In queste feste ho dedicato qualche ora di tempo libero a leggere vecchi post di questo forum che non conoscevo... oltre alle polemiche si trovano veramente delle informazioni che sono state negate agli appassionati per decenni... dovrebbero essere raccolti un insieme di post che con poca fatica editoriale potrebbero diventare un libro che potrebbe far aprire gli occhi (e le orecchie) a tutti noi...
Voglio quotare un post di Marcello Croce che secondo me riassume in modo sintetico ed estremamente lucido il perchè di questo degrado della situazione hi-fi:
Verso i primissimi anni '90 ha preso fortemente piede, in hi fi, una TENDENZA, di cui si erano viste le prime avvisaglie già verso la fine del decennio precedente. Quale tendenza? La tendenza a presentare e promozionare come "consistenti avanzamenti" di qualità, delle prerogative di carattere "tecnico", fortemente piegate a logiche commerciali e di marketing, tese a prefigurare una nuova "scala di valori" (in realtà erano argomenti di vendita), da dare in pasto agli appassionati.
Quali? L' importanza primaria della sorgente, l' importanza dei cavi, l' importanza della costruzione, l' importanza dei materiali, la costruzione "maniacale" e via discorrendo.
Cerchiamo però di tenere presente da dove si veniva.
I negozi di hi fi e di elettrodomestici erano ancora invasi dai cosiddetti "coordinati" giapponesi, che si erano venduti bene tanto quanto si vende oggi la Playstation, ma l' interesse cominciava a scemare, e presto divennero gli snobbati "rack albero di natale" qualcosa di impresentabile al vero intenditore.
Le riviste consigliavano agli acquirenti di buttare subito le casse acustiche e sostituirle con altre cose, non senza ragione, ma senza pensare che chi acquistava un "rack albero di natale" non era il loro pubblico di riferimento, ma l' inserzionista invece si.
Erano tempi in cui si faceva strada, affermandosi come unica possibile bussola in grado di orientare l' appassionato, la recensione d'ascolto, la critica soggettiva e contemporaneamente declinava il significato e l' importanza delle rilevazioni tecniche, le cosiddette "misure", che venivano messe in discussione (alcune a ragione) anche per riviste che avevano costruito proprio sulle misure la propria credibilità presso gli appassionati.
Tutto ciò servì, in quegli anni, a definire un modello d'acquisto per "l' audiofilo del futuro", quello che è arrivato, o sopravissuto, fino ai giorni nostri.
Un modello d'acquisto basato su forti richiami "emozionali", molti dei quali incentrati sulle presunte "qualità di ascolto", altri incentrati sull' appariscenza e sull' estetica o sui materiali, altri ancora incentrati sul brand marketing, cioè sul cosiddetto blasone del marchio, e sui progettisti che da imprenditori diventavano eroi nazionali.
L' avvento dell' "hi-fi inglese" come l' unica possibile terza via, fra il coordinato giapponese con lo 0.00001 di distorsione, ed il Mark Levinson da ricco benestante, diede la stura alla proliferazione selvaggia dei prodotti fotocopia, in particolare nelle casse acustiche, tutti "ottimi acquisti nella loro fascia di prezzo".
Non vado oltre per non divagare, ma potrei.
Cosa succedeva in campo pro in quegli anni?
Si veniva da trent' anni almeno di monopolio Altec e sopratutto JBL nella sonorizzazione professionale che aveva nei cinema, nei concerti e nelle discoteche i mercati più importanti, con ingente consumo di materiali, che erano da decenni, tangibilmente, tecnicamente migliori, e di parecchio, di tutti gli altri. Entrambe ruotavano attorno al nome di Jim Lansing, ma in realtà la Altec ne veniva dalla scissione della Western Electric, che all' epoca era controllata dalla compagnia telefonica AT&T, e questo spiega perchè erano più avanti degli altri.
Due o tre aziende a spartirsi l' intero mercato mondiale e questo avveniva nello stesso tempo in cui questi marchi, che ebbero lustro anche nell' hi fi negli anni 60 e 70, con modelli assai interessanti e ricercati ancora oggi, conobbero, negli anni '90 la loro peggiore decadenza nel settore hi fi.
