2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

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Francesco.L
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2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#1 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:13

Dalle ceneri di Melius.club, o meglio da Video HI-FI, ho recuperato un 3D di una vera esperienza (non mia diretta) in sala registrazione.
Questo resoconto l'ho salvato per intero molto prima del disastro sui server così come alcuni post più significativi. E' stato editato solo dai commenti futili.

Buona lettura.

Francesco

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#2 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:13

Da due giorni sono sepolto in sala di registazione, a Roma, accanto ad una amico compositore che sta registrando la prima parte di una colonna sonora. Lo stesso staff ha registrato lì uno dei miei CD preferiti: La dolce Vita, del Quartetto Rava, Bollani, Gatto, Tommasi. Un cd che uso spesso per far fare “bella figura” al mio impianto, un cd straordinario sia tecnicamente che musicalmente. Quindi parliamo di equipe tecnico/artistica al di sopra di ogni sospetto, con grande esperienza accanto a musicisti di altissimo livello.

Durente la regsitrazione bazzicavo su VHF e leggevo le lunghe disquisizioni su “musica riprodotta o la musica dal vivo”, Siccome ritrovavo per filo e per segno totalmente condivisibili le lucide affermazioni di Lincetto, volevo raccontarvi in maniera più neutrale possibile quanto vivssuto cercando di capirne di più. Scusate se sarà prolisso, ma è curioso di quanto sia aderente quanto vissuto con alcune opinioni espresse altrove.

Ho chiesto ( e sono stato gentilmente accontentato) di poter ascoltare più volte FLAT il suono del violoncello solista dai monitor senza altri stumenti ne’ effetti. Ebbene, quello che a detta della violoncellista e del tecnico era un suono realistico ed attendibile, era a mio avviso, cambiato passando attraverso i microfoni ancora prima di ogni genere di trattamento.

- Neppure per un istante ho avuto la sensazione che il violoncello – o la voce potessero esser scambiate, attraverso i montitor, per il suono reale. Eppure non c’era registrazione, solo il suono diretto dal mic ai monitor ( si alternavano Quested, Genelec, Dynaudio).

- Cosa cambiava? Il microfono, per sua natura, cattura più ambienza dell’orecchio. Cattura le riflessioni ambientali anche posizionato a pochi centimetri dall’emissione del violoncello. E la sua posizione tende a sottolineare una scelta: occorre scegliere tra presenza, ambienza, corda, cassa, ecc.. Perchè è lui a funzionare in modo diverso dall’orecchio umano, che sente tutto e capisce quello che gli conviene. Il microfono invece sente solo quello che può, e manco lo capisce. Cambiando microfono o posizione qualcosa migliorava, qualcosa peggiorava. Alla fine non era mai un violocello vero, ma sempre la sua fotografia, solo fatta con obiettivi divesrsi.

- Nell’idea del musicista, poi, sax soprano e violoncello dovevano fondersi in un impasto particolare. Suono che era già bello ascoltandolo mettendosi tra i due strumenti reali, ma che era “approvato” dal compositore solo quando i volumi, e gli impasti erano riascoltati al mix e diventava il suono da lui pensato. Quindi l’opera finale era per lui il suggestivo suono registrato e missato, non l’ impasto dal vivo. Perché non era musica scritta per essere eseguita dal vivo, ma che teneva presente il suo utilizzo finale, ovvero la riproduzione.

- Tentare, almeno in questo caso, di riprodurre in casa un ipotetico suono “reale”, sarebbe non solo difficile ma anche errato. Sebbene le tecniche fossero minimali, e gli strumenti acustici, difficile giudicare lal qualità di una riproduzine del genere a casa senza conoscere gli intenti artistici del compositore. Eppure vi garantisco che quella registrazione avrebbe tutte le carte per SEMBRARE un suono riproducibile in modo realistico. Insomma, chi dovesse accanirsi ascoltando un disco del genere per ottenere una riproduzione realistica, forse potrebbe anche riuscire – magari con cavi, accoppiate particolari - a metterne in evidenza alcune caratteristiche, e tirar fuori il legno dal violoncello o il soffiato dal sax, ma non farebbe che mettere in evidenza particolari messi in secondo piano in registrazione, mettendo invece in secondo piano quella ricerca di impasto che è invece centrale nelle intenzioni artistiche. Insimma, diventerebbe matto cercando qualcosa che non va trovata.

- Alcuni strumenti - come le piccole percussioni o transienti secchi – sembrano in ascolto, ad essere maggiormente “fotogeniche”. Più facile credere, ascoltando la riproduzione, magari quando si è distratti – di stare ascolando il suono reale.

- L’intervento di compressori o altri artifici, pur non essendo scelte “puristiche”, in alcuni caso possono aumentare l’ incisività del suono rendendolo stranamente più realistico. Falso quindi che una ripresa minimale o “flat” possa essere automaticamente sempre la più godibile, mentre mi pare pacifico che l’utilizzo moderato e ponderato di artifici renda regsitrazioni ben fatte ancora più godibili.

