revenac ha scritto: ↑mercoledì 30 novembre 2022, 8:28
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Sarebbe bello emulare quanto fatto in passato da Sound Practices o Linear Audio ... sarebbe bello mettere insieme 5-6 persone fidate e pubblicare un bimestrale, ma bisognerebbe farlo in inglese.
Come disse domenica un carissimo amico col quale talvolta espongo assieme "guarda che in giro per il mondo il made in Italy per l'audio è molto apprezzato, a parte in Francia e in Italia"...
Ti propongo un ragionamento pericolosissimo, ma concreto.
Ti/vi siete mai chiesti come mai tanti prodotti HiFi "made in Italy"
asseritamente hanno un maggiore successo all'estero che non in patria...?
Io azzardo una ipotesi e la spiego con un caso concreto.
Immaginate un ampli da 20K Euro in vendita in Giappone o in USA: il negoziante lo acquisterà a 10K Euro ed il distributore -se c'è- vorrà pagarlo ancora la metà. D'altra parte il distributore investe in pubblicità sulle riviste e spesso anticipa la spesa in favore dei negozianti. E questi ultimi non vendono mai al prezzo di Listino, ma qualche sconto lo devono pur fare (oppure devono riprendere indietro l'usato).
Ora mettetevi nei panni del costruttore, che -per incassare 5000 Euro- deve progettare e produrre un oggetto così rifinito e performante da meritare un prezzo di Listino di quattro volte superiore. E deve anche assicurare l'assistenza, magari dall'altra parte del globo...! A lui converrebbe assai vendere meno pezzi, ma in patria, quindi direttamente agli acquirenti...
E questo è infatti quel che accade !
Quando questo non accade è solo perché per vendere è importante l'investimento in pubblicità (fatto dal distributore, anche italiano) ed è importante poter scontare o riprendere un usato discutibile ipervalutandolo.
Due cose che i costruttori italiani tendono a NON fare.
Sulla questione dell'investimento in pubblicità fanno anche bene, perché le riviste hanno -da sempre- un comportamento del tutto diverso quando trattano con i guanti qualsiasi prodotto estero ( cioé già pubblicizzato e di cui si parla bene), mentre letteralmente ricattano il costruttore italiano parlando dei suoi prodotti
solo e soltanto per il tempo in cui questo acquista pagine pubblicitarie. Lo so che si tratta di una affermazione "forte", ma forse qualcuno di voi ricorda il caso della saletta di Giussani "dimenticata" mentre AR recensiva sia quella prima che quella dopo, nello stesso corridoio (peraltro in un periodo in cui Giussani era malato e parlare dei suoi prodotti sarebbe stato di aiuto).
In sintesi: se le riviste e gli "esperti" italiani non aiutano le aziende locali a crearsi un piccolo mercato interno, che le fortifichi e le metta in condizione di fare concorrenza ai grandi nomi internazionali... come si può pensare che alcuno dei tantissimi cantinari italiani si elevi fino a poter ambire ad un mercato internazionale...???
Il caso della Sonus Faber ci ha insegnato molte cose: che anche partendo da un design eccezionale, poi si finisce per fallire, quando la progettazione non è in grado di proporre (in continuazione) qualcosa di innovativo e gradualmente più performante. Sicuramente qualcuno conosce meglio di me la storia della prima Sonus Faber, quella di Serblin, e ce la potrà raccontare meno a grandi linee...
Solo uno spunto, da approfondire.
Saluti
F.C.