Le riviste schifavano questi oggetti, di JBL si parlava generalmente male come di oggetti contrari alla moda del "buon suono audiofilo" e di Altec pure peggio, indirizzando gli appassionati verso una categoria di prodotti che erano numericamente molto superiori e si moltiplicavano come cavallette, ma che non avevano assolutamente contenuti "tecnici" paragonabili con le vecchie glorie del passato.
E come avrebbero potuto?
La JBL dismise ogni prodotto destinato all' hi fi (salvo adesso, 20 anni dopo, riproporre una riedizione ispirata ai vecchi monitor degli anni '70), la Altec addrittura fallì, entrambe avevano perso ogni appeal presso il pubblico amatoriale.
Il prodotto "pro" o di derivazione pro, scomparve dalle riviste, se mai c'era stato, salvo ritornarci molti anni dopo, sotto mentite spoglie, con ad esempio Genelec, che in realtà non sarebbe neppure un prodotto veramente pro, ma per quel che deve fare lo fa benissimo (sopratutto sulla ripetibilità dei risultati) ed infatti in campo pro ha avuto il meritato successo.
Ma storia a pare, che succedeva veramente?
In campo pro succedeva che tecniche di misurazione rivoluzionarie, come la TDS di Heyser o la MLSSA di Doug Rife, cominciavano a far vedere chiaramente dove stavano i veri problemi che affliggevano l' ascolto.
Queste tecniche di misura ebbero una parte fondamentale ed irrinunciabile nella correzione dei principali problemi che potevano affliggere le apparecchiature, in particolare le casse acustiche, nonchè l' interazione della casse acustiche con l' ambiente, un ambito dove si gioca la vera partita sul risultato finale.
Si incominciò a capire, potendola misurare sul campo, che il grosso delle questioni (anche se certo non l' unica), girava intorno ad un singolo parametro, il grande desaparecido dell' hi fi: la FASE ACUSTICA.
In quello stesso periodo si cominciò a capire che un filtro passivo, a causa della rotazione di fase, può spostare il lobo di irradiazione principale, nella gamma d' incrocio, da tutte le parti tranne che sull' asse della cassa, a seconda di come sono montati i componenti. Io stesso ne parlai su Audio Review nel 1987 spiegando perchè questa questione era fonte di possibili gravi problemi all' ascolto.
Quenti sistemi in hi fi tenevano conto di questo problema? Quasi nessuno. Quanti sistemi in hi fi tengono conto di questo problema, a 20 anni di distanza? Pochi. Quanti in campo pro? Tutti.
Grazie a queste tecniche di misura, in campo pro, incominciarono a comprendersi davvero le meraviglie dell' equalizzazione attiva, già praticata da anni, riducendo fino ad annullarli, i possibili errori di quella tecnica e mantenendone solo la parte utile, che è di fondamentale importanza per ottenere un ascolto sostanzialmente e tangibilmente assai migliore dalle stesse identiche attrezzature.
In quegli stessi anni, l' avvento dei processori digitali ha permesso di correggere tutta una serie di problemi fisici della casse acustiche, che inficiano grandemente il risultato finale, altrimenti non correggibili con la tecnologia analogica o con nessun altro espediente.
Il pro ha adottato massicciamente l' uso della multiamplificazione (oggi anche nei prodotti "cheap") per eliminare il problema di sentire la distorsione dell' amplificatore dalla via acuta.
Non bastasse, gli anni 80 e 90 sono stati contrassegnati, in campo pro, da una quantità strabordante di nuove idee, sempre puntualmente presentate, discusse, confrontate, DIMOSTRATE e divulgate in quella benemerita culla di Cultura che è l' Audio Engineering Society, che ha permesso agli operatori del pro (almeno quelli che lo volessero fare) di conoscere ogni aspetto della materia.
Il pro ha standardizzato gli interfacciamenti fra gli anelli della catena audio, studiando estensivamente ogni possibile aspetto di corretto e scorretto interfacciamento e quello (che di tragico) che ne può derivare.
Il pro ha studiato le problematiche delle interferenze RF, le problematiche di rumore indotto da ground loop o da altri fattori: lo ha dovuto fare per poter portare nelle case l' audio della TV.
