Fabrizio:
Lo sappiamo... lo sappiamo...!
Sono la famosissima coppia 2SJ50 + 2SK135
Coppia mitica, una delle più famose dell'audio, ha segnato un'epoca. Sembrava l'inizio di una nuova tecnologia dominante, alcuni attribuivano ai mosfet ogni sorta di proprietà benefica e pronosticavano la fine dei bjt di potenza da lì a poco.
Non è stato così, ovviamente gli aspetti positivi vennero amplificati dall'entusiamo e dalla pubblicità. Notare che una credenza diffusa riteneva suonassero più "valvolari" (in senso buono!), pregio che periodicamente viene attribuito alle tecniche più disparate in modo totalmente casuale, e che garantissero una minore resistenza di uscita. In realtà per lo più è vero il contrario.
Il fatto è che questa coppia è stata l'inizio e al contempo l'apice. La riduzione del mercato hi-fi e lo spostamento verso altre tecnologie ha impedito che altre coppie mirate all'uso audio avessero ampia diffusione. Mi sa che ancora adesso in molti, dovendo fare un finale di grande qualità con i mosfet, sceglierebbero questi due. D'altronde è logico: i semiconduttori non vengono certo prodotti artigianalmente, il mercato hi-fi non giustifica certo investimenti per componenti adatti a stadi d'uscita lineari sofisticati; invece ne avete ampia offerta per gli stadi a commutazione.
Ho trovato capacità di ingresso tra i 600 e i 900 picofarad, variabile per polarità e per costruttori diversi. E' molto variabile alle basse tensioni e mi par di capire che cambi parecchio tra componente polarizzato e interdetto (quanto valga con il fet spento non ho idea). Mica piccola, direi.
Ho provato a far di conto ma, potete ridere, tra
picofarad,
microsecondi,
milliamper e V al
naturale mi son perso tra le potenze del 10. Che rincoglionito!
Senza schema serve a poco. Un caso poco carino si avrebbe se il loro valore fosse in parallelo a quello della capacità di un'eventuale compensazione a polo dominante (capacità di Miller applicata al vas). Tecnica banale piuttosto diffusa (in verità la compensazione non è mai banale). In questo caso la variabilità della C ingresso dei fet impone una capacità di Miller molto superiore, ed è questa la zavorra per il VAS. Bisogna considerare che la corrente a riposo del VAS deve consentire di caricare le capacità senza importante modulazione, pena riduzione della linearità.
Per avere 200W sui canonic 8 Ohm ci vanno circa 7 A. In classe A lo stadio di uscita va polarizzato a 3,5 A e fornire 56 V abbondanti. Alimentato ad una sessantina di V duali, che però non bastano, fanno 420 W di dissipazione per canale. Il dissipatore dovrebbe avere resistenza termica di 0,1 gradi/W. Sono un po' scettico, ma non ho le dimensioni effettive dell'ampli.
Gli alimentatori sono del tipo più semplice: trasformatore, ponte, condensatoroni oni oni. No induttanze, no spianamento elettronico. Quindi il ripple è importante e si impone rendere l'ampli insensibile, con una dose notevole di controreazione.
Complessivamente un ampli che tecnicamente mi perplime: che senso ha uno stadio di uscita in classe A, la scelta più sofisticata e costosa possibile, per poi adottare un circuito ad alta controreazione, implementato con un operazionale in ingresso e un vas striminzito? Commercialmente lo capisco meglio: evidentemente si considerava la classe A appetibile per un prodotto top, in grado di reggere un prezzo di vendita elevato. Qualcuno sa quanto costava? Le batterie di condensatoroni costano ma sono sempre piaciute. Sulle parti che l'utente non nota, risparmio massimo. E un top ampli in classe A necessita di alimentazioni più sofisticate.
Immagino che la scheda sia stata collaudata dopo le foto: le resistenze, grazie a Danco e a Gigigi, son proprio cannate di brutto!
Luca