Conclusione uno: l’evento dal vivo viene definitivamente perduto quando transita attraverso il microfono. Quello che viene registrato, e poi missato, montato, ecc… è ALTRO. Ed è QUELLA l’opera finale cui dobbiamo faticosamente fare riferimento quando vogliamo eseguirne la riproduzione in casa. In quel caso la registrazione può essere più corretta dell’evento reale in quanto – come in questo caso – lo strumento reale suona con l’obiettivo di diventare qualcosa che farà la sua vita vera nell’evento - non reale ma vero - della sua riproduzione. Che voglia essere realistico o no, l'evento reale non esiste se non come esiste una scena su un set: un evento che accade per essere altro, altrove, in altro modo.

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#3 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:14

Il ragionamento si capovolge quando si fa una ripresa di un evento acustico dal vivo. Ovviamente la registrazione di un Wagner dal vivo a Bayeruth non potrà che essere annichilita se pur copia – anche evocativa – di un evento che nasce e viene eseguito per un teatro e non per un CD. E’ anche pacifico che una ottima registrazione avrà i suoi vantaggi, come la leggibilità “ingrandita” di alcuni elementi, ma che non potrà mai e poi mai essere scambiata per l’evento reale.

Domanda 1:
Se mi porto questi diffusori a casa, quindi avrò l'ascolto perfetto, giusto?

Risposte del tecnico:
1) No, sarebbe un ascolto decisamente falsato dal tuo ambiente di ascolto, quindi probabilmente MOLTO diverso. Qui l'ambiente è trattato professionalmente, e messo a punto in anni di affinamenti successivi. Quindi questo ascolto non è determinato solo dal diffusore e dalla amplficazione (interna) che lo controlla, ma dall'accoppiamento di questo diffusore CON QUESTO ambiente.
2) Questi diffusori hanno membrane velocissime, bassi secchi e potenti, coni e ampli molto smorzati. Questo rende un suono veloce, dinamico e molto asciutto armonicamente. Questo suono serve a registrare a missare, e a trovare gli equilibri tra gli strumenti. Quando misso tengo presente che a casa si avrà un ascolto SEMPRE più colorato. Cerco in tutti i modi di tenerlo presente. E spero che in casa altrui si ascolti in maniera più gradevole e rilassata. E più colorata.

Domanda:
Più colorata? E gli impianti high end?

Risposta:
1) Sono e devono rendere più piacevole il suono della registrazione. Altrimenti a lungo andare l'ascolto sarebbe teso ed innervosente. Il maggiore responsabile della colorazione e della resa finale è il diffusore. La tipologia del diffusore, il suo cabinet, la presenza o meno di trombe, il suo modo di interfacciarsi con l'ambiente, rendono più o meno apprezzabile, a seconda dei gusti dell'ascoltatore, la riproduzione sonora.
2) Io adoro i diffusori JBL, ma non potrei mai monitorare con loro. Perchè il suono di certe trombe colora in maniera splendida il suono, ma non fa capire cosa si sta facendo in mix. Sembra tutto bello, ci si accontenta di quel suono che al momento sembra così ricco, ma poi la registrazione va su un diffusore meno colorato, e sembra mancargli qualcosa.

3) gli impianti domestici devono dare l'impressione di una maggior ricchezza armonica, altrimenti la riproduzione è meno godibile.

Domanda:
Quindi se in casa si sentisse - rispetto alla sala - una eventuale maggior presenza di armoniche sarebbe segno che in sala di registrazione tali armoniche non si sentivano, ma che c'erano nella registrazione, e che l'impianto mette in luce suoni che in sala non si sentivano, o che un impianto è in grado di aggiungere ricchezza armonica?

Risposta
1) E' segno che queste armoniche se le inventa il diffusore, attraverso le risonanze dei cabinet dei diffusori , attraverso una minore frenata del cono, ecc... Diffusori più secchi e veloci,e più asciutti armonicamente somiglieranno di più a questo ascolto. Ma spero che la gente a casa voglia sentire più piacevolmente di come sento io mentre lavoro.

Domanda:
Ma quindi tu stai perdendo ore a trovare il giusto suono del cello, sapendo che nessuno sentirà mai la stessa cosa?

Risposta:
1) Sto cercando un suono del cello che possa amalgamarsi al resto dell'organico. Ma so che gli impianti di riproduzione coloreranno ognuno uniformemente tutta l'orchestra nello stesso modo: orchestra e violoncello tutti "abbellliti" o "imbruttiti" uniformemente . Così che - se l'equilibrio trovato in sala è giusto - la registrazione suonerà ragionevolmente bene più o meno sempre.

Domanda:
Vedo qui una collezione di 5 multipiste digitali, analogici, ecc... quali suonavano meglio i vecchi analogici, i vecchi digitali o le attuali catene tutte su memoria solida?

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#4 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:14

Risposta:
Non è una domanda corretta. Suonano ognuno con le proprie caratteristiche. La domanda "meglio o peggio in assoluto" a questi livelli non ha senso. Certo è che oggi con costi ridicolmente bassi rispetto al pasasto si può registrare su supporto digitale ad alta qualità. Ma ogni registratore ha una sua storia, un suo suono, e pregi e difetti che altri apparecchi non hanno.