Il pro ha standardizzato ed ottimizzato i livelli dei segnali nella catena audio dall' ingresso all' uscita per garantire sempre le massime prestazioni possibili e la completa ripetibilità dei risultati sonici.
Il pro, accettando obtorto collo l' introduzione de CD, cosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ha affrontato, in parte risolvendoli, alcuni dei peggiori aspetti del digitale.
In quegli stessi anni sono stati scritti la gran parte dei libri più importanti in materia, quelli di cui Calabrese vi ha mostrato le foto, molti dei quali sono anche nei miei scaffali come lo sono in quelli di tutti i nostri colleghi, o almeno in una gran parte di essi.
In quegli stessi anni c'è stato il picco massimo di divulgazione internazionale sulle questioni acustiche ed i suoi effetti all' ascolto da parte di quell' altro benemerito di Don Davis.
VI sembra poco?
Mentre tutto questo accadeva nel pro, che accadeva nell hi fi?
L' hi fi negava che le nuove tecniche di misura potessero essere di qualche significato o utilità. Potrei parlare per 30 pagine di questa questioncina, che mi riguardò personalmente, vedendomi investire nel 1987, nel primo TEF arrivato in italia, la somma ragguardevole di circa 27 milioni delle vecchie lire. La stessa cosa fece Fabrizio negli stessi giorni, ed all' epoca non ci eravamo neppure mai incontrati, ne avevamo contatti di alcun tipo, se non di vista a qualche AES Convention, ma evidentemente studiavamo sulle stesse identiche pubblicazioni.
Le riviste ed i negozi hi fi si popolarono di una enorme massa di oggetti mai visti prima e di marchi mai sentiti, dalle fogge curiose, dall' aspetto talvolta scioccante, con rifiniture talmente eccessive da risultare come minimo kitsch, dai nomi più improbabili e fantasiosi, e da prezzi assolutamente esorbitanti.
Anzichè di fase acustica, l'hi fi poneva l' accento sulla "fase" al riguardo del verso delle spine nelle prese elettriche, con estensive analisi "all' ascolto" ma mai alcunchè di verificabile.
Ma a parte questa burloneria, nel contempo l'hi fi mandava al rogo della santa inquisizione audiofila la tecnica dell' equalizzazione attiva, senza neppure verificarla con le nuove tecnologie di misura, ma solo sulla base di indagini "all' ascolto" o poco altro.
L' hi fi bruciava sulla pira la doppia conversione dei processori digitali di gestione degli altoparlanti come inaccettabile in un contesto "purista", ignorando il fatto che se la doppia conversione può danneggiare 50 parti su 1000, il beneficio che consegue dalle correzioni che questo strumento consegue vale almeno 500 su 1000 se non di più.
L'hi fi negava l' utilità della multiamplificazione come un mezzo di notevole incremento delle prestazioni, gli articoli sulla multiamplificazione sulla stampa hi fi, in trent' anni, li abbiamo scritti in tre, di cui uno sono io, un altro è Fabrizio, l' altro a me noto è Bartolomeo Aloia.
L'hi fi rinunciava a qualsiasi pratica di corretta standardizzazione delle dei valori elettrici delle interconnessioni, creando un micidiale guazzabuglio di possibili combinazioni, ognuna di esse caratterizzata da risultati differenti, entro le quali si è sviluppato il falso mito audiofilo della "sinergia", per indicare sostanzialmente quello che dal punto di vista elettrotecnico è probabilmente un "interfacciamento non gravemente scorretto", e per di più, lasciando nelle mani di ogni singolo audiofilo il compito di "giudicarlo ad orecchio", quando sarebbe materia per laboratori ben attrrezzati con tecnici di grande preparazione.
OH MY GOD!
Cos' altro posso aggiungere? (e ce ne sarebbero di cose, eh?)
