Il registratore a cassette

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l_pisani_54
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Il registratore a cassette

#1 Messaggio da l_pisani_54 » lunedì 25 ottobre 2010, 16:21

In piena epoca della musica liquida, con il cd relegato al reparto vintage, la cassetta di nastro magnetico potremmo considerarla un reperto preistorico, ma siccome girano ancora molti apparecchi e molti nastri in buone condizioni, può essere utile, per chi non era un ragazzetto negli anni '70 e '80, avere un po' di notizie sull'argomento.
Cominciamo dal nastro magnetico.
Prima della sua invenzione, era estremamente difficile riprodurre la musica e non c'era possibilità di fermare nel tempo degli eventi musicali, a parte dischi, matrici di cera ed altre robe.
Nel passato spesso la radio trasmetteva concerti in diretta, e, d'altra parte, prima ancora, per secoli e millenni, l'unica possibilità di ascoltare musica, era stata andare in una sala da concerto o, se si era abbastanza ricchi, far venire i musicisti a casa propria.
Per diversi anni il nastro magnetico, utilizzato in bobine, è stato l'unico mezzo per riprodurre i suoni.
Il sistema non era alla portata di tutti e non brillava per maneggevolezza. Nonostante ciò, in molte case erano presenti quei simpatici registratori a bobine della Geloso, che qualcuno ancora possiede, magari nascosto in fondo ad un armadio.
Nel 1963 la Philips pensò di ficcare due piccole bobine dentro un guscio di plastica e nacque la “compact cassette”.
Il sistema presentava molti vantaggi:
1)non era necessario avvolgere fino alla fine il nastro e si poteva toglierlo e scambiare con un altro al volo.
2)La cassetta era così piccola da poter stare in tasca, il nastro non si attorcigliava (se il registratore funzionava bene) ed era possibile disporre di due facciate, semplicemente girando la cassetta
3)era facile realizzare apparecchi portatili e tutto il marchingegno era abbastanza insensibile ad urti e sobbalzi
Di contro, per ridurre le dimensioni i tecnici olandesi erano stati costretti ed usare un nastro di piccole dimensioni (solo 1/8”) ovvero la metà rispetto ai normali registratori allora in uso, oltre ad uno spessore molto sottile, per avere sufficiente autonomia.
La qualità ottenibile con i primi apparecchi era molto modesta anche a causa della bassa velocità di scorrimento (4,75 cm/s)
Facciamo una digressione: un buon registratore a bobine usa un nastro da 1/4” (almeno) e viene utilizzato a velocità di 9,5 o 19 cm/s (a volte anche di più).
Il ficcare quattro tracce in una fettuccia sottile e leggerissima, che scorreva ad una velocità bassissima, limitava in partenza la qualità al parlato o ad una riproduzione musicale molto alla buona.
La qualità di una registrazione su nastro, a parità di registratore utilizzato, aumenta vistosamente con il crescere della velocità e delle dimensione delle tracce.
I registratori audio a bobine hanno in genere quattro tracce (ma ce non sono anche a due, e, in tal caso, le tracce sono più larghe) e questo permette di registrare un programma stereo per lato, rigirando … la frittata alla fine del primo lato.
Cosa sono le tracce? Immaginate che sul nastro, longitudinalmente, siano incisi tanti “segnetti” che rappresentano le note. Naturalmente non si vedono perché si tratta di particelle di ossido di ferro che, a seconda dell'orientamento, permettono alla testina di lettura di riprodurre i suoni.
Perché quattro tracce? Perché per riprodurre un programma stereofonico servono due segnali distinti ed indipendenti e, oltretutto, e possibile raddoppiare l'autonomia e poter ascoltare il nastro senza doverlo riavvolgere tutto fino all'inizio, visto che rigirandolo, si inizia la riproduzione sul lato B.
La qualità di una registrazione costretta in delle tracce molto strette incise ad una velocità bassa è molto critica, perché se il nastro scorre lento, avremo difficoltà a riprodurre le frequenze più acute ed un notevole rumore di fondo. Inoltre la dinamica, cioè la capacità di riprodurre contemporaneamente un suono molto forte, senza che questo risulti distorto, ed uno molto debole senza che venga inglobato dal fruscio di fondo, sarà sicuramente scadente.
Comunque, nonostante queste limitazioni, la cassetta ebbe molto successo per l'ascolto della musica. Diciamo che era l'Mp3 di una volta.
Vediamo ora come funziona la meccanica di un qualsiasi registratore a nastro.
Il nastro si svolge dalla bobina di sinistra (in genere è così), passa davanti alle testine e si riavvolge in quella di destra.
La velocità di scorrimento deve essere precisa e costante, perché se questa variasse, durante il suo passaggio davanti alla testine, avremmo una registrazione ed una riproduzione con sfalsamenti e fluttuazioni.
La regolarità del trascinamento è garantita da un sottile perno di acciaio (chiamato capstan), disposto nel percorso del nastro a valle delle testine.
