Un aspetto assai delicato dell'HiFi

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F.Calabrese
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Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da F.Calabrese » domenica 21 aprile 2019, 1:22

Oggi pomeriggio ho raccontato del thread sulla "sfida" (*) ad una delle persone più intelligenti e riflessive che io conosca.

Lei mi ha risposto che sarebbe sciocco da parte mia accettare la sfida, anche perché sa bene che la vincerei a mani basse.

...però cosa accadrebbe dopo...?

Mi ha spiegato che l'appassionato che si vedesse dimostrare come sbagliate tutte le sue scelte precedenti, non sarebbe di certo felice né grato per questo !!!


Anzi... maturerebbe un sentimento di antipatia così forte nei miei confronti che mai e poi mai si rivolgerebbe a me per il suo nuovo impianto !

Io inizialmente sorridevo... ma dopo due minuti mi sono reso conto del fatto che lei aveva ragione... pienamente ragione...!

Ci sono almeno tre casi, che molti di voi conoscono, in cui è accaduto esattamente questo.

Il primo caso è quello dell'appassionato che acquistò le Focal Grand Utopia, con quattro finali Mc Intosh da 1200 Watt, pre Burmester e via di seguito.
Lui venne a casa mia ed ascoltò un mio FullHorn pilotato da 1500 Euro di elettroniche cinesi, contro i 150 mila Euro delle sue: ed il risultato all'ascolto era esattamente lo stesso... anzi...
Ebbene... quale fu la sua decisione...? Più avanti mise in vendita tutto e passò alle trombe, MA NON ALLE MIE, bensì ad impianti più costosi e meno performanti... mentre a me offrì (per umiliarmi) di pagare il solo costo delle scocche in legno.
NO... non era affatto un pazzo, ma un normalissimo e logico essere umano, le cui precedenti scelte erano state umiliate dal confronto, per cui la rabbia aveva preso il posto della logica.

Il secondo caso è quello di un appassionato che conosco da 40 anni e che ha avuto in casa "di tutto di più", e persino un mio impianto (che smanettò al punto tale da indurmi a ricomprarmelo, per quanto era riuscito a farlo suonare male). Alla fine l'ho visto ascoltare con gli occhi lucidi un mio impianto, dopo che la settimana prima aveva speso ventimila Euro per una coppia di catafalchi dal suono vergognoso.

Il terzo caso condivide con il secondo il possesso degli stessi catafalchi, che ha tentato di rivendere a cinquemila Euro (meno di quanto costi il loro mobile in legno), senza riuscirci. Lui ha scoperto le trombe proprio a casa mia, ma non ha appunto avuto il coraggio di rivolgersi a me, prendendosi la sciocca rivincita ( a sue spese) con l'acquistare i due vetusti catafalchi.

In sintesi: a volte una vittoria è peggio di qualsiasi soluzione alternativa.

A ripensarci, la mia soluzione di aprire le porte di casa solo agli ascoltatori seriamente interessati (ed ai rari recensori imparziali), si è -alla lunga- rivelata come la soluzione più intelligente, vale a dire quella che non umilia chi ha operato scelte sbagliate, ma che al contempo consente a coloro che sono liberi da pregiudizi di scoprire nuovi orizzonti e riscoprire una grande passione.

Riflettiamoci insieme: c'è molto di vero nel consiglio che oggi ho ricevuto...!

Saluti
F.C.

(*): viewtopic.php?f=5&t=8548

Fabrizio Ruggeri
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da Fabrizio Ruggeri » domenica 21 aprile 2019, 9:09

Intanto Buona Pasqua a te e a tutti i lettori...
Hai drammaticamente ragione, a costoro di ascoltare bene non interessa assolutamente nulla, vogliono solo riempire pareti di occhioni blu coi vumeter che danzano e catafalchi laccati per soddisfare il loro onanismo.
La mafia di settore ti vedrà sempre di malocchio, visto che li sputtani quotidianamente, E FAI BENE!
Per quanto riguarda me, per motivi familiari ho fatto una scelta diversa, ascolto durante il giorno musica di sottofondo, per non turbare la pacem in terris, e di notte, quando la gentil consorte dorme, ascolto in cuffia, a letto, con delle Grado modificate da Andrea Ricci, ex Spiritlabs, ora Spirit Torino.
Solo che nel passaggio da cantinaro part-time per amici o poco più , ergo top di gamma a 500 euro, è passato a partita iva regolare con oneri ed onori connessi, leggi recensioni , mostre , ecc.. decuplicando i prezzi.... Ergo mi tendo strettissime le mie! :D
L' iniziativa della sfida è fantastica, e FAI BENE A FARLA CON QUANTO DI MENO COSTOSO PUO' VINCERE IL CONFRONTO!
Ma come hai scritto tu, molti di questi tenteranno di sbolognare le loro casse da morto a qualche altro credulone e non compreranno le tue perchè non soddisfano il loro celodurismo.
Grazie davvero di tutto quanto scrivi per noi.

