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Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 0:42
da geeksAgainstLoudness
Come anticipato da @Miseno, nei giorni scorsi ho avuto l’eccezionale fortuna di ascoltare entrambi gli Aleandri: prima a casa sua l’Aleandro Bianco, e poi, il giorno dopo, l’Aleandro Nero a casa del suo proprietario. Con questi, ho completato il Sacro Graal degli ascolti: Paragon (ormai piu’ di un anno fa), Aleandro Bianco e Nero. In mezzo, una valanga di km ma ne e’ veramente valsa la pena!

Ci sono tantissime cose da raccontare: la parte emotiva, la parte piu’ razionale, ed anche la parte strumentale. Partiro’ da quella emotiva, perche’ poche storie, inutile girarci attorno, questi impianti prima di tutto emozionano. Esattamente come un evento dal vivo. Ma sanno anche radiografare il materiale ascoltato come probabilmente solo un tecnico del suono e’ in grado di fare. E da qui il titolo del thread: un Tour, perche’ di fatto sono andato a due eventi. Studio, perche’ mi sono sentito proiettato in uno studio di registrazione. E live, perche’ quando si ruota la manopola, questi impianti muovono aria come capita solo ai concerti.

E quindi, per chi non ha voglia di leggere tutto il mio post, alla domanda studio o live?, rispondo: ENTRAMBI!!! L’Aleandro (bianco o nero che sia) unisce le due cose, chiudendo il cerchio tra pro, live e home: qui c’e’ tutto.

NOTA: e’ passato troppo tempo dall’ascolto del Paragon in quel di Bracciano, difficile fare confronti. Ma se quel sistema, per quanto incredibile, aveva qualche difetto (note alte maschili e basse femminili un po’ nasali, e forse un po’ di gigantismo, anche se da quanto ne so risolte da una successiva versione dell’xover passivo), gli Aleandri mi sembrano essere una spanna piu' in alto.

LE EMOZIONI

Chiunque abbia partecipato ad un evento musicale live (dalla classica agli stadi al jazz a...), avra’ provato, piu’ di qualche volta, quel momento “Brividi sulla collottola” o “Mi sono commosso al punto da versare la lacrimuccia”. Con gli Aleandri, preparatevi a vivere molti di questi momenti anche a casa, specialmente al primo ascolto. In realta’ va detto che i proprietari dei due impianti erano piu’ cool di me: segno che avere dei giocattoli del genere a disposizione ogni giorno crea un po’ di assuefazione.

Che dire: l’Aleandro Bianco, complice una sistemazione temporanea su una parete in una stanza un po’ troppo stretta, presenta una scena stretta, quasi da jazz club sottoterra, ma un rigore timbrico che fa fluire le note, soprattutto contrabbassi e voci, senza soluzione di continuita’. Si chiudono gli occhi, e la solita “coniglia” Jessica Rabbit e’ li a farvi innamorare, Gilmour con le sue chitarre ed i suoi assoli, le atmosfere di Sting, Knopfler con il suo Private Investigations.

Ecco, proprio di Private Investigations voglio parlare. Avete presente il tipico ascolto audiofilo? Il tunz a destra il vibrafono a sinistra, l’attacco il bla bla. L'ascolto sull’Aleandro, invece, e' tutt'altro: la prima parte, senza percussioni aggressive, vi fara’ quasi addormentare cullandovi nella melodia. E cosi’, quando arriva il primo tunz (che vi eravate dimenticati di aspettare), vi fara’ fare un salto, quasi vi spaventera’, tanto forte ed improvviso sara’ rispetto alla melodia ascoltata fino a quel momento. Per non parlare delle corde di chitarra, pizzicate quasi violentate, degli sdeng che mai avevo sentito uscire da un impianto.

O prendiamo Dune Mosse di Zucchero & Miles Davis. Lo sapete come una tromba, anche se suonata dolcemente, ha comunque un che di aggressivo, di graffiante? E soprattutto, come la voce di Zucchero contenga anni e anni di sregolatezza in quel compromesso tra dolcezza ed effetto raspa? E come il basso in questo brano faccia muggire qualunque impianto, rompendo la magia al primo Don’t cry peromuuUUUUU? Beh, qui la magia continua, nessuna mucca e la musica continua!

