Tornando all'Accuphase spunto di questo 3D, la struttura del finale è sorprendente, la trovate qui:
https://www.accuphase.com/mcs.html
uno schema di principio più leggibile è qui:
https://www.accuphase.com/cat/p-3000_e.pdf
in pratica la parte di guadagno del finale è stata duplicata, il fine dichiarato è di ridurre il rumore.
Il principio non rappresenta una novità per gli audiofili, è noto dalla diffusione delle testine phono MC. I pre phono o i pre-pre aggiuntivi utilizzarono spesso il trucco di avere più transistor di ingresso in parallelo, proprio per ridurre il rumore. Il meccanismo è semplice: se ne sommate l'uscita il segnale musicale è uguale per tutti, il rumore invece no. In pratica se sommate due dispositivi il segnale musicale sale di 6 dB, il rumore essendo casuale non si somma esattamente e sale di soli 3 dB. Per guadagnare 6 dB sul rapporto S/N servono 4 transistor, per guadagnare altri 6 dB serve arrivare a 16.
L'applicazione Accuphase mi pare molto bizzarra, per più ragioni:
. a determinare il rumore termico di un ampli è fondamentalmente lo stadio di ingresso. Anche ammesso che i BJT disponibili fossero ritenuti non adeguati, che senso ha duplicare l'intero ampli, stadio di uscita escluso? E' una complicazione tecnicamente insensata.
. se date un'occhiata alla fig 1 del secondo link (o fig. 2 del primo ma è meno leggibile) riconoscerete facilmente gli stadi di ingresso e i VAS doppi, pare lo schema di un ampli stereo, le correnti prodotte dai due VAS si sommano in uno stadio a base comune per poi pilotare lo stadio di uscita. In pratica il VAS è configuarto a cascode, il che è pure una bella cosa.
La cosa meno bella è che abbiamo due differenziali di ingresso (la struttura non è quella del differenziale, ma fa lo stesso servizio. Curiosità: i Thomann 150 adottano la medesima configurazione).
Ragioniamo in tensione continua, che è la parte più rilevante e anche più facile: è noto che l'uscita di un finale non sia perfettamente nulla anche se l'ingresso è a 0; qualche mV di continua è quasi sempre presente, a meno di adottare servoncontrolli sofisticati che la correggano. E' un'imprecisione del primo stadio, riducibile ma non eliminabile. Non è un problema tremendo, anche se volendo un ampli che risponda dalla continua diventa un grattacapo.
Ora, se il vostro finale al posto di 0V a riposo eroga 10mV non succede nulla, il WF sarà sollecitato da un po' di CC ma in misura trascurabile. Siccome il finale è controrazionato se qualche cosa tentasse di spostare la sua uscita da quei 10mV lui si opporrebbe. Se stiamo ascoltando musica nell'istante che il segnale in ingresso passa per lo zero molto difficilmente la corrente in uscita sarà nulla, succede solo su un carico perfettamente resistivo non certo su una cassa acustica. Ugualmente in quell'istante voi vedreste in uscita i 10mV misurati a riposo, in pratica l'uscita risulta insensibile al carico e alla corrente necessaria a pilotarlo. Ovviamente lo stadio di uscita dell'ampli non ha impedenza di uscita nulla, la sua uscita varierebbe apprezzabilmente per effetto della corrente, ma la controreazione si oppone ad ogni variazione, correggendole.
Immaginiamo di avere due ampli, il nostro che a riposo produce 10mV in uscita e uno che invece eroga -4mV. Che succede se pensassimo di migliorare il pilotaggio di casse dall'impedenza orribile collegandoli in parallelo? Un disatro! Si attesteranno su un valore intermedio, verrebbe da pensare. Ma appena il nostro ampli vede i suoi 10mV ridursi per l'effetto del secondo cercherà di opporsi, erogando corrente positiva per risollevare l'uscita. Identicamente ma all'opposto farà l'altro ampli che appena la sua uscita verrà "tirata su" si opporrà erogando corrente negativa. O scattano le protezioni o la puzza di bruciato è assicurata. Semplicemente collegando in parallelo le due uscite abbiamo messo in corto due punti a diverso potenziale. Sono soli 14mV ma gli ampli controreazionati hanno impedenza praticamente nulla, quindi la corrente conseguente sarà notevole. Magari non nuvolette di fumo, ma sicuramente sarà tale da sballare il funzionamento degli ampli.
Questa è esattamente la situazione in cui si sono messi in Accuphase. Qui a tirare uno da una parte e uno dall'altra sono i VAS, quindi scongiurate le nuvolette di fumo; non dubito che calibrando al millimetro gli stadi di ingresso tutta la faccenda sia controllabile. Ma è sempre una rogna inutile e controproducente: se si vuole ridurre il rumore basterebbe raddroppiare i transistor del primo stadio. Anzi quadruplicarli, si spende sempre meno che raddoppiare anche il VAS, per non parlare della semplificazione del circuito stampato.
A me questa cosa sembra assurda, ma non riesco a vederla diversamente. Se avete idee diverse fate sapere!
. tutta sta manfrina con tanto di acronimo per un guadagno teorico di 3dB? dico, 3 miseri dB in un finale, mica un pre per testine MC a bassa uscita. Ma che senso ha? l'unica risposta che trovo è scontata: l'ufficio marketing non è mai sazio di acronimi astrusi.
. volendo fare le cose complicate, visto che lo stadio di uscita ha più transistor in parallelo, tanto valeva fare due ampli completamente separati e sommare le uscite lavorando a ponte. Oltre al vantaggio sul rumore termico avrebbero eliminato la corrente del carico dalle masse (notevole vantaggio) e ridotto le tensioni di alimentazione (vantaggioso anche per il rumore, oltre che per la capacità dissipativa dei finali). Molto più semplice e pure più funzionale.
L'ingresso bilanciato è ottenuto con due operazionali e non con la solita configurazione con un singolo amp. Si potrebbe discutere di vantaggi e svantaggi, ma questo post è già un papiro mattonato. Non c'è correlazione con la struttura in tandem-parallelo del finale.
Luca