Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

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flydanny
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Iscritto il: giovedì 20 febbraio 2014, 17:20

Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#21 Messaggio da flydanny » martedì 25 marzo 2014, 10:42

Grazie della risposta.



Sayonara

jurop
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Iscritto il: sabato 25 febbraio 2012, 11:36

Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#22 Messaggio da jurop » martedì 25 marzo 2014, 10:45

Mi 'espongo' anch'io, visto che ci sono state pure delle derisioni in giro su altri forum a mio riguardo...

Ho occasione di sentire spesso il FH di Miseno; sia chiaro che è un sistema che mi piace tanto - soprattutto perchè EMOZIONA - e che se potessi mi farei subito. Personalmente superiore a tutto quanto di HiFi ho ascoltato finora. E no, le Grand Utopia non le ho mai sentite per cui non mi permetto paragoni che sarebbero peraltro sciocchi. Ma:
- il FH si sente bene per tutta la stanza. Certo, il punto di ascolto è favorito, ma anche in piedi chiacchierando d'altro oppure seduti al tavolo nella stanza accanto si gode della musica riprodotta così come si farebbe in un locale ascoltando un complesso dal vivo
- anche alzando il volume, al piano di sopra non si sente assolutamente nulla in relazione al volume di ascolto. Certo, la casa è vecchio stampo con muri di pietra belli spessi, ma rispetto ad altri sistemi di altoparlanti transitati per casa sua (a RD), la propagazione del suono è molto minore. E in ambito condominiale è un fattore da non trascurare!

Insomma, la sensazione è che la maggior direttività del sistema FH permetta un ascolto di più suono 'diretto' e meno suono 'riflesso'. Da ignorante, questa è l'unica spiegazione che posso immaginare. Un woofer da 17cm (senza citare il diffusore per pietà) nello stesso ambiente, al piano superiore si sentiva molto di più, rimbombante e fastidioso, con i nonni che scendevano a chiedere di calare il volume. E con TDSOTM invece di riprodurre il cuore, si limitava a fare soffi fischianti dal reflex. Ora si ascolta TDSOTM a volume 'godibile' anche alle due di notte. E quando si ALZA VERAMENTE, da sopra dicono che si sente ma che NON DA' FASTIDIO.

Dove si parla di questi argomenti in giro, eccetto che nei forum dei cuffiofili?

Marcello Croce
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Iscritto il: sabato 23 ottobre 2010, 1:32

Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#23 Messaggio da Marcello Croce » martedì 25 marzo 2014, 15:04

flydanny ha scritto:Mi "espongo" perchè chi domanda non fa errore, eppoi lo sapete che sono uno "zuccone" nella tecnica e che so a malapena leggere un elettrocardiogramma......
Mi sono letto tutto il topic, e ho cercato di capire (senza successo) i grafici.
Immagino che siano da far accapponare la pelle da come ne parlate, ma per me non fa differenza, io sono uno che "ascolta" e dopo una quarantina di anni si fida delle sue orecchie.
Ciao Flydanny, cercherò di darti una risposta, spero la più comprensibile possibile. E' assolutamemte normale che tu, come molti altri, non capiate nulla di quei grafici di Fabrizio. Non ci capite niente perchè non li avete mai visti da nessuna parte e nessuno ve li ha mai spiegati. Malauguratamente, sono descritti con dovizia di particolari in non pochi libri fondamentali, ed è perlomeno strano che chi doveva mostrarli non si sia mai curato di farlo, a mio avviso, con grave decremento, nel corso del tempo, della credibilità del settore presso il grande pubblico. Questo perchè quei grafici illustrano fenomeni perfettamente noti e consueti, accentuati da un certo tipo di prodotti che sfortunatamente sono quelli che vanno per la maggiore

I grafici che ha postato Fabrizio sono semplici curve Energia Tempo, una misura essenziale del Techron TEF e di altri strumenti, ma che il TEF compie in un modo particolarmente originale, cioè inviando nell' ambiente una sinusoide a frequenza variabile con continuità, e poi rilevando cosa ritorna al microfono di misura a diversi tempo di rilevazione, muovendo contemporaneamente un rilevatore tracciante.
In pratica una specie di ecoscandaglio, o se preferisci, di sonar.
Essendo le sinusoidi dei toni puri e non rumore pseudo casuale, la reiezione del rumore ambiente e quindi la dinamica di misura diventa enorme rispetto ad altri sistemi basati sulla FFT, perchè il segnale test ha fattore di cresta molto basso (1.41 dB contro i circa 6 o anche oltre del rumore), e sollecita il sistema sotto esame in modo particolarmente deciso con una purezza spettrale particolarmente elevata, molto più di quella ottenibile con rumore ad ampio spettro, che nella ricerca delle risonanze si è sempre dimostrato estremamente efficace. Di conseguenza, il filtro tracciante (che è assente negli altri sistemi, in quanto basati su un semplice calcolo matematico), non lo può confondere con il rumore ambiente in nessun modo, al punto che con il TEF si può eseguire la misura mentre si ascolta musica dallo stesso altoparlante, anche a livello sostenuto, e la rilevazione non ne sembra minimamamente risentire, oppure in ambienti dove sono in corso altre operazioni assai rumorose, dove con gli altri strumenti è molto difficile eseguire rilevazioni affidabili e non inquinate da rumore esterno.