Alexmaso69
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da Alexmaso69 » domenica 21 aprile 2019, 10:08

Ieri ho provato una Porsche e siccome va meglio della mia mi fa incazzare e non la compro. Ma come cavolo ragionate???
Fabrizio tu fai esattamente la stessa cosa: chiedi opinioni solamente a persone che sai già ti risponderanno quello che vuoi.
Sarebbe ora ti rivolgessi a persone un filo più intelligenti perché quelle cui ti rivolgi saranno si riflessive, ma non intelligenti. E se si offendono perché non ci arrivano, beh non è colpa mia.
Comunque questa tua teoria è semplicemente demenziale.
Chiunque sano di mente, se ascolta qualcosa che davvero lo convince, aspira a possederlo. È naturale e non cercare altre spiegazioni perché non ci sono.
Poi comunque ci sono persone che per hobby amano cambiare e testare vari prodotti, spendendo molto e rimettendoci molto nel cambio. Ma lo fanno come hobby e non saranno mai interessati alla tua roba perché non se ne fanno nulla, non la possono incastrare nei test personali con altri apparecchi. Non è un componente plug and play come un ampli, un tower, etc etc.
Ho un amico nel Lazio che spende centinaia di migliaia di euro l’anno in questo hobby ma non sarà mai un tuo cliente. Non si perde le fiere in giro per il mondo, l’ultima spesa del 2018 che ha fatto è stata di quasi 200 mila tra cavi/dac e casse. Ma, pensa un po’, non ti conosce, non ha mai sentito parlare di te!!!! C’e Un mondo di gente per cui non esisti proprio.
Questo è un dato di fatto e dipende solo da te.
Se ti ritieni un uomo di successo che ha fatto cose importanti nella sua vita, bene. Ma se ritieni che non lo sei, questo è solamente per colpa tua, non di quattro persone che parlano male di te. Non sopravvalutare il potere dei mafiosetti del settore come non devi sottovalutare l’intelligenza delle persone che ti leggono e ascoltano.
Oppure ti stai solo prendendo gioco di tutti noi perché il tuo unico scopo è salire nei rating google e tutte queste discussioni non sono altro che fuffa....

mariorossi186
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da mariorossi186 » domenica 21 aprile 2019, 10:18

F.Calabrese ha scritto:
domenica 21 aprile 2019, 1:22

Riflettiamoci insieme: c'è molto di vero nel consiglio che oggi ho ricevuto...!

Saluti
F.C.

(*): viewtopic.php?f=5&t=8548 [/color][/size]
pessimo consiglio
Tutte queste chiacchiere assai inconsistenti a che servono ? Ad aumentare i follower ?
Non vedo altra ragione
alberto inzani

F.Calabrese
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da F.Calabrese » domenica 21 aprile 2019, 10:33

Alexmaso69 ha scritto:
domenica 21 aprile 2019, 10:08
Ieri ho provato una Porsche e siccome va meglio della mia mi fa incazzare e non la compro. Ma come cavolo ragionate???
Fabrizio tu fai esattamente la stessa cosa: chiedi opinioni solamente a persone che sai già ti risponderanno quello che vuoi.
Sarebbe ora ti rivolgessi a persone un filo più intelligenti perché quelle cui ti rivolgi saranno si riflessive, ma non intelligenti. E se si offendono perché non ci arrivano, beh non è colpa mia.
Comunque questa tua teoria è semplicemente demenziale.
CI TENGO A PRECISARE CHE NON E' UNA "MIA" TEORIA, MA MI E' STATA PROPOSTA DA UNA PERSONA CHE CONOSCE BENE LA MATERIA DELLE TRATTATIVE.
Chiunque sano di mente, se ascolta qualcosa che davvero lo convince, aspira a possederlo. È naturale e non cercare altre spiegazioni perché non ci sono.
Poi comunque ci sono persone che per hobby amano cambiare e testare vari prodotti, spendendo molto e rimettendoci molto nel cambio. Ma lo fanno come hobby e non saranno mai interessati alla tua roba perché non se ne fanno nulla, non la possono incastrare nei test personali con altri apparecchi. Non è un componente plug and play come un ampli, un tower, etc etc.
LO FACEVANO... MA OGGI NON PIU', SIA PERCHE' MANCANO I NEGOZI DISPOSTI A RIPRENDERE IL LORO USATO VALUTANDOLO ACCETTABILMENTE, SIA PERCHE' SI E' FERMATO IL MERCATO DELL'USATO ONLINE.
Ho un amico nel Lazio che spende centinaia di migliaia di euro l’anno in questo hobby ma non sarà mai un tuo cliente. Non si perde le fiere in giro per il mondo, l’ultima spesa del 2018 che ha fatto è stata di quasi 200 mila tra cavi/dac e casse. Ma, pensa un po’, non ti conosce, non ha mai sentito parlare di te!!!! C’e Un mondo di gente per cui non esisti proprio.
Questo è un dato di fatto e dipende solo da te.
Se ti ritieni un uomo di successo che ha fatto cose importanti nella sua vita, bene. Ma se ritieni che non lo sei, questo è solamente per colpa tua, non di quattro persone che parlano male di te. Non sopravvalutare il potere dei mafiosetti del settore come non devi sottovalutare l’intelligenza delle persone che ti leggono e ascoltano...
VEDIAMO DI CAPIRCI, evitando il più possibile spiacevoli malintesi.
Io ritengo di aver avuto successo da ragazzo, quando un progetto di un impianto da concerto mi veniva pagato 36-69-50 milioni di lire (ho messo le cifre vere...), ed avevo poco più di venti anni. Poi quel settore ha intrapreso una deriva suicida, prima con i sistemi compatti e poi con i Line Array, per cui quasi tutte le aziende di noleggio sono finite ridotte alla canna del gas, mentre gli artisti spendevano in ponteggi, scenografie e megaschermi video... risparmiando fino all'ultimo centesimo sui noleggi dell'audio.

Per me l'HiFi è da sempre un grande amore, più che una fonte di sostentamento. E questo spiega il perché io abbia aperto un Forum e non un negozio.