Il pro è andato verso una direzione di naturale e logico progresso tecnologico, fatto di studio e di ricerca VERA, e c'è andato anche trovando, di volta in volta, le strade più opportune per risolvere i VERI problemi che inficiano l' ascolto e se possibile contenere i costi di produzione, ad un sacrificio qualitativo modesto, o minimo, almeno per quel genere di prodotti destinati ad un utenza che non è pro, che sono i giovani musicisti, i dj squattrinati, le cui apparecchiature sono state a volte, le uniche di cui le riviste hi fi si sono malvolentieri degnate, salvo precisare che la qualità era modesta, vista la destinazione dei prodotti, con lo scopo di rassicurare sostanzialmente il proprio pubblico di riferimento che le attrezzature veramente hi fi sono ben altra cosa ed i prezzi sostanzialmente legittimi e "allineati alla migliore concorrenza".
NO CAVOLI, NO!
Così si sfascia tutto, e così è stato.
La superiorità del pro risiede nel fatto che le principali tecniche e tecnologie che hanno rivoluzionato il pro, in ambito hi fi, sono state negate.
In cambio di queste tecnologie negate, sono state offerte soluzioni merceologiche "plug & play", come i maledetti cavi, e tutte le altre stupidaggini, che ovviamente non cambiano nulla di quello che si sente.
CIò è stato fatto per scongiurare l' eventuale ingerenza (anche in un ambito home) di specialisti di sistemi audio nel modello di acquisto, e quindi per salvaguardare il controllo del commercio da parte della catena fabbricanti, distributori (inserzionisti) e negozianti.
Solo che il gioco è stato spinto oltre alle estreme conseguenze ed i risultati si vedono, anzi, si sentono, e quello che è peggio è che un' intera generazione di appassionati non ha altra cultura che quella che gli è stata propinata.
L' hi fi, rispetto al pro, è indietro tanto, ma tanto, ma tanto sopratutto per questa ragione: la negazione di tecniche che sono state rivoluzionarie per migliorare la qualità dell' ascolto, e che sono state semplicemente negate agli appassionati, quando da anni, nelle installazioni più critiche, e quelle audiofile costosette lo sono di sicuro, in tutto il mondo circolano da anni tecnici specalizzati che con strumenti alla mano curano le situazioni in ambiente domestico come se si trattasse di uno studio di registrazione o qualsiasi altra installazione professionale, dove di professionale, a dirla tutta, c'è e CI DEVE ESSERE, solo una cosa: il RISULTATO CHE SI ASCOLTA.
Marcello Croce
"Se il suono scadente fosse fatale, l' audio sarebbe la prima causa di morte". Don Davis
Secondo me se qualcuno ogni giorno ripubblicasse queste cose su ogni forum di hi-fi a forza di battere il tasto i bebbati capirebbero... forse non tutti ma sicuramente una parte sono persone intelligenti che sono state fuorviate dalle riviste... e non essendo professionisti del settore si sono fidati...
Io in questa disamina mi ci ritrovo perfettamente... pur essendo un appassionato da quando avevo 15 anni... e oggi ne ho 47... pian piano negli anni ho sentito il suono degli impianti hi-fi distaccarsi sempre di più dal suono "vero"... quello sentito ai concerti... oppure suonando o ascoltando strumenti suonati dal vivo... anche in casa...
Scusate il lungo prologo e il quote...che però introducono bene l'argomento oggetto di questo 3D... infatti la domanda è proprio per Marcello Croce (ho già letto cose ne pensa Fabrizio Calabrese) e deriva dalle ultime mie esperienze di ascolto...
L'input a fare proprio qui questa domanda è venuto leggendo il post quotato: l'importanza estrema della fase acustica e il fatto che l'equalizzazione attiva migliora di 500 su 1.000 a fronte di un "peggioramento" di 50 su 1.000...
... quindi in quest'ultimo anno mi sono imbattuto leggendo on-line nel concetto di DRC... inteso strettamente come correzione mixed-phase... ho provato quindi gratuitamente Dirac Live e ne sono rimasto favorevolmente!?!?!?! impressionato...

siccome alle mie orecchie il risultato è nettamente migliore con Dirac che senza (mai avuto niente - in casa - che suonasse meglio!... ma soprattutto si ritorna ad un suono come dal vivo!)... vorrei sapere cosa ne pensa un professionista che stimo anche senza conoscere solo per quanto ho letto... il tutto visto in una logica di migliorare 500 su 1.000 anche a fronte di qualche "peggioramento" (se c'è) su altri parametri che però ne vale solo 50 in meno...