Domanda:
Se qui in sala mi metto al centro dello sweet spot, sento una immagine stereofonica molto chiara, profonda quanto decidi tu di volta in volta usando reverberi e posizione di microfoni. Ma non sento il suono eccedere di molto la posizione laterale delle casse. Come mai? E come si deve sentire a casa?

Risposta:
La larghezza corretta dell'immagine stereofonica in mix deve è sempre all'interno del confine esterno delle due casse. A casa questa larghezza può aumentare grazie alle prime riflessioni laterali. Una immagine sonora che ecceda la cassa è sempre determinata dalla vicinanza di una parete che amplia l'impressione di larghezza, ma di fatto modifica la risposta in fase corretta. Può essere piacevole e ricercata appositamente, ma non è una informazione contenuta nella registrazione. Se infatti si eliminano completamente le riflessioni laterali (cosa ardua in casa) l'immagine stereofonica rientra dentro i confini laterali delle casse. A meno che non siano stati previsti effetti particolari.

Domanda:
Quindi è possibile creare effetti speciali che possano creare effetti molto lateralizzati (ad esempio: alla mia dx o sx sul muro?).

Risposta:
Certo, lavorando sule fasi, o usando appositi plug-in questo è possibile. Ma non è possibile prevedere in che posizione spaziale esatta un segnale in controfase sarà riprodotto in casa. Il segnale in controfase in sala mix è un segnale che non si sa da dove provenga, genericamente "fuori" dalle casse.

Domanda:
E i cd - ad esempio - di Roger Waters, che a casa mia suonano in punti precisi della parete laterale o posteriore?

Risposta:
Questo avviene perchè alcune frequenze vengono riflesse da alcuni materiali del tuo arredamento. Ed il segnale che in mix era probabilmente "fuori fase a dx", a casa tua colpisce la parete laterale e va a localizzarsi lì. Cosa accade a sx?

Domanda:
A sx non riesco a riprodurre lo stesso effetto di localizzazione precisa nel muro molto a lato delle casse.

Risposta
Questo perchè a casa tua evidentemente la prima riflessione di sx è altrove. (vero: il muro di sx è tre metri più distante di quello di dx).

Domanda:
Esistono nella registrazioni informazioni riguardo all'altezza?

Risposta:
Normalmente direi assolutamente no. Non esistono plug-in che lo prevedano. Ma in realtà in alcune condizioni di ascolto, o con prime riflessioni su soffitti particolarmente bassi, l'immagine sonora può essere anche localizzata in alto rispetto alla linea dei diffusori. Rotazioni di fase presenti involontariamente o appositamente sul cd (o indotte dall'impianto o da posizioni dei diffusori), possono dare l'illusione di altezza su certi suoni o certe frequenze.

Conclusioni due:

- Diffusori più veloci hanno una minore ricchezza armonica e diffusori con maggiore ricchezza armonica sono più lenti. (prendetemi con le molle, non linciatemi, è l' estremizzazione di un concetto espresso in 40 minuti di conversazione fittissima). Il diffusore home ha un senso e una piacevolezza che viene prevista ed anzi auspicata da chi incide su monitor di altro genere.

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#5 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:15

- In mix non esiste una immagine che esondi i diffusori a dx e a sx. Se questo accade a casa, vuol dire che la registrazione ha una parte di segnale in controfase che può - in alcune condizioni - dare una sensazione di delocalizzazione del segnale ed una apparente maggiore larghezza del palco sonoro, o - nel caso di prime riflessioni di pareti entro certe proporzioni - localizzare maggiormente i confini laterali in maniera precisa in corrispondenza di dette riflessioni.

- Non solo non è escluso, ma è previsto, prevedibile e auspicato che l'ascolto in casa sia appagante, evocativo di una qualche esperienza, reale, sintetica, suonata per sembrare indeterminata o l'opposto. Chi incide ha una passione sfegatata per il suono, per il bel suono, ma soprattutto per la musica, e se escludiamo il caso di zappe, o di gente sorda o limitata intellettivamente o tecnicamente, darei per scontato che la maggior parte dei cd viene incisa e missata col desiderio di condividere il piacere di una esperienza riproducibile in maniera ripetibile ma anche versatile, ed elasticamente considerabile sempre "fedele" all'originale. Molto elasticamente.

Eccetto per chi si occupa del mastering.

Alla domanda:
Ma questo è il nono o decimo cd di cui seguo la lavorazione dalla composizione all'uscita. Se mi porto a casa i rough mix pre- masterizzazione suonano sempre benissimo. Poi esce il cd, e la qualità scade del 50% ( se va bene). Cosa accade al mastering?

Risposta:
AaaaaaaaaahhhhrrrrhhhhhhGGGG!!

(tutti si alzano dalle loro sedie: musicisti, assistenti di studio, musicisti, smadonnando tutti contemporaneamente. Coloro che in silenzioso rispetto avevano ascoltato domande e risposte poste nel corso di due giorni, riportano esempi ignobili di lavori eccellenti distrutti in masterizzazione).