Quanto al fatto di esistere o meno, è solo una questione di investimenti pubblicitari: con 500 Euro su google si arriva dovunque. Ma io aspetto di avere un Listino (il doppio dei prezzi attuali... :lol: ) ed un minimo di magazzino con impianti pronti per la spedizione. Manca poco.

Buona Pasqua
F.C.

oblomov
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da oblomov » domenica 21 aprile 2019, 21:49

How facts backfire
Researchers discover a surprising threat to democracy: our brains

By Joe Keohane
July 11, 2010
...
It’s one of the great assumptions underlying modern democracy that an informed citizenry is preferable to an uninformed one. “Whenever the people are well-informed, they can be trusted with their own government,” Thomas Jefferson wrote in 1789. This notion, carried down through the years, underlies everything from humble political pamphlets to presidential debates to the very notion of a free press. Mankind may be crooked timber, as Kant put it, uniquely susceptible to ignorance and misinformation, but it’s an article of faith that knowledge is the best remedy. If people are furnished with the facts, they will be clearer thinkers and better citizens. If they are ignorant, facts will enlighten them. If they are mistaken, facts will set them straight.

In the end, truth will out. Won’t it?

Maybe not. Recently, a few political scientists have begun to discover a human tendency deeply discouraging to anyone with faith in the power of information. It’s this: Facts don’t necessarily have the power to change our minds. In fact, quite the opposite. In a series of studies in 2005 and 2006, researchers at the University of Michigan found that when misinformed people, particularly political partisans, were exposed to corrected facts in news stories, they rarely changed their minds. In fact, they often became even more strongly set in their beliefs. Facts, they found, were not curing misinformation. Like an underpowered antibiotic, facts could actually make misinformation even stronger.
...

http://archive.boston.com/news/science/ ... _backfire/
...
...già citato...In Illo Tempore...

oblomov
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Iscritto il: mercoledì 29 gennaio 2014, 0:32

Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da oblomov » domenica 21 aprile 2019, 21:56