Per finire con The Wall Pt. 1, elicottero, The Wall Pt. 2. E 0dB di DCX. Qui le emozioni sono quelle di un concerto. Ed anche un po’ del Vietnam, visto come l’elicottero sia li, a muovere veramente aria con le sue pale. Le botte di grancassa che massaggiano lo sterno, quel ghigno che solo quando fai donuts con una trazione posteriore e ti si riempie l’abitacolo di fumo, quell’effetto 500HP sotto le chiappe di un Delta preparato in accelerazione... Oooops, ma non parlavamo di The Wall? Beh, lo sappiamo tutti dal file wav che il picco di dB lo si ha sul coro dei bambini. Adesso finalmente lo so anche dall’ascolto.

Grazie @Miseno per l’esperienza indimenticabile. E grazie Fabrizio per aver creato questo capolavoro di oggetto per riprodurre la musica. Non e’ un impianto, e’ un riproduttore di emozioni.

Nuovo giorno, nuovo Aleandro, quello Nero questa volta. Qui la seduta e’ stata molto piu’ tecnica (con @Miseno a dare una mano al suo compare dark per la messa a punto dell’impianto), con esperimenti su fasi, allineamento tra sub, misure con Rew... Ma anche qui c’e’ stato spazio per una breve carrellata di brani.

Qui l’impianto e’ sistemato meglio: stanza molto piu’ grande, casse molto piu’ distanziate, i sub (quelli di nuova generazione) strategicamente “sparsi in tutta la stanza”. Ed anche una TV in mezzo, per godersi un po’ di AV (vedi sotto il gran finale). Ma mentre il Bianco e' stato circa quattro anni nelle mani di Fabrizio e dei suoi fonometri, qui Fabrizio e' passato solo una volta, e c'e' ancora del lavoro da fare per tirare fuori tutto il potenziale.

Le emozioni del Bianco ci sono tutte, ma mentre il Bianco e’ un animale piu’ riflessivo, piu’ analitico e rifinito, ma che al momento giusto tira fuori la grinta, il Nero e’ un diavolo da domare. I bassi sono “tanti”, scendono di piu’ e con piu’ watt sono in grado di muovere piu’ aria, gli alti godono di hardware migliore, e cosi’ le stesse canzoni vengono presentate in modo piu’ maestoso, incutendo timore e rispetto. Forse le emozioni sono piu’ da live e meno da studio, ma non sempre.

Il Nero, pero’, e’ ancora giovane, scalpita, a volte si scompone, e la gamma medio-bassa ha ancora qualcosa che non regge il confronto con il resto. E cosi’, il Nero e’ forse ancora un po’ piu’ impianto e meno generatore di emozioni. Se sul Bianco si ascolta musica e basta, sul Nero, complici le mille prove fatte, i primi brani hanno emozionato meno. Fino a quando... DCX del Nero a -6dB (che gia’ suonano piu’ forte dei 0dB del Bianco, siamo al limite del troppo forte), dagli con The Wall e via. Qui l’effetto live era completo. Dimenticati i piccoli difettucci da mettere a posto, godiamoci i dB. Mai, dico mai, avevo sentito un The Wall cosi’ potente, cosi’ forte, ma allo stesso tempo cosi’ secco e senza distorsioni. Elicottero che tira vento, bambini al limite del fastidio alle orecchie, ed il ghigno ancora piu’ pronunciato. Wow!!!

GRAN FINALE

A questo punto, quando credevo che lo show fosse finito, il proprietario dell'Aleandro Nero ha tirato fuori una faccia come con dire: e adesso vogliamo divertirci? Accende la TV, accende il BDP, ed eccoci sulla prima scena di Dunkirk. Soldati nel paese, pompa dell'acqua, sigaretta nel portacenere, e BAM! Non scherzo, un colpo di proiettile talmente fisico da essere vero. In passato qualche amico mi ha trascinato al poligono. Mi aveva colpito quanto secchi e "d'impatto" fossero I colpi di pistola. Non il boom boom a cui i film ci avevano abituato. Qui i colpi di mitra sul portone di legno li percepisci, il legno che si rompe, il terrore di essere colpiti... Fino al bombardamento in spiaggia.