Domanda:
Ma perchè questo accade nel pop e molto meno nella classica e nel Jazz?

La risposta la sappiamo tutti, la abbiamo letta dai molti interventi di Lincetto - ma non solo. Ed è sempre la stessa: un disco che suona dinamico, a detta dei produttori suona "male". Ed un disco come Nightfly di Donald Fagen ad avviso di chi oggi produce musica suona non solo male, ma TROPPO PIANO. Ad essere coinvolti in questo ragionamento esiziale sono tutti i cd che hanno potenzialità di vendita o di larga diffusione. Ne sono quindi esclusi la maggior parte della classica e del Jazz che ha un pubblico più attento alla qualità e che non passa in radio.

L'imperativo è : suonare bene in radio ed in auto. Suonare bene nelle casse dei computer. Gli iPod sono già considerati, da questi barbari, high end.

Tutto questo lavoro, tutta questa sapienza ed attenzione, vengono rovinati dai mastering. A volte per peggiorare il lavoro fatto finora, i mix vengono addirittura inviati a Londra, nei mitici studi xxxx affinchè lo scempio venga fatto in maniera professionale. Per rendere i cd tutti uguali, tutti adatti ad essere "fotogenici" in mp3.

E ad essere derubati via internet con ancor maggiore disinvoltura. Tanto, a questo punto, tra un pessimo cd o l' mp3 che ne deriva , tanta differenza, effettivamente, non c'e n'è.

Sperando di esservi stato di compagnia, mi scuso per la prolissità, ma anche per la superficialità cui sono stato costretto dal desiderio di sintesi, ma anche dalla scarsa competenza tecnica che mi impedisce di riportare con maggiore precisione quanto ascoltato finora.


A chi invece pensa che sia inutile farsi un impianto poichè non si riuscirà mai a replicare l'esperienza dal vivo posso dire che è una conclusione sbagliata. Perchè una esperienza domestica soddisfacente (anche molto ) può esistere. Basti rassegnarsi al fatto che non è a replicare l'esperienza della musica acustica dal vivo che occorre puntare in casa. In un certo senso va anche superato il concetto che in casa occorre sentire come in sala mix. In casa si sente come in casa. E quindi elasticamente come ci piace, con gli oggetti che ci piacciono, e che possiamo permetterci.

Mentre credo che chi ascolta solo pop contemporaneo, potrà trarre molto giovamento dall'acquisto di un

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#6 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:16

compattone moderno. Sicuramente sentirà la sua musica in maniera più vicina a come è stata pensata e registrata, ma soprattutto masterizzata.
In un certo senso è come comprare un giradischi per il 78 giri!

Se qualcuno vuole giocare con l'altezza della cantante ovviamente nessuno glielo impedisce. Solo sarebbe meglio capire che è un aspetto indotto da alcune condizioni di riproduzione e non una informazione contenuta nella maggioranza dei cd.
Questo non solo potrebbe aiutare chi non ci riesce a tranquillizzarsi. Ma anche chi ci tiene a crearsi un giochetto di riflessioni e posizioni per dare ad alcune frequenze la posizione che preferisce: alta, bassa o seduta su uno sgabello alto come nelle foto del libretto!
una voce solista, uno strumento solista, insomma un po' tutto si può anche artatamente "alzare" nell'ambito dell'immagine sonora generale, adottando artifizi in sede di missaggio. Quindi, in realtà, l'altezza PUO' essere presente già nella registrazione, a patto che si siano adottati questi artifizi. Lo dice anche il tuo amico, ad un certo punto...



Giusto Marco, infatti ho scritto: non è una informazione presente nella maggioranza dei cd. In una parte, però, c'è.

Comunque ci terrei a far capire che quanto riportato nei miei post è opinione di chi fa i cd e di chi vive nel mondo della registrazione e della musica da sempre.
Io non mi sarei mai permesso di essere così perentorio perchè non sono così autorevole ne' ho tanta esperienza. Sulla questione della larghezza dell'immagine effettivamente sono rimasto abbastanza sconcertato. Però era così: larga o stretta che fosse l'immagine, mono o stereo, panoramica o direzionale che fosse la ripresa, in sala mix il suono era sempre largo quanto i diffusori.

Il discorso sulla larghezza dell'immagine è particolarmente peloso, e credo che porterebbe a demolire alcune delle credenze più diffuse. Però la risposta è contenuta dentro le risposte dell'ingegnere (che d'ora in poi chiameremo Goffredo). Se si vuole allargare l'immagine sonora più di quanto non sia nella registrazione, o se si vuole sentire con precisione un confine destro o sinistro maggiore della larghezza dei diffusori in incisioni che contengono tale elemento, occorre giocare con l'acustica della stanza.

Se leggete con attenzione quanto ho scritto su questo tema particolare, questo dovrebbe essere chiaro. Se poi sia la verità assoluta non saprei. So però che torna perfettamente con le esperienze empiriche e con anni ed anni di andata e ritorno tra sala di incisione e casa.