IN CHE MODO LA REALTÀ DEI FATTI RINFORZA LE NOSTRE CONVINZIONI…ERRATE
...
JOE KEOHANE Boston Globe
...
I ricercatori scoprono una stupefacente minaccia alla democrazia: i nostri cervelli e il loro modo di funzionare.
Il fatto che una cittadinanza informata sia preferibile a una incolta è uno dei pilastri fondanti alla base della moderno concetto di democrazia.
“Ogni volta che la gente si dimostra al corrente di fatti e notizie succede che essi siano anche degni di fiducia da parte del loro governo” scriveva Thomas Jefferson nel 1789. Quest’idea, portata avanti negli anni, costituisce il fondamento di tutto ciò che va dai più umili pamphlet politici ai dibattiti per le presidenziali fino al reale concetto di libera stampa.
Il genere umano può essere un legno storto, come amava dire Kant, predisposto solo all’ignoranza e alla disinformazione, ma rimane un dogma di fede che la conoscenza sia il miglior rimedio a questa condizione. Se alla gente si forniscono i fatti, essi diventeranno lucidi ragionatori e, in definitiva, cittadini migliori. Se affogano nell’ignoranza, i fatti li illumineranno [si intendono, nell’articolo, i fatti come dati di fatto, realtà oggettiva, quintessenza della verità ovvero un concetto cui i mezzi di informazione dovrebbero aderire come a un ideale fondante N.d.T.]. Se gli uomini sbagliano, i fatti li rimetteranno sulla retta via.
Alla fine, la verità verrà a galla. Non è vero?
Forse no. Di recente, studiosi di scienze politiche hanno cominciato ad occuparsi di una tendenza dell’uomo in grado di scoraggiare alla radice la fede nel potere dell’informazione.
In altre parole: non necessariamente i fatti, la realtà oggettiva hanno la capacità di farci cambiare opinione.
Approfondendo la questione, si scopre come sia vero proprio il contrario.
Durante una serie di studi tra il 2005 e il 2006, i ricercatori dell’Università del Michigan scoprirono che quando persone male informate, in particolare attivisti politici, venivano esposte alla verità dei fatti, assai di rado riuscivano a cambiare opinione. A ben guardare, la cosa li rendeva ancora più radicati nelle proprie convinzioni iniziali, ancorché errate. Gli scienziati verificarono come il contatto con la realtà oggettiva dei fatti non rappresentasse affatto una cura alla disinformazione. Comportandosi in analogia a un antibiotico di potere insufficiente, i fatti potrebbero, in realtà rinforzare ulteriormente [le convinzioni e i pregiudizi generati da] la cattiva informazione.
Tutto ciò fa vaticinare sventure per la democrazia, in quanto la maggior parte degli elettori – in definitiva la gente che prende decisioni su come la nazione vada governata [1] – non sono proprio lavagne immacolate. Il popolo delle urne risulta dotato di convinzioni proprie e di insiemi di dati di fatto ben radicati nella propria mente. Il problema è che, a volte, le cose che pensano di sapere sono false in modo oggettivo e dimostrabile. Anche se messi di fronte delle informazioni corrette, tali persone reagiscono in un modo completamente differente da quanto fanno le persone che sono semplicemente ignoranti. Al posto cambiare idea per riflettere le informazioni corrette, essi si trincerano ancor di più nelle proprie convinzioni originarie.
“L’idea generale è che ammettere di aver sbagliato sia avvertito come una minaccia in termini assoluti” afferma lo studioso di scienze politiche Brendan Nyhan, a capo del gruppo di ricerca nello studio condotto dall’Università del Michigan. Il fenomeno – conosciuto come “ritorno di fiamma” – è “un meccanismo inconscio di difesa che tende a evitare la dissonanza cognitiva” [2].
Queste scoperte allargano l’annosa discussione sull’ignoranza in campo politico dei cittadini statunitensi fino ad arrivare a interrogativi di più ampio respiro sull’interazione tra la natura dell’intelligenza umana e i nostri ideali democratici. Alla maggioranza di noi piace credere che le proprie opinioni si siano distillate col tempo attraverso un esame razionale e ponderato di fatti e idee e che, di conseguenza, le decisioni basate su quelle stesse opinioni non possano che avere il sigillo della correttezza e dell’intelligenza. In realtà, più spesso di quanto siamo disposti ad ammetterlo, ci accade di basare le nostre opinioni sulle nostre convinzioni, che a loro volta possono avere una connessione esile e tormentata con i dati di fatto oggettivi. Al posto di avere i fatti che guidano le convinzioni, si assiste, da parte di queste ultime, alla selezione dei fatti che si scelgono di accettare. Le convinzioni personali possono farci distorcere i fatti in modo che essi si adattino al meglio alle nostre nozioni preconcette o ai nostri pregiudizi. L’effetto peggiore è che le convinzioni possono portarci ad accettare senza alcuno spirito critico la cattiva informazione, solo in quanto quest’ultima le avvalora. Ciò da un lato ci rende ancora più sicuri di avere la verità in tasca e dall’altro diminuisce ulteriormente la probabilità di prestare ascolto a nuove fonti di informazione. È a questo punto che si va a votare.
L’eccesso viene solo amplificato dall’eccesso di informazioni, che offre – fianco a fianco con una quantità senza precedenti di ottima informazione – pettegolezzi incessanti, disinformazione e versioni discutibili della verità. In altre parole, sbagliare non è mai stato più facile, avendo al contempo la fortissima convinzione di essere nel giusto.
“Uomo del posto si professa appassionato difensore di ciò che egli immagina sia la costituzione” recita un recente titolo di testa di Onion. Come la migliore satira, questa maligna, piccola gemma riesce a strappare una risata, subito smorzata dal sentimento nauseato dell’identificazione. Gli ultimi cinquant’anni di studi politologici hanno dimostrato in modo definitivo come alla maggior parte dei cittadini americani difetti persino la conoscenza di base dei meccanismi alla base del funzionamento della nazione [meccanismi intesi in senso economico, politico, energetico N.d.T]. Nel 1996 Larry M. Bartels, dell’Università di Princeton, sostenne come “l’ignoranza politica dell’elettore americano fosse uno dei dati meglio documentati nel campo della scienza politica.”
Questo dato di fatto potrebbe non essere un problema, se isolato dal contesto: la gente non al corrente dei fatti potrebbe semplicemente scegliere di non votare. Ciò che pare succedere, al contrario, è che è proprio la gente male informata (o completamente disinformata) ad avere spesso le convinzioni politiche più salde. Di recente, un esempio lampante di quanto detto è stato rappresentato da uno studio effettuato nel 2000, condotto da James Kuklinski dell’Università dell’Illinois alla Urbana-Campaign [3]. James condusse un importante esperimento in cui a più di 1.000 residenti dell’Illinois furono fatte domande sul welfare – la percentuale del budget federale spesa per i programmi sul welfare, il numero di persone impegnate nel programma, la percentuale di afroamericani beneficiari di tali programmi e il versamento medio. Più della metà degli intervistati indicarono di essere sicuri di aver risposto correttamente. In effetti, solo il 3% dei soggetti aveva risposto correttamente a oltre la metà delle domande. Cosa ancor più sconvolgente, coloro che erano maggiormente sicuri di aver risposto correttamente, erano di gran lunga quelli che meno conoscevano l’argomento (la maggior parte di questi partecipanti espressero punti di vista che suggerivano forti pregiudizi anti-welfare).
Studi di altri ricercatori hanno osservato fenomeni analoghi con riferimento ai settori di istruzione, riforma sanitaria, immigrazione, azioni di promozione delle minoranze, controllo delle armi e altri argomenti che tendono a radicalizzare le opinioni in un tipico scenario bianco o nero. Kuklinski chiama questo tipo di risposta la sindrome del “Sapere di aver ragione” e la considera un “problema potenzialmente terribile” in un sistema democratico. Secondo lo studioso “Ciò implica non solo che la maggioranza della gente opporrà resistenza alla correzione delle proprie convinzioni, ma anche che proprio coloro che avrebbero maggior bisogno di correggerle saranno quelli che avranno meno probabilità di farlo sul serio.”
