Messaggio
da Luca Anzalone » giovedì 10 settembre 2020, 22:49
Per spiegare meglio il mio punto di vista, nei posti migliori di una buona sala da concerto, trovo che la “scena acustica” sia non solo presente ed esistente (qualcuno addirittura negava esistesse), ma anche “ottima”. E come potrebbe essere diversamente, dato che parliamo dell’evento vero, che qualsiasi impianto può solo cercare di imitare? Anche registrazioni “iperdettagliate” non saranno che l’ombra del dettaglio che si può cogliere dal vivo.
Sentendo ad esempio un trillo dell’ottavino o un tintinnio del triangolo, potrei indicarlo anche a occhi chiusi in mezzo all’orchestra. Tipo puntatore laser. E non credo di essere un “cecchino” o di avere le orecchie d’oro, anzi credo che chiunque chiudendo gli occhi e concentrandosi sui suoni e riaprendoli, azzeccherebbe l’esatta (o quasi!) posizione dello strumento solista in questione. È chiaro che grazie alla vista SAI che si trova lì. Ma l’udito te ne da in continuazione conferma.
Parlo chiaramente di passaggi meno concitati del tutti orchestrale in fortissimo, in cui il peso e la massa dell’orchestra schiaccerebbe le singole voci per creare una densa fascia sonora. Parlo di passaggi più tersi, in cui le singole voci dialogano con l’orchestra oppure i passaggi di dinamica media, in cui blocchi di gruppi strumentali dialogano con altri o col tutti.
Ora, alcuni dischi, i migliori a mio avviso, riescono ad avvicinarsi a tutto questo. E più che un “artifizio” come è stato definito, ovvero qualcosa di innaturale che non si riscontra nell’ascolto reale, a me sembra proprio il contrario, ovvero una approssimazione meno approssimata del solito della realtà. Quindi ben venga il dettaglio nei dischi!