RobertoTittarelli ha scritto:Buongiorno,
avrei voluto postare il mio commento ieri ma impegni di lavoro non me lo hanno permesso, nel frattempo la discussione è andata avanti e le cose da commentare sono aumentate .....
Riporto vorgolettato quanto scritto da voi e subito sotto il mio commento.
1- "Fate attenzione in particolare al condensatore in alto al centro, tra il collettore e la base del transistor che compone lo stadio intermedio: senza quel condensatore l'ampli oscillerebbe...!!! In pratica quel condensatore crea una risposta calante di 6 dB per ottava dai 100-200 Hz in sù, quando l'anello di controreazione generale è aperto"
"Però a correggere queste distorsioni ci deve pensare una controreazione che diminuisce dai 100-200 Hz in sù"
Questo era vero per i primi amplificatori solid state, quando i transistor (in particolare quelli di potenza) erano molto lenti. Diciamo che da oltre venti anni questo è un problema che non esiste. Tipicamente il condensatore tra collettore e base del transistor VAS si aggira tra i 100 e i 200 pF che dà origine ad un polo dominante centrato tra 1 kHz e 5 kHz. Con un gain open loop che tipicamente si aggira intorno ai 70/80 dB, possiamo dire che a 20/30 kHz il gain open loop è ancora tra i 50 e i 60 dB.
Questo ci consente di applicare una controreazione che è ancora una trentina di dB a 20 kHz. Direi ampiamente sufficiente per correggere le non linearità del circuito.
2- "Non solo... ma lo sapete che la tanto vantata controreazione locale -che avverrebbe nello stadio finale collegato a Collettore Comune- funziona solo e soltanto se lo stadio a monte ha una bassa impedenza d'uscita...?
Ora voi troverete transistor che fanno da driver, ed altri da pre-driver, ma alla fine il segnale lo vanno a prendere da un secondo stadio che ha una impedenza d'uscita altissima...!!!"
In un tipico stadio finale moderno configurato a due stadi inseguitori, per esempio con finali 2sc5200/2sa1943 e piloti BD139/BD140, il gain complessivo in corrente si aggira intorno a 16000 (sedicimila) minimo. Quando l'ampli eroga sul carico 10 Ampere di picco (per esempio 20 Vpk su 2 ohm) il VAS deve fornire allo stadio finale 0,6 mA.
Quindi direi che questo non è un problema.
3- "Siamo arrivati al punto di capire che molti dei difetti degli ampli a transistor sono dovuti al fatto che nel 98% dei casi si impiegano i transistor finali in configurazione a Collettore Comune, vale a dire con guadagno unitario in tensione.
E se li impiegassero in configurazione ad Emettitore Comune...? Cosa accadrebbe...?"
Lo hanno già fatto, per esempio Musical Fidelity A1 oppure NAD C315BEE, tanto per citare i primi che mi vengono in mente, ma nessuno ha gridato al miracolo.
4- "Se invece è presente una forte controreazione, allora le Back-EMF creeranno un finto segnale di errore, che -grazie alla controreazione- porterà a correggere in modo erroneo un segnale sfalsato nel tempo, con conseguenze all'ascolto a dir poco disastrose."
Purtroppo da quando Bartolomeo Aloia ha messo in giro la palla che la controreazione corregge in ritardo gli errori con la storiella del cannone che non riesce a centrare il bersaglio e allora corregge fino a fare centro, tutti hanno creduto a questa storiella e pensano che questo sial il male della controreazione.
In un amplificatore moderno, con transistor moderni, il ritardo di gruppo (quanto ci mette il segnale ad attraversare l'ampli) è tipicamente 1/5 uS. Cioè da 1 a 5 milionesimi di secondo. Un segnale a 20kHz ha un periodo di 50 uS. Ammesso che vogliamo correggere una forte non linearità proprio a 20 kHz al massimo si possono generare delle armoniche oltre 1 Mhz, che non verranno mai amplificate, e non verranno mai riprodotte da nessun tweeter.
In conclusione, secondo me i difetti di un ampli solid state sono altrove e non nella configurazione (usata nel 99.9% degli ampli) o della controreazione.
Spero di essere stato utile.
Una forte controreazione serve per estendere il guadagno alle basse frequenze, ma al prezzo di una sostanziale perdita di trasparenza.
Ad esempio, il citato Nad C315 bee, lo sto usando felicemente alle basse frequenze fino a 50hz. Sopra i 100hz è però già inascoltabile.
Un motivo in più per scegliere la strategia della multiamplificazione, che consente di utilizzare al meglio gli amplificatori.
Per quanto riguarda le back EMF, l'unico modo efficace per gestirle da parte di un amplificatore, è quello di far "vedere" all'altoparlante una resistenza pari a zero. In questo modo sarebbero cortocircuitate. Ma un ampli con impedenza d'uscita pari a zero non può esistere. Anche avvicinandosi molto, lo stadio finale dovrebbe supportare correnti altissime.
Le back EMF possono essere gestite diversamente. E non parlo dell'amplificazione.
Bisogna capire come si originano e cosa producono nell'intera catena sonora.
Lasciando perdere per il momento le riflessioni ambientali, o l'ascoltatore che parla durante la riproduzione sonora, nascono dall'incoerenza dell'altoparlante.
Se il movimento della bobina mobile seguisse esattamente il segnale dell'ampli, le back EMF non sarebbero prodotte.
Sono una misura dell'incoerenza dell'altoparlante, una testimonianza del fatto che il lavoro svolto dall'altoparlante differisce da quello voluto dall'ampli.
Sono proporzionali all'oscillazione, quindi si riducono al diminuire del movimento, ossia con altoparlanti in regime statico.
Quindi vengono prodotte maggiormente dal basso, dove cioè sono in gioco ampi movimenti e significativi amperaggi.
Per essere più chiaro, in un sistema a due vie, il woofer produrrà la stragrande maggioranza di corrente di ritorno.
Tale corrente, che è rumore, torna indietro e risale il segnale come un salmone verso la sorgente.
Anche se è difficile da credere, in un sistema multiamplificato con crossover analogici attivi, ritengo che dal woofer possa risalire tutta la catena fino allo stadio d'uscita analogico della sorgente, per poi ridiscendere lungo la linea di amplificazione dedicata al tweeter. E questo è quello che ritengo essere il danno maggiore, perché il debole segnale di "andata" del tweeter viene contaminato dal grosso segnale di ritorno del woofer.
Quindi, quello che si può fare, oltre a cercare stratagemmi di natura elettronica all'interno dell'amplificatore, è cercare di stabilizzare le membrane, e circoscrivere il segnale di ritorno, cioè impedire che questo vada a contaminare le vie superiori.
Come?
È necessario inserire nel percorso del segnale analogico, un tratto nel dominio digitale, che il sengale analogico non può percorrere.
Un muro digitale.
Personalmente ho inizialmente adottato l'uso di più convertitori D/A: un convertitore produceva il segnale analogico destinato alla catena delle basse frequenze, un altro invece, quello per le alte.
Poi mi sono orientato sul crossover digitale, che oltre a svolgere molto bene il suo compito, offre canali intrinsecamente "murati".