Cosa sta succedendo? Come è possibile avere opinioni così errate e, al contempo, essere così sicuri di essere nel giusto? Una parte della risposta si trova nel modo in cui il nostro cervello risulta connesso. In generale, la gente tende a cercare la coerenza. C’è un ricco corpus di studi psicologici che dimostra come le persone tendano a interpretare le informazioni prestando contemporaneamente attenzione a rinsaldare i propri punti di vista preesistenti. Se si crede alla verità di una cosa, è più probabile accettare in modo passivo la verità di qualcosa che confermi le nostre convinzioni, proprio mentre si accantonano in modo attivo tutte le informazioni che non vi si conformano. Questo comportamento è noto come “argomentazione stimolata” [“motivated reasoning” nel testo N.d.T.]. Indipendentemente dall’esattezza delle informazioni coerenti [con le nostre convinzioni N.d.T.], le si potrebbero accettare come fatti, conferme alle proprie convinzioni. Ciò ci rende ancora più saldi nelle suddette convinzioni, e rende ancora meno probabile il semplice prendere in considerazioni fatti che le contraddicano.
Una nuova ricerca, pubblicata lo scorso mese sulla rivista Political Behavior, suggerisce come una volta che questi dati di fatto siano stati interiorizzati, diventi estremamente arduo rimuoverli. Nel 2005, nella massa di richieste energiche di mezzi di informazione migliori nell’ambito delle verifiche dei fatti, uno strascico del comportamento dei media durante la guerra in Iraq, Nyhan e un collega escogitarono un esperimento in cui ai partecipanti venivano dati pezzi che scimmiottavano vere notizie, ciascuno dei quali conteneva un’affermazione, falsa al di là del bene e del male eppure assai diffusa, fatta da una figura politica: che in Iraq fossero state trovate armi di distruzione di massa [WMD acronimo di “Weapons of Mass Destruction” nell’originale N.d.T] (in realtà non ce ne erano), che il taglio delle tasse voluto da Bush avesse aumentato le entrate governative (esse in effetti calarono) e che l’amministrazione Bush avesse imposto il bando totale della ricerca sulle cellule staminali (solo alcuni fondi federali furono limitati). Nyhan inserì una rettifica chiara e diretta dopo ogni articolo rimaneggiato, misurando il numero di volte in cui i partecipanti si ricredevano, ovvero il numero di volte in cui una rettifica aderente alla verità aveva presa, funzionava.
Per la maggior parte dei soggetti, la rettifica non sortiva effetto. Coloro che si identificavano come conservatori prestarono fede alla disinformazione sulle armi di distruzione di massa e a quella sulle tasse ancor più fermamente, una volta esposti alla rettifica. Quanto più fortemente i soggetti avevano a cuore l’argomento – un fattore noto come rilievo – più forte era l’effetto di rinforzo [“backfire”, ovvero ritorno di fiamma nell’originale N.d.T.].
Con coloro che si identificavano come liberali, l’effetto fu leggermente diverso: nel leggere l’articolo rettificato sulle cellule staminali, la rettifica non ebbe l’effetto di rinforzo, ma i lettori continuarono a ignorare l’informazione scomoda sulla non totalità delle restrizioni dell’amministrazione Bush.
Non è chiaro ciò che guidi il comportamento – potrebbe variare da un semplice stare sulla difensiva, alla gente con un atteggiamento molto attivo nella difesa delle proprie convinzioni – ma a sentire la netta posizione di Nyhan “È dura essere ottimisti sulla reale efficacia del meccanismo di verifica dell’accuratezza dei fatti.”
Sarebbe rassicurante pensare che i politologi e gli psicologi abbiano escogitato un modo per contrastare il problema, se non fosse che se ne stanno ancora studiando sintomi e modalità. La persistenza delle percezioni erronee in campo politico rimane un campo di ricerca ancora acerbo. “È davvero campato in aria” secondo Nyham.
Ma i ricercatori continuano a lavorarci. Un filone sembra coinvolgere l’autostima. Nyham ha preso parte a uno studio in cui dimostra come un gruppo di persone, una volta messe alla prova con esercizi per aumentare l’autostima, fosse maggiormente in grado di considerare nuove informazioni di un gruppo che non avesse fatto attività pro autostima. In altri termini, se ci si sente bene con se stessi, si ascolta, mentre se ci sente insicuri o minacciati, non lo si farà. Questo risultato spiegherebbe perché i demagoghi traggano beneficio dal fatto di tenere la gente costantemente in agitazione, sotto minaccia. Più la gente si sente minacciata, meno è probabile che presti attenzione a opinioni fuori dal coro e più facilmente si riesce a tenerla sotto controllo.
Ci sono anche casi in cui la franchezza paga. Gli studi sul welfare di Kuklinski suggeriscono come la gente cambierà opinione se la si colpisce “in mezzo agli occhi” con fatti oggettivi, presentati senza mezzi termini, che contraddicano le proprie idee preconcette. Egli chiese a un gruppo di partecipanti quale credessero fosse la percentuale del budget che il governo spendeva e quale fosse la percentuale che, a loro giudizio, dovesse essere spesa in realtà. A un altro gruppo fu posta la medesima domanda, ma a questi ultimi fu immediatamente detta la percentuale effettiva di spesa per il welfare (1%). A questi si chiese, con la percentuale reale ben in mente, quanto il governo avrebbe dovuto spendere. Con nessuna correlazione con la correttezza delle convinzioni prima di ricevere la rettifica, il secondo gruppo ritarò le risposte in modo da riflettere il fatto appena ricevuto [ovvero l’1% dedicato al welfare N.d.T.].
Ad ogni modo, lo studio di Kuklinski coinvolgeva persone che ricevevano informazioni direttamente dai ricercatori, per giunta assai interattivamente. Quando Nyham tentò di trasmettere la rettifica in un modo più vicino a quanto succedeva nel mondo reale, ovvero attraverso un articolo di giornale, si verificava la retroazione di rinforzo [backfire]. Anche se le persone accettavano di buon grado le nuove informazioni, o queste non reggevano a lungo oppure non avevano alcun effetto sulle convinzioni. Nel 2007 John Sides della Università George Washington e Jack Citrin della Università della California a Berkley studiarono se il fornire a persone ingannate informazioni corrette sulla proporzione di immigrati sulla composizione della popolazione USA, avrebbe avuto qualche effetto sui loro punti di vista sull’immigrazione. Non ne ebbe alcuno.
E se si nutre l’opinione – popolare su entrambi i lati dello schieramento politico – che da un punto di vista globale la soluzione si trovi in un maggior livello di istruzione e un più elevato livello di sofisticazione politica degli elettori, bene, è appena l’inizio, non certo la soluzione. Uno studio di Charles Taber e Milton Lodge, effettuato nel 2006 presso l’università Stony Brook, mostrò come i pensatori, politicamente sofisticati, fossero ancora meno aperti a nuove informazioni rispetto a persone meno sofisticate. Queste persone potranno anche essere nel giusto il 90% delle volte, ma la loro presunzione rende quasi impossibile la correzione del restante 10% in cui essi sono clamorosamente in errore. Taber e Lodge trovarono come questo fosse davvero allarmante in quanto i pensatori impegnati e sofisticati sono sempre stati “proprio il genere di persone su cui la teoria democratica fa maggiormente affidamento.”
In un mondo ideale, i cittadini sarebbero in grado di mantenere una vigilanza costante, controllando sia le informazioni ricevute sia il modo in cui i propri cervelli le processano. Ma collocare al giusto posto le notizie prende tempo e sforzi. E una spietata analisi interiore può essere sfibrante, come secoli di filosofi hanno mostrato. I nostri cervelli sono progettati per creare scorciatoie cognitive – inferenze, intuizioni e così via – al fine di evitare proprio quella sorta di disagio che si prova mentre si affronta l’impeto delle informazioni che si ricevono ogni giorno. Senza queste scorciatoie, sarebbero poche le cose a poter essere completate. Sfortunatamente, proprio a causa dell’esistenza di queste scorciatoie, ci si trova facilmente raggirati dalle falsità della politica.
Nyham infine raccomanda un approccio di tipo supply-side [intervenire dal lato dell’offerta di informazioni (supply-side) N.d.T]. Al posto di focalizzarsi su cittadini e consumatori di disinformazione, egli suggerisce di esaminare le fonti. Se si aumenta il “costo in termini di reputazione” delle informazioni scorrette ma irrilevanti, si può scoraggiare la gente dal farlo così spesso. “Così, se si va su ‘Meet the Press’ [4] e si viene presi a martellate per aver detto qualcosa di non corretto” suggerisce Nyham “probabilmente ci si penserà due volte prima di rifarlo.”
Sfortunatamente, questa soluzione basata sulla gogna mediatica sarebbe tanto non plausibile quanto ragionevole. I saccenti politologi dalla lingua sciolta si sono elevati al regno dell’assai remunerativo intrattenimento popolare, mentre le azioni professionali di controllo dei fatti languono nelle segrete del secchionaggio [5]. È facile avere un politico o un esperto che, impassibile, asserisca come George W. Bush abbia ordinato l’11 Settembre o che Barack Obama sia il culmine di una trama cinquantennale ordita dal governo del Kenia per distruggere l’America. Riuscire a fargli provare e mostrare vergogna: è questa la cosa complicata.