Il nastro viene stretto tra il capstan ed un rullino di gomma (chiamato pinch roller) e “costretto” a svolgersi dalla bobina di sinistra, mentre un motore, sull'asse della bobina ricevente, quella di destra, provvede a riavvolgerlo.
Il motore sulla bobina ha un dispositivo a frizione, che fa in modo di farla girare più o meno velocemente, in modo da raccogliere solo il nastro che gli viene passato dal capstan,
Sul percorso del nastro, prima del capstan, ci sono le testine, nell'ordine cancellazione, registrazione, riproduzione.
Quando l'apparecchio funziona in registrazione, il nastro passa prima davanti alla testina di cancellazione, che elimina una eventuale registrazione precedente.
In riproduzione la testina di cancellazione è ovviamente disinserita.
Nei primi registratori a cassette, per semplificare la costruzione, dato anche il poco spazio a disposizione, veniva montata una testina in grado di funzionare alternativamente come registrazione e come riproduzione.
Negli anni si sono tentate molte strade per elevare la qualità della piccola cassetta al rango di apparecchio HiFi.
Innanzitutto diciamo subito che i primi piccoli ed economici registratori registravano e riproducevano in monofonia, utilizzando una unica traccia che occupava lo spazio delle due tracce stereo affiancate. Questo permetteva di riprodurre anche nastri stereofonici, ovviamente perdendo l'effetto stereo.
Il primo passo fu quello di realizzare degli apparecchi stereofonici da inserire negli impianti HiFi, dotandoli anche di un controllo manuale del livello di registrazione.
Quando si registra su nastro magnetico bisogna fare in modo che il segnale sia il più alto possibile, per non fare affondare la musica nel rumore di fondo del nastro, senza esagerare perché la distorsione dovuta alla saturazione è sempre in agguato.
Molti piccoli portatili a cassette avevano il controllo di registrazione automatico. Questo dispositivo alzava al massimo la sensibilità in assenza di segnale, per ridurla gradualmente mano mano che il volume si faceva più forte.
Andava benissimo per registrare le lezioni all'università, molto meno per la musica.
Gli apparecchi a cassette nati per l'impianto HiFi, sin dall'inizio, registravano in stereo, disponevano di due indicatori ad ago (VU meter) per poter regolare il livello di registrazione e potevano essere ascoltati solo collegati all'amplificatore, perché non disponevano di altoparlanti.
Il primo scoglio si rivelò subito il rumore di fondo.
La mia prima piastra (si chiamavano così i registratori senza sezione di amplificazione) a cassette, era così rumorosa che l'ascolto in cuffia risultava improponibile.
Nacquero così i sistemi di riduzione del rumore.
Il più noto, che è rimasto in uso fino alla fine, nelle sue evoluzioni, è il famoso Dolby.
Proviamo a spiegarne il funzionamento in maniera semplificata.
Il fruscio nei nastri è composto da frequenze acute.
In fase di registrazione esaltiamo il livello degli alti e poi, in fase di riproduzione lo riabbassiamo della stessa quantità. In questa maniera dovremmo avere la registrazione perfettamente lineare ma il fruscio aggiunto dalla registrazione, essendo stato abbassato insieme agli acuti, scenderà al di sotto della soglia del fastidio.
Quindi per ridurre il fruscio dobbiamo necessariamente incidere con il Dolby e riascoltare con lo stesso dispositivo, pena una grave alterazione delle frequenze acute.
In teoria il sistema è perfetto, ma se le due operazioni non vengono eseguite con precisione, non avremo una risposta lineare. Il problema si fa particolarmente grave quando l'apparecchio usato per la riproduzione è diverso da quello con cui abbiamo registrato.
Per complicare le cose, nel corso degli anni il Dolby ha conosciuto delle evoluzioni importanti: gli apparecchi più vecchi usano il Dolby B, mentre quelli più recenti la versione C.
Gli apparecchi che hanno il dolby C dispongono anche del B, per retrocompatibilità. Poi negli ultimi anni si sono aggiunte ulteriori sigle: S, HX, HX PRO, che possiamo considerare parenti stretti della versione C.
L'altro scoglio che poteva frenare l'uso delle cassette in campo HiFi, era la difficoltà a riprodurre tutta la gamma di frequenze, in special modo l'estremo acuto.
Le prime piastre a cassette difficilmente riproducevano i suoni oltre i 10000 Hz e, per ovviare a questo inconveniente, si progettarono nastri migliori.
Quindi, in aggiunta ai normali nastri all'ossido di ferro, furono sviluppati quelli al cromo, poi quelli al ferrocromo ed infine i nastri metal.
Il progresso tecnologico offrì così nastri in grado di riprodurre frequenze fino a 20000 Hz (con registratori di qualità) e, cosa forse anche più importante, di essere registrati a volume sempre più alto, senza manifestare problemi di saturazione.