Si passa a Live in Pompeii del 2016. Volume a palla e via, proiettati dentro al concerto. Mezz'ora filata dimenticandomi del mondo, tra laser, assoli di chitarra, tastiere, batterie. Impressionante l'inizio di Sorrow, con la chitarra distorta che ti entra nelle viscere. Spaziale l'inizio di Run Like Hell, con la chitarra talmente palpabile da sembrare li, un pizzicato fisico sulla pelle piuttosto che nelle orecchie. Ed un Comfortably Numb con collottola, lacrima e applauso finale. E poi, ad impianto spento, quell'atmosfera ovattata post-concerto, rintronato ma felice. Mancava solo la piada dal furgone del ristoro per ritornare alla macchina.

Grazie @proprietariodellaleandronero. E di nuovo grazie Fabrizio!!!

Mi rimane solo un dubbio, ora. A fine Aprile mi aspetta Roger Waters con i suoi line arrays. Sara’ all’altezza di Fabrizio e dei suoi Aleandri?

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 0:42
da geeksAgainstLoudness
LE IMPRESSIONI D’ASCOLTO

Bene, e' giunto il momento delle impressioni di ascolto piu' analitiche. E visto che "dall'altra parte" richiedono un'analisi di piani sonori & co, la includero'.

Premessa

Premetto che i miei due ascolti di riferimento audiofili, prima dell'incontro con gli impianti di Fabrizio, sono stati:
Secondo posto: JBL K2 con catena Accuphase del costo di una Porsche in un negozio d'oltre oceano, ogni piano del tavolo porta elettroniche aveva un cartellino da circa 15.000$
Primo posto: Blumenhofer Genuin FS1 MK1 con di nuovo una Porsche a monte, cavi prese spine tavoli ampli pre cd...

Guarda caso, due sistemi a tromba eccetto il woofer. E nel caso della Genuin, un woofer TAD da 16'' con, credo, udite udite, sospensione pieghettata.

Ai tempi non lo sapevo, ma probabilmente quel diffusore era quanto di piu' vicino alla filosofia FC avrei potuto ascoltare in campo Hi-End.

In ogni caso, in questi due ascolti c'erano la magia, la dolcezza, il dettaglio, la scena... Ma mancava il "corpo". Per quanto, rispetto alle mie 802D, qui il suono fosse molto piu' libero, ancora mancava quel realismo dato dalla dimensione. Se una cantante di colore di 100kg canta, non si sente solo la voce, ma anche tutta la cassa toracica. Ecco, in quegli impianti c'era la timbrica, c'era la correttezza, quello che volete, anche la magia, ma mancava il senso della dimensione fisica della voce o strumento riprodotto.

E quando si alzava il volume per ottenere pressioni live, mai il basso era in grado di reggere l'arduo compito che gli veniva chiesto. E cosi' non solo il The Wall, ma anche un Dies Irae, non riuscivano a comunicare la grandezza dell'evento riprodotto.

Ed arriviamo agli Aleandri, o meglio a quello Bianco che ho potuto ascoltare con piu' calma (con @Miseno che mi ha lasciato attaccare la mia sorgente al suo DCX, e smanettare con i miei brani).

Pregi

Beh, qui la lista potrebbe essere quasi infinita. Ma elencherò' quattro aspetti principali.

Prima di tutto: quando si ascolta musica da un Aleandro, si ascolta la musica. Non ci si deve concentrare, non serve star li tipo sommelier a rigirare il vino in bocca. Si gode la musica, e soprattutto, l'attenzione ed il pensiero si spostano a cosa voleva dirci l'artista, a come suonano assieme i componenti del gruppo, al fatto che un'esecuzione di musica classica e' piu' lenta ed una piu' veloce... In sostanza, si valuta da musicisti, non da scienziati di fronte a componenti elettromeccanici. Per usare una frase cara al qui non molto amato GPM, "Sparisce l'impianto e rimane la musica". Peccato che GPM l'avesse usata anche per le mie 802D, che pero' da me non sono mai sparite fino a quando non le ho vendute. Beh, questi bestioni di Aleandri spariscono eccome, e non serve nemmeno chiuderli gli occhi.