NOTE DEL TRADUTTORE

[1] in realtà questo tipo di visione un po’ naif dell’effettivo ruolo degli elettori nel processo decisionale della democrazia è quanto meno sopravvalutata, come ci ricordano gli atti di un qualsiasi governo democratico all’occidentale se messi in relazione con il pensiero effettivo della maggioranza degli elettori e come ci testimoniano le crescenti percentuali di astensioni, schede bianche e nulle.
[2] da Wikipedia. La dissonanza cognitiva è un concetto introdotto da Leon Festinger nel 1957 in psicologia sociale, e ripreso successivamente in ambito clinico da Milton Erickson, per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione ad un tema si trovano a contrastare funzionalmente tra loro; esempi ne sono la "dissonanza per incoerenza logica", la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all’ambiente con cui l’individuo si trova ad interagire (dissonanza per costumi culturali). Un individuo che attiva due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che essa comporta; questo può portare all’attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza. Un’applicazione esemplificativa di tali processi si può avere, ad esempio, quando un soggetto disprezza esplicitamente i ladri, ma compra un oggetto a un prezzo troppo basso per non intuire che sia di provenienza illecita. Secondo Festinger, per ridurre questa contraddizione lo stesso individuo potrà o smettere di disprezzare i ladri (modificando quindi l’atteggiamento), o non acquistare l’oggetto proposto (modificando quindi il comportamento).
[3] da Wikipedia. L’Università dell’Illinois alla Urbana-Champaign è il campus più antico, grande e prestigioso nel sistema universitario dell’Illinois. È una delle scuole più selettive degli Stati Uniti con parecchi dei suoi laureati fra i migliori della nazione. Essa è composta di 18 college e istituti che offrono più di 150 programmi di studio. Inoltre, l’università lavora ad una estensione che serve 2,5 milioni di registranti per anno nello stato dell’Illinois ed oltre. Il campus include 272 edifici principali su di una superficie di 5,90 km² nelle città confinanti della Champaign, dell’Urbana e ha un budget annuale di quasi 1,4 miliardi di dollari.
[4] da wikipedia (ENG). Meet the Press è una trasmissione televisiva settimanale di notizie/interviste prodotta da NBC. È lo show televisivo record per durata nel panorama americano, avendo debuttato il 6 Novembre del 1947. È stato condotto da undici moderatori: quello attuale è David Gregory.
[5] Termine creato per analogia: l’originale inglese è “wonkery”, derivato da “wonk” (secchione) con la desinenza “-ery”, più o meno equivalente alla nostra desinenza “-aggio” o “-ità” quando associata a un aggettivo. Una traduzione alternativa di Wonkery, probabilmente più corretta visto il tono delle metafore del periodo sarebbe potuta essere Secchionopoli o Secchionelandia N.d.T.


