aldusmanutius ha scritto:Ho letto tutto il thread. Confesso che ho avuto il manuale di Olson in gioventù, ma che l’avevo solo sfogliato distrattamente, mea culpa. Non ho mai letto quello di Beranek, doppia mea culpa.
Detto questo mi restano delle forti perplessità sulle convinzioni del direttore.
Trovo piuttosto fastidiosi gli speakers con la superficie frontale larga, le insopportabili lavatrici molto amate in questo forum. Quando persino uno con cui ho avuto altrove parecchi battibecchi (gpaudio94) afferma che “un baffle stretto per medio-alti fa sparire il diffusore e facilita la ricostruzione della scena virtuale sempre che si cerchi quel risultato” non posso che essere d’accordo; per me è uno dei 3 parametri fondamentali su cui baso la mia soddisfazione nella riproduzione.
Ritengo che il vero nodo della questione sia da ricercarsi nell’interazione di orecchio e occhio, con quella sorta di inganno psicoacustico che mi porta, se il diffusore ha una superficie frontale ridotta, a vedere, oltre che a sentire, una presentazione più credibile e coinvolgente del messaggio musicale. Credo che il successo dei diffusori “tower” sia ANCHE legato da questa caratteristica che oggettivamente è abbastanza costante nei prodotti sul mercato; non penso si tratti di un complotto mondiale ai danni di altre tipologie.
Ovviamente parlare di “scena virtuale” ha un senso quando si riproduce un evento live o in presa diretta, altrimenti, conoscendo le inevitabili e spesso aberranti manipolazioni in sede di missaggio, la cosa perde di significato filologico.
Leggo anche che lo stesso gpaudio94 parla di “scena fasulla che tanto piace agli audiofili”; ne sono consapevole dato che sono nella categoria; ma mi chiedo quale a questo punto sia quella “reale”.
Ho la sensazione che la dispersione massima a determinate frequenze, teoricamente evento ideale, non sia in fondo da ricercarsi come punto focale. Una volta superato un certo numero di gradi sufficiente (però non so determinare un dato) credo ci sia da lavorare su altre cose.
Ci sarebbe da sviscerare l’argomento della distanza dal punto di ascolto in funzione della direttività dello speaker ma anche altro probabilmente.
Che dire? Resterò con i miei speaker a baffle stretto, ciofegoni asfittici of course.
Marco
Bellissimo post, il tuo... ma che tradisce il più grosso problema che affligge gli appassionati di Hi-Fi: la suggestione. Spiego meglio.
Se fosse vera la teoria che il baffle largo compromette l'immagine stereo... allora tutti i grandi sistemi di monitoraggio da Studio (Kinoshita, Augspurger, Genelec top di gamma...) dovrebbero essere inservibili al loro scopo... Ed invece è proprio con quei diffusori, collocati a filo parete, che si riescono a percepire le più minute sfumature sia timbriche che di immagine stereo.
La teoria in favore del baffle stretto è stata una banale bufala commerciale: lo so per averne vissuto la nascita quando scrivevo sulle riviste e frequentavo l'ambiente. La cosa nacque a seguito della moda dei minidiffusori, rispetto ai quali i "tower" non erano altro che una versione dotata di Sub incorporato e che fungeva da supporto. I minidiffusori avevano una buona immagine stereo solo grazie alla loro vicinanza all'ascoltatore, che riduceva i danni arrecati dalle prime riflessioni; il caricamento acustico alle basse frequenze non era un problema, visto che di basse frequenze i minidiffusori ne emettevano pochissime e mai profonde. Ma la massima parte degli appassionati che hanno in casa una coppia di "tower" non li ascolta di certo ad un metro di distanza o poco più...!
Se non credete a questa versione dei fatti, fate una semplice prova: piazzate due minidiffusori a tre metri di distanza ed ascoltate con attenzione: sentirete una pessima immagine stereo.
Infine un punto fondamentale: gran parte della sensazione dell'immagine stereo è data dalla suggestione e prodotta dall'ascoltatore. Ne volete una prova banale ? Provate ad ascoltare la stessa incisione ad occhi aperti e poi chiusi. o prima alla luce e poi al buio... Noterete che l'immagine stereo cambierà moltissimo.
Non solo... ma esistono una quindicina di diverse tecniche di registrazione stereofonica, ciascuna delle quali produce artefatti particolari, che la rendono spesso perfettamente riconoscibile. Ebbene... ve ne siete mai accorti...??? Se NO... pensateci... perché cercate la pagliuzza mentre avete un elefante davanti al naso.
Cose che capitano, in HiFi !
Saluti
F.C.