L' illustrazione grafica che mostra quindi un tracciato in discesa verso destra molto frastagliato rappresenta in pratica l'ampiezza di ritorno del segnale di analisi della risposta all' impulso, anche se l' impulso non è un burst, ma una sinusoide variata in frequenza in un ambito limitato deciso dall' operatore.
E' quindi in qualche modo simile ad una Time Energy come quelle delle riviste, ma allungata, nel tempo, allo scopo di includere il comportamento dell' ambiente, e mirata su una più o meno larga banda di frequenze, quelle che si vogliono considerare come segnale di perturbazione, di cui se ne può valutare, in questo caso, solo il contributo energetico di ritorno.

Non sono grafici "da far accapponare la pelle", sono invece tipiche e consuete di ambienti dove, a quella banda di frequenze, esiste scarso o nullo fonoassorbimento o scarsa diffusione delle riflessioni, o entrambe le cose, quindi praticamente, tipiche di moltissimi ambienti domestici e non solo. Infatti, tanto più l' ambiente sarà disadorno, tanto più forti saranno le riflessioni, e tanto maggiormente incideranno presso l' ascoltatore, mischiate con il suono diretto, che contribuiranno a distruggere per cancellazione di fase, o effetto pettine, provocando i cosiddetti buchi e picchi che non possono mancare nelle risposte in ambiente, a meno che, il sistema di altoparlanti sia progettato in modo da eccitarle il meno possibile.
Si deve tenere presente che l' ambiente si comporta, a partire da circa 200 Hz fino a circa 2000 ed eventualmente anche oltre, come una "sala specchi", dove gli specchi sono costituiti da tutte le pareti e le superfici degli arredi, che rifletteranno un numero elevato di "immagini riflesse" della cassa acustica, a seconda di dove questa è posizionata ed a seconda di dove si va a sedere l' ascoltatore.
Le immagini riflesse saranno tanto più grandi e nette quanto più grande sarà la superficie riflettente, e tanto più forti e definite quanto meno fonoassorbente sarà il materiale della superficie (per i muri lisci siamo a coefficienti pressochè nulli) e la complessiva energia della riflessione sarà (oltre che inversamente proporzionale al fonoassorbimento del materiale), direttamente proporzionale alla dimensione della superficie colpita e pure direttamente proporzionale alla lunghezza d' onda della frequenza incidente. Quest' ultima, determinerà, insieme alla distanza, la dimensione della superficie della calotta sferica incidente nella superficie piana e quindi, da questa riflessa verso l' ascoltatore.

A 440 Hz, ad esempio, cioè il LA centrale nella scala musicale, la lunghezza d' onda varrà poco meno di 1 metro, per l' esattezza 344/440 = 0.781 metri. Quando questa specie di bolla o uovo (dipenderà dalla direttività dell' altoparlante) uscirà dalla cassa e raggiungerà il soffitto, inciderà con un fronte a forma di calotta sferica, grande diversi metri quadrati, per effetto della distanza, (si può calcolare con precisione), che verrà rimbalzato verso il basso in direzione dell' ascoltatore, interessando, come si può prevedere e calcolare, un area piuttosto ampia entro la quale si potrà avere cancellazione di fase per interferenza con il suono diretto.
Per questo, spostare le casse per evitare casini a quelle frequenze, cioè fra 200 e 800 Hz, serve a poco o nulla, perchè se le "immagini" delle riflessioni sono ampie, a causa di superfici riflettenti molto vaste e regolari, si potrà spostare qualche picco o qualche buco, ma con effetto risultante assai modesto, a meno di non avvicinare fortemente il punto d' ascolto alle casse acustiche, aumentando così la prevalenza del suono diretto, e quindi riducendo gli effetti nefasti delle cancellazioni per riflessione, come dimostrato dalle rilevazioni di Fabrizio.
Ora voglio fare un paio di considerazioni che mi auguro vorrete prendere in considerazione per quello che sono, cioè curiose e dialoganti, senza ombra di polemica.
Voglio solo capire.
Mi state dicendo che le Grand Utopia sono diffusori da buttar via o mi state semplicemente dicendo che non sono adatte a quell'ambiente?
Io mi limito solo a considerare che un prodotto che è proposto sul mercato ad una cifra simile e si propone di conseguire il massimo risultato possibile, non può, a mio personale giudizio, non tenere conto di che cosa veramente succede in un ambiente domestico, in un qualunque ambiante, non solo in quello misurato da Fabrizio.
Non può perchè ciò ne umilia, a mio modo di vedere, la credibilità del contenuto tecnico, cioè proprio su quello su cui punta per motivrane il costo esorbitante, e questo è da un punto di vista tecnico, incompatibile con la ragione della sua esistenza. Al limite, lo posso accettare in un tower da supermercato dall' elevato WAF, (dato che abbiamo ormai assodato che gli acquisti sono orientati più da forme ed apparenza che da altro), ma non in un oggetto che si presenta come il summa dell' elettroacustica, che non può non tenere conto di problemi NOTI A TUTTI I TECNICI, e che, in un oggetto del genere, non possono essere ignorati in nome di fattori estetici, design, rifiniture, e quant' altro.
Ad un certo punto, ho letto che la stanza è larga cinque metri, e se si discostassero i diffusori di un metro dalle pareti laterali, sarebbero pur sempre a tre metri uno dall'altro, cioè una distanza più che sufficiente a creare un fronte sonoro credibile (vado a braccio) e abbastanza discostati dalle pareti laterali.
O no?
Mi fate capire?
Grazie.