Articolo apparso il 14 Luglio 2010 sul Boston Globe, a firma di Joe Keohane, scrittore che vive e lavora a New York.
Titolo originale: "How Facts Backfire"
Fonte: http://www.boston.com

Alexmaso69
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da Alexmaso69 » domenica 21 aprile 2019, 22:10

Io rimango convinto, come Jefferson, che le persone alla fine riconoscono la verità.
Dobbiamo dare fiducia alle persona e non presumere che siano stupide.
Se tutti dicono che Calabrese è un incapace, chi lo visita a casa/mostre/confronti, si fa una propria opinione informata e non per sentito dire. Tutti gli altri continueranno a parlare, ovviamente sapendolo, per sentito dire. Ma l’orda degli informati sarà sempre più forte dei sentito dire.
Concordo pure che si può anche non cambiare idea pur quando si riconosce la superiorità, e lo si può fare per i più svariati motivi: design, ingombri, costo, antipatia, brand awardness, accettazione dei compromessi, complicazioni, pigrizia.
Sta però a Calabrese informare le persone e utilizzare quanti più mezzi per raggiungere quante più persone.
Come già detto mesi fa, il non uso di certi mezzi di comunicazione lo accetto solo per scusanti nobili come l’impossibilita’ economica, non per scuse altezzose e presuntuose.
Come riferito in privato ad alcuni, ho molta stima del Calabrese progettista grazie a quello che ho ascoltato, ma poca come persona per quello che mi tocca troppo spesso leggere. Fabrizio riunisce due personalità opposte, illuminata e intelligente come progettista quanto ottusa a stupida come divulgatore. Fossi il Calabrese progettista licenzierei in tronco il Calabrese divulgatore per tutti i danni che gli sta facendo.
Non mancherò di essere ipercritico nei suoi confronti anche quando potrò comprare il poliedro perché il divulgatore a volte mi fa propio incazzare

Ps: era sufficiente il primo post in inglese. Quello successivo si dilunga su argomenti non attinenti al mondo hifi.
Gli appassionati audio sono un gruppo ristretto che ama informarsi, si nutre di informazione, si nutre quotidianamente del proprio hobby e passione. L’elettore invece se ne sbatte e fa l’informato, ma nemmeno per sentito dire, una volta ogni 4 anni e lo fa comunque in base a simpatie di pelle. Nulla a che vedere con quello di cui parliamo qui.

Steinbeck J.
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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da Steinbeck J. » lunedì 22 aprile 2019, 8:50

Fabrizio, se spendessi anche solo 1/100 dell'inchiostro elettronico sprecato per rispondere ai cosiddetti pataccari investendolo nella creazione di materiale in inglese da mettere su un sito tuo... A questo punto saresti ben oltre le tue più rosee immaginazioni in termini di sistemi venduti.

Istruisci il mondo, non partendo all'attacco di tutti, ma spiegando cosa funziona e perché funziona.
Fai una serie di articoli, illustrali con le tue creazioni, e poi metti su un bel listino.
Non sei obbligato ad avere gli oggetti già pronti, puoi anche solo prendere le commesse.

Suggerisco così perché hai "l'inchiostro facile", altrimenti ciò che ti direi è di prepararti sulla carta una serie di modelli (facendoti aiutare anche da quelli che non comprano da te, chiedendo quello che vorrebbero), fare il sito e partire all'atacco con la pubblicità. Se il ritorno su ogni singolo prodotto venduto è decente, non sarebbe difficile spendere anche 2-3.000 euro per ogni singolo diffusore in pubblicità. E tra facebook ads, YouTube ads ed altri canali non faresti di certo fatica a trovare clienti!

Se aspetti che i prodotti si vendano da soli per la loro qualità... Non morirai di fame, ma di certo non raggiungerai quelli che suppongo siano i tuoi obiettivi di vendita.
Ammettilo Fabrizio, non sei bravo nel fare marketing. E soprattutto sei concentrato su questo piccolo borgo che è l'Italia.

Se vuoi vendere davvero, siediti ad un tavolo con chi di marketing e sales ne capisce veramente, e da lì muoviti come si deve.

Non fare l'errore che reputi facciano tutti gli altri, non affidarti ad un pataccaro. Perché, senza offesa, in questo ambito (marketing) tu sei al livello dei pataccari che tanto disprezzi. E il brutto è che non te ne accorgi.

Lascia stare le beghe da bambini, i confronti sul chi ce l'ha più lungo.

Ci saranno sempre e comunque quelli che ti attaccheranno, a prescindere. E tu con la tua scelta di comportamento hai deliberatamente deciso di dare più peso a loro che ai tuoi interessi.
Non siamo in una fiaba in cui fai fuori il cattivo ed all'improvviso tutti ai svegliano e si inginocchiato davanti al loro eroe. Non accadrà mai. Prima lo capisci meglio è per te.
Pensa a dufay! Quello che diceva che le trombe non potevano funzionare meglio di un mid a cupola. Tutti con lui e contro di te. Lui ha cambiato completamente idea... Cosa è successo? Niente, sono sempre tutti contro di te.

Questa tua battaglia personale tienila come hobby, come passatempo, ma non fondarci il tuo futuro su questo. Svegliati Fabrizio, davvero, apri gli occhi. Stai lottando contro il mulino sbagliato.

È impossibile cavare sangue dalle rape, smettila di spremerle, o fallo nel tempo libero, non come lavoro!