Anche l'intervento di Brigno è molto chiaro e torna perfettamente con la mia esperienza: su certi suoni in cotrofase, siano effetti speciali o larghezza aggiunta della scena, è difficile prevedere sempre l'effetto, e lo spostamento dello stesso impianto da una stanza all'altra lo dimostra.

Io ho portato l'impianto in un alto ambiente. Ovviamente l'accoppiata ambiente/diffusori suona in maniera molto diversa. MA soprattutto a suonare diversamente sono i suoni "fuori fase". Amused to death ha riposizionato tutti gli strumenti "fuori cassa" in maniera diversa da come suonavano prima. In relazione a pareti, soffitto e materiali, molto diversi da prima.

Questa esperienza empirica pare dimostrare che quanto Goffredo e Marco vanno dicendo è corretto, replicabile, inoppugnabile.

La corretta stereofonia prevede un fronte sonoro omogeneo compreso fra le due casse, senza che il suono appaia uscire direttamente da queste. Ed il fronte sarà tanto più ampio e profondo, quanto maggiori saranno le dimesnioni dell'ambiente, ferma restando l'adeguatezza delle dimensioni dell'impianto medesimo.

Come già detto, il fatto di sentire suoni provenire esternamente a questo ideale fronte è possibile, in funzione o di artifizi utilizzati in sede di missaggio e/o registrazione (frequenti) oppure di particolari anomalie, volute o no, dell'ambiente d'ascolto e della disposizione dei diffusori all'interno di esso.

in riproduzione avrai la larghezza che ha deciso chi ha messo mani sull'incisione, potresti avere, se lui ha così deciso, un'orchestra piccolissima ed una chitarra solista enorme... non c'entra nulla cosa è stato registrato ma solo cosa hanno deciso di farti ascoltare...A patto che l'impianto sia abbastanza fedele e libero da grossolani difetti di riproduzione e quindi permetta una relativamente precisa riproduzione di quanto stabilito da musicisti e ingegneri

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#7 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:16

del suono.

effetto monitor intendi troppo asciutto e neutro?


piu' o meno si e anche una presentazione un po' in avanti del messaggio sonoro.

Roberto



"Più avanti" o "più indietro" si ottiene con qualunque diffusore, in funzione di come questo è disposto in ambiente.
Non c'entra nulla (o comunque molto poco) il tipo di diffusore: è un'errata convinzione quella che un diffusore, per sua natura, proietti il suono più avanti di un altro.
A casa mia dispongo una grande profondità usando due monitor professionali...
Dirò di più: la profondità e la precisione di ricostruzione della scena sonora voluta è di molto favorita dai sistemi multiamplificati, ovvero, tipicamente, dai monitor di studio.
Va da sè che se tu tieni i diffusori paralleli fra loro, avrai un suono "proiettato" in avanti, ma se ad esempio, come a casa mia li tieni fra loro convergenti a 45° fra loro con il vertice del triangolo equilatero ideale posto un metro di fronte al punto d'ascolto, ti garantisco che apprezzerai una grande profondità...

Inoltre, per quanto riguarda la piacevolezza d'ascolto e l'opportunità o meno di utilizzare in casa monitor da studio, partendo da quanto ho appena detto per quanto riguarda la disposizione in ambiente dei diffusori, aggiungo che il monitor da studio si comporta, ovviamente, in modo differente in funzione di come è pilotato. Va da sè che se a valle del monitor si utilizza un certo tipo di preamplificatore e di sorgente, si otterrà un comportamente differente che se il medesimo monitor venisse pilotatao da un banco regia. Per non parlare poi degli accessori di installazione e, appunto, l'ambiente.

Utilizzando un monitor in casa con i medesimi accorgimenti logistici del "mondo Home" si possono ottenere risultati "piacevolmente" inaspettati...

....se è VERO che , nella musica HOME riprodotta, un RIFERIMENTO (degno di tale nome) debba per l 'appunto "esserVI" ..questo riferimento NON può essere altro che quello (cioè l'ascolto del master in sala regia ..che ci piaccia ..o non ci piaccia) e la catena da riproduzione HOME è tanto piu fedele tanto piu la riproduzione assomiglia a quel riferimento.


Alberto


Certo, è una possibilità. Anche se gli stessi diffusori che ho sentito in sala mix, portati a casa, per una ovvia interazione con un diverso ambiente, suoneranno con un colore diversissimo.
Immagina un diffusore pro come una lampada da dentista, che è giusto ed utile per capire come stanno i denti. Un dentista ha bisogno di lavorare vedendo tutto.
Immagina quello stesso sorriso - magari quello della persona cui vuoi bene - illuminato in casa con la stessa lampada. Metterebbe in evidenza ogni difetto della pelle, ogni otturazione ecc...
Meglio, in casa, usare una lampada con una luce gradevole che renda quel sorriso attraente, desiderabile, bello.
Forse il paragone è impreciso, ma rende l'idea. Una cosa è il lavoro, una cosa è il godimento. Un pittore dipinge in uno studio con molta luce, sapendo che il suo quadro sarà esposto in una casa in penombra. Un cuoco controlla il suo piatto sotto una luce molto forte, sapendo che in tavola l'illuminazione è molto tenue, ecc...

