
Qui di seguito farò esattamente questo: ritornerò su un argomento a voi ben noto, vale a dire il "problema delle tre pareti", approfondendo quelli che sono gli aspetti più spesso oggetto delle (erronee) obiezioni dei miei detrattori. Non spero di convincerli, ma solo di far comprendere a chi ci legge quanto siano poco logici nei loro ragionamenti.
Partiamo con una premessa: cos'è il "problema delle tre pareti"...?
In due parole, si tratta del problema creato dall'allontanamento dei diffusori dalle pareti dell'ambiente, le quali producono riflessioni che arrivano insieme all'emissione diretta dal diffusore, enfatizzando certe frequenze e cancellandone altre, a seconda del maggiore percorso e dei relativi sfasamenti.
Si parla di "problema delle tre pareti" e non di "problema delle sei pareti" per un motivo semplicissimo: il 99 per cento dei diffusori è collocato a pavimento (o su stand), ad una certa distanza dalla parete di fondo e spesso non lontano dalla parete laterale. Queste prime tre pareti sono assai più vicine rispetto alle altre tre, per cui ricevono più energia e la riflettono pressoché integralmente. Di converso, le altre tre pareti -opposte- ricevono energia dopo un certo tempo (necessario al percorso in aria) e con un'attenuazione sufficiente a renderne ininfluente il contributo in termini di RISPOSTA ENERGETICA del diffusore.
E' una mia teoria...? Niente affatto ! Leggete qui sotto, a firma Roy Allison:

Inutile spiegare ad un "tecnico" privo di facoltà logiche che questa è una banale evidenza...
Non solo: gli obiettori di solito suggeriscono che l'ascoltatore sia vicino alle altre tre pareti, dimenticando che nessuno ascolta sdraiato, con la testa a meno di un metro dal pavimento e dalle due pareti alle sue spalle e di lato...! Dunque l'effetto delle prime riflessioni sull'ascoltatore può essere assai attenuato semplicemente allontanandosi dagli angoli, cosa che tutti facciamo quando ascoltiamo in ambienti non particolarmente piccoli.
Segue
F.C.