Sayonara
Non ho elementi per studiare il caso specifico, per cui mi astengo da ogni considerazione.
Esisteranno anche ambienti dove questo tipo di progetto ruscirà probabilmente a fornire il risultato che chi lo ha ideato si è proposto di ottenere. Per quel che ne so io, saranno ambienti fasciati di legno e arredi a libreria su tutte le pareti perimetrali, con pannelli vibranti e diffondenti di varia foggia e taglia, capaci di smorzare adeguatamente le peggiori componenti erogate in modo omnidirezionale e che cadranno nel pressi delle ottave centrali, un po' come potrebbe essere una civica biblioteca. I soffitti dovranno essere alti e diffondenti, il che comporta che non potranno essere piatti e lisci, ma dovranno avere elementi appesi in grado di frangere le riflessioni in varie direzioni. In un contesto simile, quel tipo di prodotto riuscirà probabilmente ad esprimere quello per cui è stato realizzato, altrimenti, per quello e tutti i suoi consimili, naturalmente, indipendentemente dal prezzo, la vedo veramente molto dura.

IMHO

Marcello Croce
"Se il suono scadente fosse fatale, l' audio sarebbe la prima causa di morte". Don Davis

violone 32'
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#24 Messaggio da violone 32' » martedì 25 marzo 2014, 16:04

Marcello . Esemplare . Come sempre.
Aldo Tenca

smile
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#25 Messaggio da smile » martedì 25 marzo 2014, 16:45

violone 32' ha scritto:Marcello . Esemplare . Come sempre.
Di più, da applausi. 8-)
Operatore del settore.

l_pisani_54
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#26 Messaggio da l_pisani_54 » martedì 25 marzo 2014, 17:36

Grazie Marcello per l'intervento preciso ed esaustivo, come è tuo solito.
Leonardo

flydanny
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#27 Messaggio da flydanny » martedì 25 marzo 2014, 17:43

Davvero grazie, Marcello.
Dovrò rileggere un paio di volte, ma "sospetto" che tu sia riuscito a far comprendere qualcosa anche ad uno "zuccone ascoltone" come il sottoscritto.
E' sempre un piacere quando qualcuno ti spiega qualcosa che non conosci senza spocchia e senza farti sentire un imbecille.
E' una dote rara, tanto di cappello....



Sayonara

Walterone
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#28 Messaggio da Walterone » martedì 25 marzo 2014, 18:20

Buona sera,

dopo aver letto (anche) quanto sopra (e non avendo comunque compreso il 100% di quanto scritto...), mi sento in dovere di dire:

Fabrizio, Marcello, tanto di cappello!!! :)
Un saluto, Walter.

F.Calabrese
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#29 Messaggio da F.Calabrese » martedì 25 marzo 2014, 19:41

Oggi sono stato fuori per lavoro... e la sorpresa al rientro è stata così bella che ringrazio Marcello Croce come non mai.

Mi scuso anche per non aver postato le spiegazioni ai grafici di ETC... :oops: ----- :oops: ----- :oops: ----- :oops: ----- :oops:

Saluti
F.C.

tony76
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Re: Focal Grand Utopia: un caso umano prima che tecnico

#30 Messaggio da tony76 » martedì 25 marzo 2014, 21:56

È un vero piacere leggervi.
Complimenti.

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