Seconda cosa: se l'impianto muggisce, brani carichi di basso sono inascoltabili. Per dire, un'Alicia Keys. I brani sono molto carichi, al punto che spesso ho detto "Sono registrati alla cavolo". OK, sull'iPhone con le cuffiette suonano ruffiani, ma appena li metti su un impianto con i conini, addio. L'incredibile e' che sugli Aleandri, tornano a suonare non dico bene, ma almeno, non muggendo, li valuti per come li ha voluti l'artista. Questo, tra l'altro, dipende molto dall'allineamento tra le fasi, cosa sentita molto bene sul Nero mentre @Miseno ed il proprietario smanettavano sul DCX. Ma su questo punto torneremo al momento di parlare di misure. Quello che voglio dire e' che, se un brano e' inciso alla cavolo, allora bye bye. Ma c'e' un'altra categoria di brani, quelli "difficili per quasi tutti gli impianti": beh, un Aleandro e' la ragione di quel quasi. Cento strumenti assieme da riprodurre senza far confusione e sedersi? Ecco che l'Aleandro lo fa senza sforzo. Brani carichi di basso da tenere sotto controllo? Check, anche questo non e' un problema. E via andare. Solo che su tutti gli altri impianti, e' difficile distinguere tra brani veramente registrati male, e brani difficilissimi da riprodurre, in quanto entrambi suonano male. Beh, sull'Aleandro la distinzione e' subito fatta.

Terza cosa: il senso del ritmo e del suonare assieme tra musicisti. I musicisti accelerano, rallentano, si cercano, si smarriscono e si ritrovano, cosa chiaramente evidente in una jam session jazz, ma anche nella classica, anche se controllata dal direttore d'orchestra. Non ho gran occasioni di andare a teatro (ci vado quando posso ma non so' dde Rroma), ma guardo qualcosa in TV, e mi affascina sempre il direttore d'orchestra. La mia mente da inge sfigato non mi ha mai permesso di interpretare quando tentavo di strimpellare il piano, ero sempre un metronomo di ghiaccio. Mi ha sempre colpito, invece, la fluidità' di movimento di un direttore d'orchestra. Non da il ritmo con la bacchetta, da il mood che vuole sentire. O fa rumori, parla con i musicisti, li chiama, sorride, si incavola. Beh, per la prima volta, ascoltando pezzi random di classica sull'Aleandro Bianco, ho percepito (senza una TV a stamparmelo in faccia) il direttore d'orchestra. O l'ammiccamento del batterista jazz quando sta per finire l'assolo. O... beh sappiamo di cosa parlo. In sostanza, l'Aleandro ti fa immaginare la parte visiva della musica che sta riproducendo. E scusate se e' poco.

Quarta cosa: la dimensione fisica di cio' che suona. Poche storie, dal vivo si ha la percezione sia di quanto sia grande un contrabbasso, che di un muro di casse ad un concerto. O della dimensione di un(a) cantante. O di come, qualche, volta, occhio ed udito non vadano d'accordo, tipo la frase "Ma come da una cantante cosi' minuta esce una voce cosi' importante?". L'Aleandro questa cosa te la fa percepire anche nella musica riprodotta, e questa e' forse la prima volta che mi capita. Forse il Paragon a Bracciano ingigantiva tutto. Qui l'Aleandro presenta come grande cio' che e' grande, e piccolo cio' che e' piccolo.

Ripeto, potrei continuare. Ma voglio essere critico e parlare di difetti. Anche se, parliamo chiaro, di sicuro c'e' un difetto che l'Aleandro NON ha: se come dice @C7P8 ci metti una tenda davanti, nemmeno ti immagini che sia un sistema a tromba. Niente megafonicita', niente colorazioni.

Difetti

Mmmm... devo pensarci un po'. Il punto e' che quando ascolti qualcosa di cosi' "infinito" per la prima volta, fai fatica a trovarne. Ma qualcosa c'e'.