Poi si può decidere di tenere a casa la stessa tipologia di ascolto analitico, ma a questo punto - aggiungo io, sapendo che è un ascolto molto "tecnico", e che a lungo termine può risultare troppo "teso" e veloce. E anche con la consapevolezza che per avere quel tipo di ascolto non basta avere gli stessi apparecchi, ma occorre anche un trattamento accurato e professionale della sala d'ascolto. Altrimenti si ha solo il feticcio del'ascolto professionale, senza però l'accuratezza del risultato.

Detto questo, va anche capita l'elasticità di chi suona, compone e registra musica e la loro capacità di relativizzare l'esperienza di riproduzione.

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#8 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:17

Se alcuni (e sottolineo: solo alcuni) audiofili avessero solo il dieci per cento di quella elasticità mentale si divertirebbero molto di più nel dedicarsi ad un passatempo molto creativo e appagante.


quando dici che "la registrazione va su un diffusore meno colorato e sembra mancargli qualcosa" intendi, penso, il diffusore di casa.
ma sei sicuro che sia così? non pensi che ci sia una, chiamiamola così, "colorazione che prevale"?
nel senso che se al segnale fortemente colorato monitorato da una jbl si aggiunge la colorazione del diffusore di casa, non si toglierà colorazione ma se ne "aggiungerà" un'altra, pur minore, resistendo prevalente quella jbl.


Cerco di spiegare meglio. Quando si effettua un monitoraggio, è importante che il diffusore che si usa sia estremamente neutro e poco colorato. Perchè sarà necessario in fase di mix scegliere gli interventi da fare su ogni strumento: compressioni, reverberi, equalizzazioni, ecc... Perchè questo è necessario e si fa sempre, ed è questo che rende i dischi piacevoli ed ascoltabili. Altrimenti sarebbero registrazioni troppo secche, crude, e molti dettagli sarebbero nascosti, così come molti accenti espressivi non avrebbero il giusto equilibrio.

Questo - fatto usando come riferimento diffusori neutrali - porta come prodotto un suono "medio" , che se ben fatto suonerà ELASTICAMENTE bene. Non ovunque nella stessa maniera, ma ovunque con equilibri somiglianti, a seconda della scelta della catena domestica scelta. Chi avrà diffusori elettrostatici sentirà con un tipo di equilibrio, o colore, chi avrà trombe con altro tipo di equilibrio, ma sostanzialmente la filosofia di registrazione sarà più o meno sempre comprensibile, a patto che la catena non sia distorta, squilibrata, errata, piena di errori madornali.

Se invece si usasse per mixare un diffusore colorato (secondo Goffredo alcuni diffusori JBL hanno questa caratteristica), ogni suono "puro" proveniente dalla registrazione sarebbe già bello senza bisogno di altri interventi. I musicisti si beerebbero di quanto sentito, e il mix sarebbe probabilmente privo di quegli accorgimenti che rendono la registrazione "universale" (prendetemi con le molle, e cercate di capire tra le righe).

A questo punto la registrazione, quando finisce su un diffusore molto neutrale e veloce (poniamo una elettrostatica), suonerebbe troppo secca e asciutta, forse squilibrata, poichè i normali interventi di mix sono stati omessi.

Insomma, per fare un prodotto più universale possibile, occorre monitorarlo su strumenti molto neutrali. Come un salumiere che per scegliere per il suo negozio un formaggio non lo assaggia con sopra un velo di miele di acacia. Perchè questo falserebbe il gusto originale.
Lui cerca di fornire un formaggio più integro possibile ed assaggiarlo puro, alla temperatura giusta, nello stato di conservazione ideale. Poi se qualcuno a casa ci mette la maionese, un po' di mostarda, o una marmellata di fichi, o se lo prende a morsi appena tirato fuori dal frigo, è affar suo.
Ora il paragone con il formaggio funziona poco, poichè è buonissimo anche da solo, ma credo che troverete un paragone più calzante per vostro conto.

Quando ho chiesto a Goffredo: ma la registrazione de "la dolce vita" come si sentirebbe qui, se ritrovassimo i files originali? Lui, senza sapere che impianto io avessi a casa, mi ha detto: più dinamica, molto più ricca di dettagli, ma probabilmente meno musicale, meno ricca armonicamente, meno gradevole.

Lo so. E' dura da digerire, ma potrebbe pure aver ragione. E direi anche che se avesse ragione, sarebbe un bel modo per far pace con un mucchio di problematiche della riproduzione sonora.

Le colorazioni - chiamiamole così per capirci ma potremmo anche chiamarle "impronte sonore" - determinate dagli impianti casalinghi, sono colorazioni piccole, armoniche, e piacevoli.

Se questo discorso non fosse vero, ogni impianto di altissimo livello dovrebbe suonare allo stesso modo. PErchè in un ipotetico "nirvana" della riproduzione ci si avvicina sempre di più a qualcosa che - se è fedele ad un originale - diventa sempre più vicino a quello.

