Bracciano 2017: una MotoGP in salotto!
Inviato: giovedì 2 marzo 2017, 22:34
E cosi', dopo mille tentativi rimandati per sovrapposizione con altri impegni, sono finalmente riuscito a fare visita a Fabrizio. Il racconto che segue e' quello di un'esperienza, non del semplice ascolto di un impianto.
Devo confessare che, sull'aereo per Roma, nel mio cervello frullavano mille domande e dubbi: questo Paragon sara' veramente un quantum leap rispetto a tutto quello che ho mai ascoltato? O sara' l'ennesima delusione uditiva?
Vengo da un po' di anni di delusioni in campo audio, dal tour di Roger Waters The Wall (sentito due volte, una volta indoor, una volta outdoor) con impianto line array assolutamente deludente, alle mie B&W 802D che progressivamente sono rimaste sempre piu' spente fino alla loro vendita, ad un mio amico audiofilo che piu' spende e piu' il suo impianto con diffusori enormi perde di dinamica e realismo, alla ricerca di dettagli e setosita' esoteriche inesistenti.
Insomma... Anni in cui mi sono un po' demoralizzato, temendo che un ascolto audio realistico tra le mura domestiche fosse impossibile.
E cosi', sull'aereo la domanda che mi ponevo era: sara' mai possibile che un progettista geniale, considerato eretico dal 95% dell'establishment del mercato audio, abbia la chiave di tutto in una sala a Bracciano? E che tutti gli altri non abbiano capito niente, o facciano finta di non sapere?
Arrivo da Fabrizio, accoglienza calorosa, caffe' sul fuoco e si comincia a chiacchierare. E capisci subito che Fabrizio ne sa, eccome se ne sa! Passa da aneddoti interessantissimi a spiegazioni tecniche con una naturalezza ed una competenza che raramente ho visto, non solo nel suo campo ma in generale.
Bevuto il caffe', la curiosita' ha il sopravvento, e comincio a gironzolare attorno ai componenti dell'impianto ancora silenzioso. Il look e' piu' industriale che non domestico, non c'e' spazio per le frivolezze come mobili ricercati o connettori dorati, ma guardi la sezione dei cavi e le dimensioni dei morsetti, e capisci che la sostanza c'e' dove dev'essere.
E poi si parte. Basta il primo pezzo per capire che il Paragon e', come si dice, "un altro sport". L'unico paragone che mi sento di fare e' questo: tutti gli impianti audiofili, anche high-end da decine di migliaia di euro, sono come le TV della sotto-sottomarca vendute a 100 euro: immagini tristi e PIATTE! Poi passi al miglior plasma mai esistito, e scopri che le immagini hanno una profondita' tale da sembrare 3D anche senza gli occhiali. Dinamica nell'audio, contrasto nel video. Ma guarda, sembra banale ma l'equazioncina che mi ci sarebbero voluti alcuni kW per ottenere le pressioni realistiche sulle mie B&W da 87dB, non te la spiega nessuno in un negozio di alta fedelta'. Ed il Paragon di Fabrizio lo fa con pochi Watt, e suonando libero.
A quel punto, me ne frego di qualunque tipo di ascolto critico, e lascio semplicemente che Fabrizio metta vari brani, godendomi la musica DAL VIVO che si spande nel salone.
(In realta', Fabrizio mi ha fatto ascoltare alcune equalizzazioni, soprattutto in gamma bassa, ma di quelle parlero' successivamente)
E cosi' concludiamo in un crescendo che arriva ad un Another Brick In The Wall Pt. 2 che e' il piu bell'ascolto di quel brano mai fatto. Infinitamente superiore a qualunque impianto hi-end, superiore in dinamica anche all'ascolto fatto nella macchina campionessa europea ECAP, ed emotivamente piu' coinvolgente persino del concerto!
Per finire, tiro fuori dalla tasca una sorpresa per Fabrizio anch'io. Sono un grande appassionato di moto da corsa, ed ho avuto la fortuna di registrare l'accensione di alcune MotoGP al GP del Mugello di un anno fa, direttamente dalla corsia box. Per capirci, una MotoGP al minimo e' una sinfonia, ma parliamo di piu' di 120dB costanti ad un metro, roba da cuffie di protezione. E cosi', do il file a Fabrizio e gli dico di suonarlo, ma piano per non rischiare di spaccare tutto.
Lui lo suona una volta piano per verificare i livelli, e poi vedo tirare su il guadagno del Behringer al massimo. Dita nelle orecchie, e la Honda RC213V si accende nel salotto di Bracciano, cosi' come quel giorno tra le colline toscane! Con il finale che sta a 3W costanti, "sgasando" quasi a 6W...
A quel punto, e' arrivato il momento della pasta e dell'abbacchio... Ma me ne sono tornato a casa il giorno dopo sapendo di aver conosciuto un genio, e di aver ascoltato un impianto che finalmente, senza se e senza ma, permette in un ambiente domestico di riprodurre realmente qualunque musica, complesso, banda, orchestra, e moto da corsa!