Aleandro Bianco: sopra i 40Hz (punto dal quale mi e' stato detto parte la risposta flat dei sub, mentre sotto degradano dolcemente), l'impianto e' talmente fantastico, che forse lo fa suonare un po' etereo, come se fluttuasse a qualche cm da terra. E' solo una sensazione, ma e' come se presentasse una realta' leggermente virtuale. Gli manca quella sensazione di collegamento con noi umani con i piedi per terra. Forse gli mancano quei 10-12Hz in piu' verso il basso che danno la sensazione di fondamenta alla musica. E' solo una piccola sensazione, e non capita in tutti i brani. In molti e' un pregio, crea magia. Ma nell'ottica di una riproduzione Hi-Fi corretta, a volte forse manca il contatto con la realta'.

Aleandro Nero: la sua sezione bassi (che scende a 30Hz e poco meno, prima di degradare), unita a molti piu' W sui sub a muovere il tutto, decisamente quel collegamento con il suolo lo da. E' una roccia, puo' riprodurre suoni enormi o piccolissimi, puo' essere dolce o aggressivo. Ma richiede ancora lavoro. Dagli 80Hz ai 200Hz, ancora ci sono note che risaltano ed altre che spariscono, sub ed Aleandri ancora non sono perfettamente interfacciati tra loro. Lo senti quando, su The Wall, il giro di basso ha note piu' forti e piu' deboli. Tutto risolvibile con misure e DCX, mi spiegano @Miseno ed il proprietario. Ma credo ci vorrà' qualche viaggio di Fabrizio per mettere a posto il tutto.

Altri difetti? Io non ne ho trovati.

Giudizio da ex-audiofilo

E veniamo ai tanto decantati piani sonori, alla separazione tra strumenti, al fuoco, alla scena. Diciamoci la verità'. Io a teatro i violini ed i coristi non sono mai riuscito a contarli, senza farlo con gli occhi. E nemmeno ho mai sentito cosi' spiccata la separazione tra strumenti davanti e strumenti dietro. Sarò' una capra, ma e' cosi'. Sinistra-centro-destra, quello si. In alto, quando la cantante classica sale in cima ad una scala. I timpani dietro rispetto al violino solista davanti si. Ma solo queste cose macro.

Il punto e', ci sono veramente tutte queste informazioni nel software che suoniamo? Boh?

Prendiamo Rebecca Pidgeon. O quell'altra dopo del CD con le orecchie della Chesky. Il tipo che parla ti dice che la tromba la devi sentire dietro. Come d'altronde dovresti sentire in un'altra stanza la tipa all'inizio di One of My Turns sul primo CD di The Wall.

OK, la cosa la puoi immaginare. Quella tromba senti che ha un diverso riverbero, probabilmente il cervello immagina, a causa delle diverse riflessioni dalle pareti della stanza, che sia vicina ad una parete posteriore.

Ma ad essere onesto, questo sforzo di immaginazione l'ho dovuto fare dal mio impianto entry level di 25 anni fa, a tutti gli impianti per cui sono passato. Genuin incluse. Paragon incluso. Aleandro incluso.

Per cui la mia conclusione e' che sono balle. In altre sezioni di questo forum si discute di tecniche di registrazione, del fatto che il posizionamento e' spesso artificiale, e cosi' via. Onestamente, il mio cervello da capra non ce la fa ad affrontare anche quegli argomenti, ma una cosa l'ho capita: quando hai un impianto FC (dal Tairana in su), tutte queste pippe mentali passano in secondo piano.

Anche perche' io di solito a teatro non separo i piani sonori... Ma sono una capra sincera. Scusatemi, audiofili, se non ci arrivo.

Pero' la classica mi piace, e davanti all'Aleandro credevo di essere a teatro. E da quando ascolto su impianti FC, i dischi della Telarc con orchestre Americane incompetenti non li guardo neanche piu', mentre un disco di Karajan me lo godo.

Uno dei miei dischi di classica preferiti? La sinfonia delle Alpi. Me la faceva sentire la mamma da piccolo, ed io immaginavo la tempesta, l'alba, sti poveri diavoli di scalatori su sulla montagna esposti agli elementi. Peccato non aver pensato di ascoltarla su un Aleandro. Magari avrei sentito anche il freddo della neve.