Lo scotto da pagare era che questi nastri più evoluti richiedevano settaggi diversi e così sugli apparecchi cominciarono a fiorire selettori che riportavano le posizione per i diversi tipi di nastri.
FE per i normali nastri all'ossido di ferrocromo
CrO2 per i nastri al cromo
FECR per quelli al ferrocromo
METAL
Il selettore serviva ad impostare la corretta equalizzazione in fase di ascolto che cambiava da tipo a tipo di nastro.
Oltre a questo però, variava anche il bias durante la registrazione.
Il nastro per essere correttamente inciso ha bisogno di una certa quantità di corrente che lo premagnetizza, denominata appunto corrente di bias.
Tale valore varia in funzione del tipo di nastro ma non solo.
Nell'ambito della stessa famiglia di nastri, diversi modelli possono richiedere una corrente leggermente diversa. Poiché i primi registratori non permettevano regolazioni fini, l'unica era provare più nastri diversi finché, ad orecchio, non si trovava quello che suonava bene sul proprio apparecchio.
Poi uscirono i modelli con la regolazione fine del bias, quindi nell'ambito dei settaggi previsti per quel tipo di nastro, era possibile variare un po' in più ed in meno, a occhio o aiutandosi con una tabella fornita dal costruttore, che naturalmente riportava i valori solo per i suoi nastri o quelli delle case con cui aveva accordi commerciali.
La soluzione di questo problema fu l'uso delle tre testine.
Torniamo all'inizio. Se vi ricordate abbiamo detto che le testine nei registratori sono tre (cancellazione, registrazione e riproduzione).
Nei registratori a cassette, per semplicità e problemi di spazio, all'inizio furono ridotte a due.
Il sistema delle tre testine, disposte nell'ordine indicato, permette, attivando in registrazione anche quella di riproduzione, di ascoltare l'effettiva l'incisione, con solo una frazione di secondo (dovuta alla distanza tra le due testine) di ritardo.
In questa maniera possiamo controllare dal vivo l'effetto della regolazione del bias e del livello di registrazione.
Per fare ciò dobbiamo attivare il comando tape monitor dell'amplificatore che ci fa sentire il segnale di ritorno dal registratore e disporre obbligatoriamente di una piastra a tre testine.
Anche le piastre a due testine permettono di ascoltare il segnale in uscita dal registratore, ma si tratta solo del segnale elettrico che transita per i circuiti, ma non quello letto effettivamente sul nastro, perché l'unica testina funziona alternativamente, per la registrazione o per la riproduzione.
Per fare ciò, le piastre a tre testine dispongono di un selettore a due posizioni: SOURCE e TAPE, ovvero “prima e dopo la cura”.
Su source avrete la stessa situazione di un apparecchio a due testine, su tape sentirete effettivamente il nastro.
C'è un altro vantaggio delle tre testine. La testina di registrazione e quella di riproduzione avrebbero caratteristiche fisico meccaniche diverse ed in contrasto, quindi la testina combinata che deve svolgere entrambe le funzioni è un po' un compromesso.
Ricordate che nei registratori a cassette, per motivi di spazio, le testine di registrazione e riproduzione sono montate in un unico blocco. Comunque è sufficiente cercare la scritta THREE HEADS ed il selettore SOURCE – TAPE.
Cosa comprare?
Se vi occorre solo per ascoltare vecchie cassette, non è necessario che abbia le tre testine, ma è sufficiente che possieda il riduttore di rumore (dolby) nelle versioni con cui sono stati incisi i vostri nastri.
Se invece vi volete cimentare anche nella registrazione, consiglio un bel tre testine, specialmente ora che si trovano pochi tipi di nastri in giro, perché può essere importante ottimizzare la resa su quello che “passa il convento”.
Gli apparecchi degli anni '70 hanno gli indicatori ad ago, mentre quelli degli anni '80 ed oltre degli scenosissimi peak meter a led.
Funzionano entrambi i sistemi, anche se i led sono più versatili, purché la barra sia composta da parecchie lucine e non 4 o 5, come accadeva nei modelli più economici. In tal caso meglio il tradizionale ago.
La meccanica.
Gli apparecchi più vecchi e più semplici hanno la tastiera meccanica ed un unico motore che aziona tutto senza tanti automatismi ed impicci.
I più nuovi e più sofisticati dispongono di una tastiera servocontrollata e tutta la meccanica funziona con motorini e relè. Spesso dispongono di motori separati per il capstan e le bobine e, in alcuni casi, il nastro è trascinato da un sistema a due capstan (uno prima ed uno dopo le testine) controllati elettronicamente in modo da mantenere lo scorrimento del nastro perfettamente uniforme.
Visto però che si tratta di macchine con parecchi anni sulle spalle e, nel caso di quelle più recenti, costruite spesso in maniera un po' leggera, accertatevi che tutto funzioni a dovere, prima di aprire il portafogli.
Buona fortuna.
Leonardo

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