livelli, dinamica go go per i crescendo, le trombe, le percussioni..
Re: Roma High Fidelity 2018: total (quasi) tower
La classica la conosco talmente poco, mea culpa, che preferisco prendere come metro scomodo chessò Bjork, almeno caccia tutti i presenti e mi sento l'impianto da solo