E passiamo al Dies Irae. Ho due versioni: Muti e Shaw. Diamo a Cesare quel che e' di Cesare, grazie ad un articolo su Audio Review che parlava delle migliori esecuzioni/registrazioni del Requiem, ho conosciuto questi due dischi. Quello di Muti non si ascolta, il Dies Irae sembra una marcia carnascialesca, zumpa zumpa zumpa troppo veloce. Shaw e' solenne e mi piace. Beh, sull'Aleandro Nero ti spaventi. Piu' che con The Wall. Questa ira degli dei la senti veramente. E fa piu' paura di un muro.

OOOPS. E' il giorno dell'ira. Ma sono una capra... A me piace pensare agli dei inferociti. Punto.

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 0:43
da geeksAgainstLoudness
LE MISURE

...

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 1:14
da F.Calabrese
Le misure...??? :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o

Oddio... :mrgreen:

Vabbè... 8-)
F.C.

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 7:35
da joda
Che dire? Forse non potrò mai permettrmi simili impianti, ma quanto mi piacerebbe sentirli!
Buon uiken a tutti

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 9:05
da Michele
Bellissima recensione!
GRAZIE

Saluti
Michele

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 9:06
da Michele
F.Calabrese ha scritto:
sabato 7 aprile 2018, 1:14
Le misure...??? :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o :o

Oddio... :mrgreen:

Vabbè... 8-)
F.C.
Vuoi metterle con quelle fatte da te che sei un notorio incompetente????!!!!

Saluti
Michele

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 9:10
da Michele
geeksAgainstLoudness ha scritto:
sabato 7 aprile 2018, 0:42



Grazie @Miseno per l’esperienza indimenticabile. E grazie Fabrizio per aver creato questo capolavoro di oggetto per riprodurre la musica. Non e’ un impianto, e’ un riproduttore di emozioni.

Nuovo giorno, nuovo Aleandro, quello Nero questa volta. Qui la seduta e’ stata molto piu’ tecnica (con @Miseno a dare una mano al suo compare dark per la messa a punto dell’impianto), con esperimenti su fasi, allineamento tra sub, misure con Rew... Ma anche qui c’e’ stato spazio per una breve carrellata di brani.

Qui l’impianto e’ sistemato meglio: stanza molto piu’ grande, casse molto piu’ distanziate, i sub (quelli di nuova generazione) strategicamente “sparsi in tutta la stanza”. Ed anche una TV in mezzo, per godersi un po’ di AV (vedi sotto il gran finale). Ma mentre il Bianco e' stato circa quattro anni nelle mani di Fabrizio e dei suoi fonometri, qui Fabrizio e' passato solo una volta, e c'e' ancora del lavoro da fare per tirare fuori tutto il potenziale.

Le emozioni del Bianco ci sono tutte, ma mentre il Bianco e’ un animale piu’ riflessivo, piu’ analitico e rifinito, ma che al momento giusto tira fuori la grinta, il Nero e’ un diavolo da domare. I bassi sono “tanti”, scendono di piu’ e con piu’ watt sono in grado di muovere piu’ aria, gli alti godono di hardware migliore, e cosi’ le stesse canzoni vengono presentate in modo piu’ maestoso, incutendo timore e rispetto. Forse le emozioni sono piu’ da live e meno da studio, ma non sempre.

Il Nero, pero’, e’ ancora giovane, scalpita, a volte si scompone, e la gamma medio-bassa ha ancora qualcosa che non regge il confronto con il resto. E cosi’, il Nero e’ forse ancora un po’ piu’ impianto e meno generatore di emozioni. Se sul Bianco si ascolta musica e basta, sul Nero, complici le mille prove fatte, i primi brani hanno emozionato meno. Fino a quando... DCX del Nero a -6dB (che gia’ suonano piu’ forte dei 0dB del Bianco, siamo al limite del troppo forte), dagli con The Wall e via. Qui l’effetto live era completo. Dimenticati i piccoli difettucci da mettere a posto, godiamoci i dB. Mai, dico mai, avevo sentito un The Wall cosi’ potente, cosi’ forte, ma allo stesso tempo cosi’ secco e senza distorsioni. Elicottero che tira vento, bambini al limite del fastidio alle orecchie, ed il ghigno ancora piu’ pronunciato. Wow!!!

