#19
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da Gdg » martedì 28 gennaio 2020, 14:40
Esprimo il mio opinabilissimo punto di vista.
Stiamo tornando a parlare di musica "plin-plin" e cioè di piccoli ensemble jazz o pop, con strumenti acustici, ascoltando i quali sembra di assistere ad una sfilata di strumenti solisti. Musica dove un "'insieme tutti" o non c'è del tutto, o non è dinamicamente significativo.
E con la musica classica, con le dovute eccezioni, non è che vada tanto meglio, dato che è spesso "addomestica" (dinamica compressa) già in fase di ripresa.
Per mia osservzaione empirica, l'audiofilo evita accuratamente le opere in cui molti strumenti, soprattutto se amplificati, suonano tutti insieme. E questo per due motivi.
Il primo è che molte registrazioni pop/rock sono delle vere porcherie, e questo in un normale impianto audiofilo, dove l'equilibrio tonale è sempre sbilanciato verso l'alto, ne rende fastidioso l'ascolto.
Secondo, è che anche in presenza di registrazioni pop/rock allo stato dell'arte, sempre i sudddetti impianti audifili, come ci insegna Fabrizio, cominciano a diventare fastidiosi per solidi motivi tecnici, tra cui il primo è il clipping dall'amplificatore.
"The Wall" è un esempio di una grande registrazione di repertorio pop/rock. E ciò non si nota quando c'è la successione di "botte" di grancassa, che bene o male tutti gli impianti riescono, a modo loro, a riprodurre con successo. Ma è poco dopo, quando il brano culmina nel tripudio di chitarre selvagge, mitragliate di batteria, tempeste di tastiera, urla ferine. E' lì che si sente che è una incisione fuori dal comune.
E questo vale qualunque sia l'edizione della traccia. E che se un impianto non ce la fa, non riesce a nasconderlo.
Quindi: quali sono gli album, o le canzoni, o le parti di canzone, indipendentente dal genere, in cui molti strumenti suonano tutti insieme, con vigore, e che su un buon impianto, suonati a livelli realistici, rimangono perfettamente intellegibili?
Questa, per me, è la corretta definizione del problema.
Saluti
Giovanni