Invece no, ogni grande impianto suona con una diversa impronta. Mentre gli impianti Pro, suonano più o meno tutti in maniera simile. Se piace quel suono, la cosa migliore da fare, è investire su uno di quei prodotti, magari inserendolo in una bella sala ben trattata, invece che in un salotto pieno di marmi e piastrelle, che inficerebbero tutto l'equilibrio di cui sono capaci.

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#9 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:17

Avendo verificato - ancora una volta - che è già molto difficile capire qual'è il suono originale (quello che viene dai monitor? allora basterebbe lo stesso monitor per essere arrivati in fondo alla ricerca audiofila), e che l'illusione del reale è estrmamente improbabile da riprodurre, direi che possiamo tranquillamente dare per impossibile l' eventualità di un suono eccelso ed unico nascosto da qualche parte. La musica è semplice, come dice qualcuno, ed è anche piacevole, come dicono altri, comprendendo nel concetto tonale, atonale, dissonante e dodecafonica.

E allora dobbiamo capire che l'alta fedeltà domestica deve essere uno strumento di piacere, qualcosa che serve a star meglio. Ognuno deve capire però perchè vi si sta dedicando.

Si può star meglio con un impianto che ci fa ascoltare tanta musica (questo sono io), si può star meglio con un impianto da mostrare agli amici, come sostituto fallico, come mania collezionistica, come piacere di possesso, di accoppiamento, estetico. Si può provare piacere nel vendere, comprare scambiare, modificare, o mescolare tutto questo nella misura che si preferisce, e provare comunque piacere. E VA TUTTO BENE, basta che funzioni. Whatever works. Perchè tanto non riuscirete a riprodurre - nesssun limite di prezzo c'entra - mai e poi mai la sensazione di avere davanti a voi un vero scacciapensieri, figuriamoci un'orchestra sinfonica.

Continuo a non capire la rotazione di diffusori monitor
Non vorrei essere superficiale ma mi sembra una variabile in più
Se fossi un ing del suono, che non sono, l'impianto di monitoraggio sarebbe un mio strumento personale di riferimento
Potrei capire forse un diffusore commerciale per sentire come sentono le masse ... eheheheh

Salutoni,
Gino


Su questa cosa la spiegazione è molto semplice. Al mattino erano montate delle Dynaudio per ragioni che non so (forse il giorno prima c'era un altro tecnico? Boh.) Quando l'assistente di studio ha smesso di microfonare la batteria, si sono montate le Quested, che Goffredo dice di conoscere "meglio della voce di mia madre". E che per lui sono l'unico riferimento.
Poi nel corso delle giornate, siccome serviva un ascolto "isolato" delle tracce del film, si sono aggiunte un paio di Genelec, che però erano di puro servizio.
Il mix poi è stato effettuato in multicanale, usando 5 Quested identiche.

Quello che vorrei tragicamente comunicare (tenetevi forte) è che all'interno di una sala acusticamente trattata alla perfezione, le differenze tra monitor diversi è molto sottile.

Diciamo che per noi audiofili, abituati a discernere il suono di una punta da quello di un cubetto di grafite, e che pensiamo che due diffusori uguali ma di annate diverse siano divisi da un fossato enorme, si tratta di differenze poco afferrabili, tant'è che spesso io - o i musicisti - chiedono, nelle sale dove coabitano dei main monitor e dei near field: quale sta suonando?

Quello che mi piacerebbe, pura utopia che non avrò mai energia , tempo ne' braccia per attuare, è di portare un impianto che conosco bene in sala, per capirne di più e verificare questa cosa del colore, della piacevolezza, ecc... magari ascoltando gli stessi files, in diretta.
Anche per capire come suonerebbe in una sala benedetta dagli dei dell'acustica un impianto che normalmente suona in un salotto casalingo.
Ma poi mi domando: perchè soffrire, visto che mai e poi mai un salotto potrà essere trattato in maniera così pesante?

Un'altra cosa interessante riguarda qualcosa su cui Marco potrà essere molto più esaustivo di me.
E riguarda proprio la fisiologia diversa di orecchio e microfono.
Se tu ti sposti di fronte ad un cello di un metro o due, il cervello riesce a riconoscere sempre perfettamente tutte le sonorità dello strumento. Nel senso che i reverberi della sala (a meno che non ci si allontani di venti metri) sono sempre cancellati dal binomio orecchie/cervello. In un certo senso l'orecchio funziona come uno zoom, entro certe distanze. Che riesce ad isolare sempre perfettamente le sonorità dello strumento dai suoi reverberi ambientali.
Questo funziona anche quando seguiamo un dialogo a tavola tra tanta gente che parla contemporaneamente: riusciamo ad isolare i singoli brani di conversazione e seguirli come se parlassero da soli.
Invece il microfono no. Anche pochi centimetri di differenza catturano parti diverse della sonorità di uno

Francesco.L
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Re: 2 giorni in sala registrazione: resoconto da VHF

#10 Messaggio da Francesco.L » domenica 5 dicembre 2021, 17:17

strumento. E sempre il mic cattura una parte di ambienza che il cervello tende a cancellare, inserendo lo strumento in un campo che riascoltato sembra sempre più ampio di quello che pareva ad orecchio.
Quindi il discorso del quartetto d'archi registrato con un solo mic è abbastanza teorico. Ovvio che un manico giusto potrà evocare quella sonorità in maniera molto fedele e piacevole, ma si tratta di scelte tecniche che a volte possono preferire tutto, salvo la ripresa minimale. Ovvero una ripresa multimicrofonica ben fatta potrà evocare molto meglio la sensazione di un ascolto dal vivo di una purista fatta dallo stesso punto d'ascolto con un microfono stereo.