GRAN FINALE

A questo punto, quando credevo che lo show fosse finito, il proprietario dell'Aleandro Nero ha tirato fuori una faccia come con dire: e adesso vogliamo divertirci? Accende la TV, accende il BDP, ed eccoci sulla prima scena di Dunkirk. Soldati nel paese, pompa dell'acqua, sigaretta nel portacenere, e BAM! Non scherzo, un colpo di proiettile talmente fisico da essere vero. In passato qualche amico mi ha trascinato al poligono. Mi aveva colpito quanto secchi e "d'impatto" fossero I colpi di pistola. Non il boom boom a cui i film ci avevano abituato. Qui i colpi di mitra sul portone di legno li percepisci, il legno che si rompe, il terrore di essere colpiti... Fino al bombardamento in spiaggia.

Si passa a Live in Pompeii del 2016. Volume a palla e via, proiettati dentro al concerto. Mezz'ora filata dimenticandomi del mondo, tra laser, assoli di chitarra, tastiere, batterie. Impressionante l'inizio di Sorrow, con la chitarra distorta che ti entra nelle viscere. Spaziale l'inizio di Run Like Hell, con la chitarra talmente palpabile da sembrare li, un pizzicato fisico sulla pelle piuttosto che nelle orecchie. Ed un Comfortably Numb con collottola, lacrima e applauso finale. E poi, ad impianto spento, quell'atmosfera ovattata post-concerto, rintronato ma felice. Mancava solo la piada dal furgone del ristoro per ritornare alla macchina.

Grazie @proprietariodellaleandronero. E di nuovo grazie Fabrizio!!!

Mi rimane solo un dubbio, ora. A fine Aprile mi aspetta Roger Waters con i suoi line arrays. Sara’ all’altezza di Fabrizio e dei suoi Aleandri?

Scusa Geek,
Mi ritrovo perfettamente con tutto quanto hai descritto del primo impianto, il secondo non ho avuto modo di ascoltarlo, ma le amplificazioni?
Anzi più che le amplificazioni, il primo impianto dovrebbe essere pilotato in corrente, il secondo?

Saluti
Michele

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 9:12
da Michele
geeksAgainstLoudness ha scritto:
sabato 7 aprile 2018, 0:42
Come anticipato da @Miseno, nei giorni scorsi ho avuto l’eccezionale fortuna di ascoltare entrambi gli Aleandri: prima a casa sua l’Aleandro Bianco, e poi, il giorno dopo, l’Aleandro Nero a casa del suo proprietario. Con questi, ho completato il Sacro Graal degli ascolti: Paragon (ormai piu’ di un anno fa), Aleandro Bianco e Nero. In mezzo, una valanga di km ma ne e’ veramente valsa la pena!

Ci sono tantissime cose da raccontare: la parte emotiva, la parte piu’ razionale, ed anche la parte strumentale. Partiro’ da quella emotiva, perche’ poche storie, inutile girarci attorno, questi impianti prima di tutto emozionano. Esattamente come un evento dal vivo. Ma sanno anche radiografare il materiale ascoltato come probabilmente solo un tecnico del suono e’ in grado di fare. E da qui il titolo del thread: un Tour, perche’ di fatto sono andato a due eventi. Studio, perche’ mi sono sentito proiettato in uno studio di registrazione. E live, perche’ quando si ruota la manopola, questi impianti muovono aria come capita solo ai concerti.

E quindi, per chi non ha voglia di leggere tutto il mio post, alla domanda studio o live?, rispondo: ENTRAMBI!!! L’Aleandro (bianco o nero che sia) unisce le due cose, chiudendo il cerchio tra pro, live e home: qui c’e’ tutto.

NOTA: e’ passato troppo tempo dall’ascolto del Paragon in quel di Bracciano, difficile fare confronti. Ma se quel sistema, per quanto incredibile, aveva qualche difetto (note alte maschili e basse femminili un po’ nasali, e forse un po’ di gigantismo, anche se da quanto ne so risolte da una successiva versione dell’xover passivo), gli Aleandri mi sembrano essere una spanna piu' in alto.

Credo costino pure un pò di più....

Saluti
Michele

Re: Aleandro Tour 2018: studio o live?

Inviato: sabato 7 aprile 2018, 9:58
da C7P8
Bellissima recensione, ma dettagli sulle elettroniche?