Concentrati su quelli che contano, quelli che potrebbero comprare da te! Non perdere tempo con gli altri.
Così come molti non rispettano te, fidati che c'è chi dice pesta e corna di Nelson Pass, il tizio delle Magico, le Avant Garde e via dicendo.
Ma a loro interessa qualcosa? No!! Non perdono tempo con chi sanno che non possono avere dalla loro parte, ma si impegnano a raggiungere gli indecisi e gli ignari.

Ancora un'ultima volta Fabrizio, se davvero vuoi fare business, smettila di perdere tempo con chi non puoi cambiare, concentrati sul tuo futuro e sulla tua azienda (che può benissimo rimanere sulla carta, affidando la costruzione a terzi come fai gia adesso). Affidati a qualcuno che ne sa di business e marketing, non a te stesso. Fai quello che suggerisci agli altri, cioè affidati ad un esperto nel campo!
L'acquisto dei clienti è la parte più importante di ogni business, e o ti impegni a studiarlo come hai studiato le trombe, oppure fai fare a chi di dovere.

Hai la fortuna di essere in un business in cui il margine può essere grandino a fronte del prodotto, quindi puoi spendere nell'acquisto dei clienti. Fallo, magari cercando di acquistarne in maniera organica come ti dicevo, facendoti il tuo sito IN INGLESE!

Non faccio mai interventi lunghi, ma a questo giro non ho resistito.

Svegliati Fabrizio, leggiti più volte questo messaggio. E per favore, non fare come quelli che cerchi di cambiare, cioè non partire pervenuto con la risposta in tasca. Quello farà sì che tra 10 anni sarai ancora qui, con una cinquantina di impianti in più venduti magari, ma niente a confronto di quello che potresti fare.

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Re: Un aspetto assai delicato dell'HiFi

Messaggio da F.Calabrese » lunedì 22 aprile 2019, 11:44

Alexmaso69 ha scritto:
domenica 21 aprile 2019, 22:10
...
Sta però a Calabrese informare le persone e utilizzare quanti più mezzi per raggiungere quante più persone.
Come già detto mesi fa, il non uso di certi mezzi di comunicazione lo accetto solo per scusanti nobili come l’impossibilita’ economica, non per scuse altezzose e presuntuose.
Se stiamo parlando di partecipazione alle mostre, effettivamente si tratta di un problema economico ma VOSTRO e non mio...

Spiego meglio: se io avessi partecipato a due mostre all'anno, da quando esiste questo Forum (2010), avrei speso almeno 70 mila Euro, che -suddivisi per il numero di impianti che ho venduto- ne avrebbero aumentato i prezzi al punto di scoraggiare più di un acquirente.

Il problema economico è appunto questo: le mostre costano e questi costi sono più facilmente ammortizzabili da chi vende prodotti di altissimo prezzo (vedi quelli in mostra qui a Roma per le ultime rassegne...), oppure per chi promuove comunque il proprio negozio, dove ha fondi di magazzino a iosa da far fuori.

Se poi pensate che un produttore partecipi alle mostre per far divertire gli appassionati... beh... che volete che vi risponda...??? :lol:

Come riferito in privato ad alcuni, ho molta stima del Calabrese progettista grazie a quello che ho ascoltato, ma poca come persona per quello che mi tocca troppo spesso leggere. Fabrizio riunisce due personalità opposte, illuminata e intelligente come progettista quanto ottusa a stupida come divulgatore. Fossi il Calabrese progettista licenzierei in tronco il Calabrese divulgatore per tutti i danni che gli sta facendo.
Non mancherò di essere ipercritico nei suoi confronti anche quando potrò comprare il poliedro perché il divulgatore a volte mi fa proprio incazzare...
Alex... per favore... guarda che ci leggono in molti e non è detto che non si accorgano di una incongruenza di fondo che è sottesa in molti tuoi ragionamenti.

Ragioniamoci insieme: se uno come Tom o altri scrive che io sono un incompetente, ma poi si scopre che lui ha pubblicato UN articolo pieno di scempiaggini, mentre io ho almeno cento documenti altamente tecnici (=con misure vere) scaricabili dal mio Sito... allora sarebbe forse il caso che voi ne traeste la conclusione che Tom è un diffamatore... e null'altro. Ma a questa conclusione tu ed altri sembrate non arrivarci.

Idem dicasi di quando Mario Bon scrive che le trombe hanno gli stessi limiti di efficienza (25%) dei sistemi a radiazione diretta e che -se suonano più forte- lo si deve solo alla loro maggiore direttività...
Pensaci... Alex... tu e tanti altri avete ascoltato le due vie intermedie del Poliedro suonare pulitissime a livelli d'ascolto sia ridottissimi che da concerto rock Live... e di certo due sorgenti di 25 cm. di diametro NON POSSONO ESSERE ASSOLUTAMENTE DIRETTIVE a frequenze le cui lunghezze d'onda sono di dimensioni maggiori, come appunto lo sono quelle che emettono.
Però nei tuoi scritti non leggo mai la frase: "Mario Bon"è un perfetto incompetente, presuntuoso e saccente... (cosa che pure mi hanno ben detto di lui proprio alcuni suoi forumers, quando ci incontrammo all'ingresso di una delle ultime mostre romane).

Io ti chiedo di riflettere -Alex- su quale sia il motivo profondo per cui tu e tanti altri applichiate (magari senza accorgervene) due pesi e due misure quando si parla di me e quando si parla di altri progettisti (i quali veramente si danno le arie sbattendovi in faccia il diplomino, mentre sul loro Sito saccheggiano pubblicazioni altrui, alla faccia del Copyright)...!!!

Sono curiosissimo di conoscere la tua spiegazione.

Saluti
F.C.

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