PEr quanto riguarda le riprese Mercury, temo che gran parte del risultato fosse nel manico del direttore, abituato all'idea di far suonare in un certo modo l'orchestra, senza la rete del montaggio, ma anche da fortunate coincidenze di acustica della sala da concerto, mezzi tecnici estremamente semplici, grandi orecchie.

In un certo senso, però, paragono le riprese Mercury a grandissime foto in bianco e nero. Un bianco e nero dei tempi d'oro evoca molto più colore di una ripresa moderna a colori in alta definizione. Perchè sollecita parti del cervello chiamate a completare un disegno bello, armonioso, ma anche incompleto al punto giusto.

una cosa è la sala mix, una cosa è la sala dove suonano gli strumenti.
Gli strumenti suonano in sale moderatamente trattate dove le risonanze sono utili per creare risonanze naturali. Sono separate dalle sale mix da una vetrata acusticamente isolata.
Ecco un altro elemento sempre presente: al centro tra i diffusori c'è sempre il vetro che comunica con la sala di esecuzione. Quindi le sale mix sono trattate su tutte le pareti, soffitti e pavimenti, ma il centro tra i diffusori è sempre riflettente. Ovviamente questo deve avere una qualche infuenza sul suono, anche se non saprei spiegarne le logiche. Alcune informazioni sparse anche ovvie, ma visto che il punto di vista è piaciuto, continuo.

- Non tutte le sale che ospitano le orchestre per la registrazione suonano uguali. Alcune suonano bene, altre male. Non voglio parlare delle sale che conosco in maniera negativa, ma esistono vere e proprie bestie nere, usate per ragioni di spazio per organici sinfonici, che però "non suonano". E quindi vengono effettuate microfonature ravvicinate che vengono poi lavorate nel tentativo di ricreare una qualche naturalezza. Anni fa ho sentito le registrazioni della stessa orchestra suonare nella sala A, e poi la stessa esecuzione registrata in una chiesa abruzzese, ed i risultati - a parità di tecnici e musicisti - erano radicalmente diverse.

A riprova di ciò vi invito ad ascoltare esecuzioni sinfoniche eseguite in decenni diverse nella stessa sala con direttori diversi. Nonostante l'alternarsi dei manici alla guida, troverete molte più consonanze sonore A PARITA' DI SALA di quanto l'alternarsi tra digitale, analogico o direzioni orchestrali facciano supporre.
Questo è abbastanza sorprendente: il timbro sonoro di sale eccezionali (in positivo o in negativo) influisce sul risultato finale molto più di quanto non influisca la tecnica di ripresa. Ovvero: il suono della sala si sente sempre. In modo diverso ma riconoscibile.

All'interno della sala, a volte sezioni di strumenti vengono isolate. Ad esempio una sezione di sax, una sezione ritmica, possono essere nascoste dietro dei pannelli o addirittura chiuse in altre stanze, ma spesso alcuni strumenti "rientrano" nei microfoni altrui. Dal mic della sezione degli archi entra il suono delle trombe, ecc... Questo crea degli ovvi disallineamenti di fase, che possono rendere leggermente imprecise alcune caratteristiche della registrazione. Mentre possono essere riallineate strumentalmente due microfonazioni sullo stesso strumento, il disallineamento più complesso è praticamente non riparabile.

La batteria viene microfonata con parecchi mic mono (se ci riesco posto delle foto). La disposizione stereofonica quindi è a discrezione del mix. Una batteria troppo grande o una troppo piccola sono scelte creative, così come un pianoforte che si estende da cassa a cassa o uno centrato.

Quando si fa lo switch dal mic panoramico (che c'è quasi sempre) alla microfonatura multipla in tempo reale, si fa chiaro il discorso che ho già fatto: il panoramico sembra troppo distante, troppo "vago" ed impreciso. Direi che la maggior parte degli appassionati lo troverebbe un suono dilettantistico, e troverebbe una mancanza di dettaglio inaccettabile, sebbene per certi versi somigli di più alla quantità di dettaglio che si sente dal vero. Che è ovviamente molto scarso.

Lo sviluppo armonico in una sala grande, è qualcosa che si perde parzialmente nella registrazione. Sentire un clarino o un contrabbasso in sala possono allo stesso tempo sembrare "troppo secchi e scarni", ma sviluppano una serie di risonanze delicate non necessariamente persistenti dopo il suono, ma "contemporanee" ad esso. Paradossalmente la ricreazione di uno sviluppo simile è più facile con un trattamento successivo alla registrazione rispetto al tentativo quasi impossibile di catturarlo dal vivo: entrerebbe troppo ambiente.

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