Nei prossimi post un'analisi piu' tecnica e critica...
Devo confessare che, sull'aereo per Roma, nel mio cervello frullavano mille domande e dubbi: questo Paragon sara' veramente un quantum leap rispetto a tutto quello che ho mai ascoltato? O sara' l'ennesima delusione uditiva?
Vengo da un po' di anni di delusioni in campo audio, dal tour di Roger Waters The Wall (sentito due volte, una volta indoor, una volta outdoor) con impianto line array assolutamente deludente, alle mie B&W 802D che progressivamente sono rimaste sempre piu' spente fino alla loro vendita, ad un mio amico audiofilo che piu' spende e piu' il suo impianto con diffusori enormi perde di dinamica e realismo, alla ricerca di dettagli e setosita' esoteriche inesistenti.
Insomma... Anni in cui mi sono un po' demoralizzato, temendo che un ascolto audio realistico tra le mura domestiche fosse impossibile.
E cosi', sull'aereo la domanda che mi ponevo era: sara' mai possibile che un progettista geniale, considerato eretico dal 95% dell'establishment del mercato audio, abbia la chiave di tutto in una sala a Bracciano? E che tutti gli altri non abbiano capito niente, o facciano finta di non sapere?
Arrivo da Fabrizio, accoglienza calorosa, caffe' sul fuoco e si comincia a chiacchierare. E capisci subito che Fabrizio ne sa, eccome se ne sa! Passa da aneddoti interessantissimi a spiegazioni tecniche con una naturalezza ed una competenza che raramente ho visto, non solo nel suo campo ma in generale.
Bevuto il caffe', la curiosita' ha il sopravvento, e comincio a gironzolare attorno ai componenti dell'impianto ancora silenzioso. Il look e' piu' industriale che non domestico, non c'e' spazio per le frivolezze come mobili ricercati o connettori dorati, ma guardi la sezione dei cavi e le dimensioni dei morsetti, e capisci che la sostanza c'e' dove dev'essere.
E poi si parte. Basta il primo pezzo per capire che il Paragon e', come si dice, "un altro sport". L'unico paragone che mi sento di fare e' questo: tutti gli impianti audiofili, anche high-end da decine di migliaia di euro, sono come le TV della sotto-sottomarca vendute a 100 euro: immagini tristi e PIATTE! Poi passi al miglior plasma mai esistito, e scopri che le immagini hanno una profondita' tale da sembrare 3D anche senza gli occhiali. Dinamica nell'audio, contrasto nel video. Ma guarda, sembra banale ma l'equazioncina che mi ci sarebbero voluti alcuni kW per ottenere le pressioni realistiche sulle mie B&W da 87dB, non te la spiega nessuno in un negozio di alta fedelta'. Ed il Paragon di Fabrizio lo fa con pochi Watt, e suonando libero.
A quel punto, me ne frego di qualunque tipo di ascolto critico, e lascio semplicemente che Fabrizio metta vari brani, godendomi la musica DAL VIVO che si spande nel salone.
(In realta', Fabrizio mi ha fatto ascoltare alcune equalizzazioni, soprattutto in gamma bassa, ma di quelle parlero' successivamente)
E cosi' concludiamo in un crescendo che arriva ad un Another Brick In The Wall Pt. 2 che e' il piu bell'ascolto di quel brano mai fatto. Infinitamente superiore a qualunque impianto hi-end, superiore in dinamica anche all'ascolto fatto nella macchina campionessa europea ECAP, ed emotivamente piu' coinvolgente persino del concerto!
Per finire, tiro fuori dalla tasca una sorpresa per Fabrizio anch'io. Sono un grande appassionato di moto da corsa, ed ho avuto la fortuna di registrare l'accensione di alcune MotoGP al GP del Mugello di un anno fa, direttamente dalla corsia box. Per capirci, una MotoGP al minimo e' una sinfonia, ma parliamo di piu' di 120dB costanti ad un metro, roba da cuffie di protezione. E cosi', do il file a Fabrizio e gli dico di suonarlo, ma piano per non rischiare di spaccare tutto.
Lui lo suona una volta piano per verificare i livelli, e poi vedo tirare su il guadagno del Behringer al massimo. Dita nelle orecchie, e la Honda RC213V si accende nel salotto di Bracciano, cosi' come quel giorno tra le colline toscane! Con il finale che sta a 3W costanti, "sgasando" quasi a 6W...
A quel punto, e' arrivato il momento della pasta e dell'abbacchio... Ma me ne sono tornato a casa il giorno dopo sapendo di aver conosciuto un genio, e di aver ascoltato un impianto che finalmente, senza se e senza ma, permette in un ambiente domestico di riprodurre realmente qualunque musica, complesso, banda, orchestra, e moto da corsa!
Nei prossimi post un'analisi piu' tecnica e critica...