Il segreto dell'impianto per Pavarotti
Inviato: martedì 7 maggio 2024, 12:08
Ieri pomeriggio ho cambiato l'immagine in alto al mio profilo FB sostituendola con una foto in bianco e nero del 1989: questa qui sotto.
Poco dopo ho notato un numero di "like" ed alcuni commenti in cui mi si chiedevano notizie su quell'impianto.
E' un segreto che ho mantenuto da allora, ma che forse è venuto il momento di svelare, visti gli anni passati.
Era l'impianto che avevo progettato per il Tour di Luciano Pavarotti, per il quale io ed il committente dell'impianto avevamo effettuato persino i sopralluoghi a Copehagen, Goteborg ed Helsinki, per studiare i punti di sospensione.
La storia di questo impianto, che aveva una caratteristica specialissima (che lo avrebbe portato ad essere il migliore mai esistito, come vedrete nei prossimi post), data a qualche anno addietro, vale a dire quando realizzai i due Studi di Registrazione della Easy Records, in via Nomentana 1111 a Roma. Ricordo che completammo l'opera nei giorni successivi all'esplosione a Chernobyl. Come ho più volte raccontato, un dirigente della Decca ascoltò una loro incisione sia in uno di questi Studi, con i miei monitor, sia negli Studi della stessa Decca, a Londra. E la differenza era assolutamente schiacciante, in mio favore. Il dirigente ne parlò con i fonici inglesi di Pavarotti, i quali erano al momento assai insoddisfatti della resa dei sistemi Meyer MSL-3 che avevano inizialmente impiegato. Fui quindi presentato loro e ne nacquero delle discussioni interessantissime, visto che -a quanto pare- all'epoca ero uno dei rarissimi tecnici che avevano individuato i problemi dei sistemi "compatti", vale a dire degli impianti in cui venivano impiegati diffusori tutti identici, appesi in grappoli, e quindi con bassi/medi/alti collocati nello stesso cabinet. Ve lo ricordo: questi diffusori producono immonde cancellazione e lobi di irradiazione spuri, per via dell'eccessiva distanza tra i centri di emissione in gamma media ed alta.
La soluzione che proposi ve la racconto nel prossimo post.
Segue
F.C.
Poco dopo ho notato un numero di "like" ed alcuni commenti in cui mi si chiedevano notizie su quell'impianto.
E' un segreto che ho mantenuto da allora, ma che forse è venuto il momento di svelare, visti gli anni passati.
Era l'impianto che avevo progettato per il Tour di Luciano Pavarotti, per il quale io ed il committente dell'impianto avevamo effettuato persino i sopralluoghi a Copehagen, Goteborg ed Helsinki, per studiare i punti di sospensione.
La storia di questo impianto, che aveva una caratteristica specialissima (che lo avrebbe portato ad essere il migliore mai esistito, come vedrete nei prossimi post), data a qualche anno addietro, vale a dire quando realizzai i due Studi di Registrazione della Easy Records, in via Nomentana 1111 a Roma. Ricordo che completammo l'opera nei giorni successivi all'esplosione a Chernobyl. Come ho più volte raccontato, un dirigente della Decca ascoltò una loro incisione sia in uno di questi Studi, con i miei monitor, sia negli Studi della stessa Decca, a Londra. E la differenza era assolutamente schiacciante, in mio favore. Il dirigente ne parlò con i fonici inglesi di Pavarotti, i quali erano al momento assai insoddisfatti della resa dei sistemi Meyer MSL-3 che avevano inizialmente impiegato. Fui quindi presentato loro e ne nacquero delle discussioni interessantissime, visto che -a quanto pare- all'epoca ero uno dei rarissimi tecnici che avevano individuato i problemi dei sistemi "compatti", vale a dire degli impianti in cui venivano impiegati diffusori tutti identici, appesi in grappoli, e quindi con bassi/medi/alti collocati nello stesso cabinet. Ve lo ricordo: questi diffusori producono immonde cancellazione e lobi di irradiazione spuri, per via dell'eccessiva distanza tra i centri di emissione in gamma media ed alta.
La soluzione che proposi ve la racconto nel prossimo post.
Segue
F.C.